Oscar: tutti i vincitori italiani dal 2000 al 2020

Sono ben 16 gli Oscar vinti da italiani in questi primi 20 anni del terzo millennio. Non solo Miglior film straniero e Oscar alla Carriera…

Quest’anno l’Italia non ha avuto suoi rappresentanti tra le nomination, ma una diretta vincitrice. Si tratta di Lina Wertmüller, alla quale in realtà l’Oscar alla Carriera è già stato consegnato a fine ottobre a Hollywood, Los Angeles, in una cerimonia che ha premiato con lo stesso riconoscimento David Lynch e l’attore cherokee Wes Studi. Comprendendo il suo, in 92 edizioni della Notte delle Stelle il nostro paese ha ricevuto ben 58 Statuette. Non si parla, ovviamente, solo dei migliori film stranieri, che nel nostro caso sono stati 13, uno più della Francia, cifra che ci piazza in cima al podio tra le cinematografie più premiate in questa categoria.

Gli Oscar italiani oltre i grandi nomi del passato, da Federico Fellini a Roberto Benigni

Parlando di Oscar italiani non si possono non ricordare i Grandi. Quindi Federico Fellini, Sofia Loren, Vittorio De Sica, Anna Magnani ed Elio Petri che emozionando il pubblico hanno contribuito a innalzare l’industria cinematografica e culturale del nostro paese a forma d’arte e intrattenimento riconosciuta e ammirata in tutto il mondo. Non si possono dimenticare neanche i vincitori di fine secolo scorso, dei quali è doveroso citare almeno alcuni. Trionfi come quelli dei registi Bernardo Bertolucci (L’Ultimo Imperatore, 1988), Giuseppe Tornatore (Nuovo Cinema Paradiso, 1990), Gabriele Salvatores (Mediterraneo, 1992), Roberto Benigni (La vita è bella, 1999) hanno rispolverato lo splendore del nostro cinema appena prima del terzo millennio.

Senza contare quei mestieri del set che spesso restano dietro le quinte, ma fanno sempre la differenza determinando silenziosamente – o meno, come in certi casi musicali – l’immortalità di un frame o di una scena. Allora ecco che il nostro novecento è illuminato anche dalla fotografia di Vittorio Storaro per Apocalypse Now (1980), Reds (1982) e L’Ultimo Imperatore (1988); si veste con i costumi di Danilo Donati per Giulietta e Romeo (1969) e Il Casanova (1977), come di quelli di Pino Novaresi per Cleopatra (1964) e Cromwell (1971); viene raccontato da Pietro Germi con la sceneggiatura di Divorzio all’italiana (1963); e stupito con gli effetti speciali di Carlo Rambaldi per King Kong (1976), Alien (1979) e E.T. (1983); o semplicemente, se così si può dire, truccato dal make-up di Manlio Rocchetti per A spasso con Daisy (1988); e poi musicato da soundtrack e canzoni firmati Giorgio Moroder, vincitore per Fuga di mezzanotte (1978), Flashdance (1983) e Top Gun (1986), nonché dagli spartiti firmati Nino Rota, Oscar per la colonna sonora del Padrino Parte II (1974).

Giunti al 2020 la storia da raccontare è ancora tanta. Il nuovo millennio ha portato con sé nuove storie, nuovi e vecchi nomi che stanno continuando a riscrivere, punteggiandola di statuette d’oro, la storia del nostro cinema da ben vent’anni. Andiamoli a scoprire.

Oscar: gli italiani vincitori negli Anni Zero (2000-2010)

Il terzo millennio si apre lasciando l’Italia a bocca asciutta, ma nel 2001 Dino De Laurentiis vince il Premio alla Carriera. Il produttore di Torre Annunziata che visse quasi tutta la vita tra Hollywood e Bel Air è tra i più importanti di sempre e ha portato al pubblico più di 170 film tra blockbuster americani, commedie italiane e film d’autore. Nel 2004 è la volta del montatore Pietro Scalia, che dopo il primo Oscar conquistato per JFK (1992), prende la sua seconda statuetta grazie a Black Hawk Down.

Poi irrompe nel palmares degli Oscar la Migliore scenografia della coppia Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Siamo nel 2005, e il film premiato è The Aviator di Martin Scorsese, ma seguiranno gli stessi riconoscimenti per altre loro due pellicole: Sweeney Todd, nel 2008, diretto da Tim Burton, e Hugo Cabret, sempre di Scorsese, nel 2012. Nel 2006, invece, la colonna sonora di Dario Marianelli accompagna Espiazione di Joe Wright, e il lavoro gli vale il premio assegnato dall’Academy Awards.

