L’uomo invisibile (2020): analisi psicologica del film con Elisabeth Moss

L'uomo invisibile è una potente metafora della condizione vissuta dalle vittime di violenza psicologica e manipolazione, nella loro estenuante lotta per portare alla luce la verità.

Una fuga disperata dall’uomo sbagliato, dopo aver subito ogni sorta di violenza, soprattutto psicologica. La sensazione di essere finalmente libera e poter ricominciare, se non fosse per quella dannata sensazione della sua presenza costante e minacciosa in ogni gesto quotidiano. L’uomo invisibile, reboot per la regia di Leigh Whannell dell’adattamento del 1933, a sua volta tratto dal romanzo di H. G. Wells, parte da uno spunto tragicamente attuale, che vede molte donne al centro di relazioni disfunzionali con uomini violenti e mentalmente disturbati dai quali sembra impossibile liberarsi, anche quando si riesce a dire basta.

Una straordinaria Elisabeth Moss è la protagonista di questo racconto a cavallo fra thriller- horror e sci-fi, in cui l’invisibilità dell’uomo del titolo assume la funzione di pretesto narrativo per rappresentare una più complessa simbologia, in cui la vittima passa –  come spesso accade nella realtà –  da carnefice o come minimo bugiarda, nel lungo percorso verso la fine della sua oppressione.
Una pena riservata a chi si trova coinvolto in legami con persone affette da una forma estrema di narcisismo maligno (diverso dalle forme di narcisismo più lievi e in certi casi funzionali), una vera e propria sociopatia che vede nell’annientamento interiore dell’oggetto delle proprie attenzioni il suo fine ultimo, costi quel che costi. Un delirio di onnipotenza basato in realtà su una fragilità estrema, che porta il soggetto narcisista a costruirsi uno scudo apparentemente invincibile, in cui la grandiosa immagine di sé che cerca di proiettare verso l’esterno viene disintegrata da un eventuale rifiuto (considerato inaccettabile), causa scatenante dello scompenso che porta alle azioni criminali che quotidianamente nutrono le pagine di cronaca nera.

L’uomo invisibile: quando le ferite non lasciano segni sulla pelle

L'uomo invisibile, Cinematographe.it

L’uomo invisibile interpretato da Oliver Jackson-Cohen è uno scienziato affascinante, ricco e di successo, esperto di ottica. Sperimenta una serie di prototipi all’interno di un sofisticato laboratorio, nella sua stessa abitazione dotata di raffinati sistemi di sicurezza che hanno la non secondaria funzione di tenere sotto controllo la compagna Cecilia (Elisabeth Moss).

Quando la donna riesce a liberarsi dalla morsa del compagno manipolatore, mettendo in atto un delicato programma di fuga a lungo pianificato,  trova protezione presso un amico di famiglia poliziotto e – dopo pochi giorni – viene a conoscenza della morte del suo aguzzino per suicidio.

Sembrerebbe la fine di ogni apprensione ma una serie di eventi inspiegabili, che sembrano andare al di là di una distorsione della realtà da disturbo post-traumatico da stress, convincono sempre di più la donna che il suo ex compagno è ancora vivo e determinato a darle il tormento. Tuttavia nessuno vuole crederle e Cecilia si trova risucchiata in una vorticosa spirale discendente, diretta verso l'(auto?)distruzione.

L’effetto gaslight

Il termine psicologico di gaslighting deriva proprio da un’opera cinematografica del 1944, dal titolo Gaslight, in cui un marito conduce la moglie alla follia, riuscendo a farle dubitare di ciò che ella stessa vede e sperimenta nel rapporto disfunzionale con lui. Nel film, l’uomo riesce nell’intento criminale manipolando alcuni elementi dell’ambiente (come le luci), inducendo la donna a mettere in discussione l’autenticità delle sue stesse percezioni.

In psichiatria, attraverso il gaslighting il soggetto abusante manipola una persona al fine di minarne la fiducia in se stessa. Tale azione meschina fa sì che la vittima finisca per affidarsi al carnefice nell’interpretazione delle realtà, credendo di essere lei stessa la causa del proprio dolore e vivendo – nei casi più gravi – una perdita totale di contatto con le proprie sensazioni ed emozioni, fino al punto di credere di impazzire. A questo punto, il narcisista maligno ha campo libero nel suo piano diabolico di distruggere la persona che ha osato opporsi alla sua volontà, riuscendo a farla apparire psicologicamente fragile agli occhi del mondo esterno ed emergendo come la parte equilibrata e magari anche buona e generosa della coppia, volendosi prendere cura di un soggetto mentalmente danneggiato.

La contro-manipolazione come strategia di salvezza (seguono SPOILER)

L'uomo invisibile, Cinematographe.it

Ne L’uomo invisibile, tale aspetto viene enfatizzato dalla capacità dell’uomo abusante di rendersi impercettibile, mettendo Cecilia nella condizione di non poter essere creduta da nessuno dei suoi cari (che nel frattempo cominciano ad emarginarla, esattamente come Adrian desidera) e costringendola ad un enorme sforzo di lucidità per riuscire a riappropriarsi di se stessa e rivedere la luce.
Data la drammatica assurdità di tutti gli eventi che la circondano, Cecilia capisce che può combattere Adrian solo con le sue stesse armi e cioè contro-manipolandolo. Lo fa assecondando le aspettative della personalità disturbata di chi l’ha ferita così profondamente e che ancora pretende di disporre della sua esistenza: fingendo di dargli un’altra chance.

Cecilia, portando fino in fondo il proprio drastico piano per mettere fine alla persecuzione subita, può finalmente riprendere in mano la sua vita, senza ombre oscure alle spalle. Cosciente che nessun tipo di persuasione sarebbe bastato a far sì che Adrian la lasciasse in pace.

Il film prodotto da Jason Blum si rivela un thriller surreale ed avvincente che pone al centro della sua analisi il travaglio interiore di una donna costretta a ferire per sopravvivere, sottolineando come la manipolazione affettiva e la violenza psicologica vengano ancora troppo spesso sottovalutate nella criminologia attuale,  incentrata su prove tangibili e poco attenta a sfumature fondamentali per stabilire l’entità del danno subito dalle vittime. Un danno spesso “invisibile”, che si palesa tragicamente solo quando la giustizia interviene troppo tardi.

L’uomo invisibile, dopo l’uscita nelle sale cinematografiche americane il 28 febbraio, è stato reso disponibile in Italia on demand a partire dal 27 marzo. Nel cast anche Storm Reid, Aldis Hodge ed Emily Kass.