Il tanto agognato riconoscimento arriva finalmente anche per un compositore monumentale come Ennio Morricone nel 2007. Con centinaia di brani composti, tra gli altri, per Pasolini, Leone, Scola, Lizzani, Montaldo, Cavani, Nichols, Petersen, Levinson, e Malick, questo è il suo anno dell’Oscar alla Carriera. Sette candidature per il Maestro delle colonne sonore, che a 9 anni di distanza, nel 2016, realizza il sogno di tutti i suoi fan con l’Oscar alla Miglior colonna sonora per The Hateful Eight, di Quentin Tarantino.

Per i Migliori costumi Milena Canonero ne aveva già vinti 2: nel 1976 con Barry Lyndon e nel 1982 grazie a Momenti di Gloria. Ma nel 2007 ha aggiunto quello per Marie Antoinette di Sofia Coppola e nel 2015 si è portata a 4 Statuette con Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, chiudendo la lista dei cineasti italiani premiati dall’Academy Awards negli Anni Zero.

Oscar: gli italiani vincitori negli Anni Dieci (2010-2020)

Nel primo decennio del 2000 sono stati quindi 7 gli Oscar ricevuti da mani italiane. Mani che disegnano abiti, che tagliano pellicole, che scrivono spartiti, che progettano scene. Abbiamo quindi Mauro Fiore, che nel 2010 si aggiudica la Statuetta per la fotografia del film che incassò più di tutti nella storia: l’Avatar di James Cameron superato da Avengers: Engame soltanto nel ’19. Sempre nel 2010 tocca pure a Michael Giacchino. Il suo Oscar è per la colonna sonora di Up, diretto da Pete Docter. Una curiosità su Giacchino, americano di nascita, riguarda la sua cittadinanza italiana ottenuta appena un anno prima, nel 2009.

Siamo al 2014, La Grande Bellezza torna a impazzare nelle sale di mezzo mondo. Fenomeno di costume, critica e pubblico in visibilio, anche se, come ogni capolavoro che si rispetti, si mantengono salde le sue fronde detrattorie. Così Paolo Sorrentino solleva il suo Oscar per il Miglior film straniero. Il 2017 è l’anno di Giorgio Gregorini e Alessandro Bertolazzi, Premi Oscar per il Miglior trucco nel discusso cinecomic Suicide Squad. Passano altri 4 anni e nel 2018 Luca Guadagnino, con il suo Chiamami col tuo nome affila ben 4 nomination. Ma sarà soltanto una a fruttare oro. Si tratta dell’Oscar alla Miglior sceneggiatura non originale firmata dal maestro inglese James Ivory.

E siamo infine a Lina Wertmüller. Lo chiamano Governor Award gli americani l’Oscar per la carriera, assegnato alla regista per l’edizione 2020 della kermesse americana il 28 ottobre 2019 nella Ray Dolby Ballroom dell’Hollywood & Highland Center. Durante il suo discorso di ringraziamento tradotto per il pubblico USA da Isabella Rossellini, la cineasta è stata affettuosamente circondata da sua figlia Maria Zulima Job, Sofia Loren e Greta Gerwig, e tra gli scambi di gentilezza con le sue colleghe ha lanciato l’idea di un Oscar femminile chiamato Anna. Splendidamente 91enne e piena d’autoironia anche sul peso della Statuetta.

La regista romana è già nel Guinness dei Primati in quanto prima donna in assoluto ad essere stata candidata nella come Miglior regista. Il film era Pasqualino Settebellezze, nel 1977. Gli altri nominati erano tutti grossi calibri con titoli dal taglio politico che hanno fatto la storia: Ingmar Bergman con L’immagine allo specchio, Sidney Lumet con Quinto potere e Alan J. Pakula con Tutti gli uomini del presidente. Ma vinse John G. Avildsen con il suo Rocky. Una piccola curiosità era anche la candidatura a Miglior attore protagonista, per lo stesso film, di Giancarlo Giannini. Anche lui tra giganti, fronteggiò Robert De Niro, con Taxi Driver, William Holden per Quinto potere e Sylvester Stallone forte del suo Rocky. Ma fu Peter Finch ad avere la meglio, sempre per Quinto potere.

In questo secondo decennio del 2000 il totale dei nostri premiati è 9. Quindi 16 Oscar italiani in 20 anni. Un buon numero. Semmai appare più striminzito il drappello di soli 3 Oscar ricevuti da donne italiane. Ecco, forse come sistema industriale dovremmo lavorare di più e meglio con registe, attrici e maestranze femminili.

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