Gabriele Muccino e quell’emozionante lettera al cinema in Call My Agent 2

Gabriele Muccino è una delle guest star della seconda stagione di Call My Agent. Proprio una sua battuta ci spiega una verità fondamentale sul cinema.

Il “trucco” di Call My Agent, la serie Sky Original dal 22 marzo 2024 in esclusiva su Sky e in streaming su NOW con i sei episodi della seconda stagione, è di giocare una doppia partita. La linea narrativa principale riguarda la CMA (Claudio Maiorana Agency), l’agenzia di spettacolo con sede a Roma che accudisce, protegge e accompagna la carriera di alcuni tra i più importanti protagonisti del nostro cinema. Abbiamo dunque uno sfondo (l’agenzia), dei personaggi fissi (gli uomini e le donne che operano nell’agenzia) e una missione (lavorare dietro le quinte per il bene del cinema italiano). Poi ci sono le guest star.

Attori, attrici e registi nella parte di se stessi, umoristicamente “ritoccati” quel tanto che basta a soddisfare le esigenze della serie e a proteggerne l’intimità. L’interazione tra personaggi stabili e guest star è la scintilla che accende la narrazione. Il nome illustre condiziona, con il peso della sua carriera, con la sua personalità, il tono dell’episodio e, più in generale, l’atmosfera della stagione. Nessuno lascia su Call My Agent 2 una traccia più profonda di Gabriele Muccino. Tocca a lui svelare, in un momento di celebrazione e risate, un’impetosa, gloriosa e consolatoria verità sul cinema, italiano e non solo: “Nessuno ci capisce un c….!”.

Perché è bello l’imprevisto, al cinema. Parola di Gabriele Muccino!

Call My Agent 2 cinematographe.it

Nessuno ci capisce niente e proprio per questo vale la pena di amarlo, il cinema. Call My Agent 2 non è un documentario sull’industria dello spettacolo; è una serie televisiva, una finzione sapientemente orchestrata e con le migliori intenzioni. Se sceglie la via dell’umorismo, è per non appesantire il discorso e venire incontro alle esigenze dello spettatore, che chiede un intrattenimento leggero e uno sguardo sul dietro le quinte elettrico e indiavolato. Questo le non impedisce, per mezzo e per bocca dei suoi protagonisti – anche di passaggio, come la guest star Muccino – di scavare a fondo nella materia e isolare un paio di verità illuminanti. Nella vita, il controllo della situazione, il pieno controllo, è impossibile da ottenere. Il cinema non fa eccezione. C’è un risvolto positivo nella faccenda. Se non si ha il controllo della situazione nei momenti felici, non lo si ha nemmeno quando le cose vanno male e non è detto che l’imprevisto generi soltanto negatività. Anzi, è spesso vero il contrario. Esempio?

Siamo usciti dalla pandemia (ufficialmente) nel 2023 con il cinema a pezzi. Sale vuote, una grossa fetta di pubblico paranoica sui rischi di una socialità non distanziata, concorrenza delle piattaforme streaming, titoli rimandati e spesso mai girati. Cosa succede a questo punto? Che il totem del cinema commerciale, il Marvel Cinematic Universe, l’autoproclamata ancora di salvezza nell’era del crollo degli incassi, collassa per il fuoco incrociato di storie mediocri, stanchezza del pubblico e controversie relative al fuori scena di un suo protagonista. Fine dei giochi? Neanche per sogno, perché arriva l’estate del 2023. Una combinazione di ottimo tempismo, marketing efficacissimo e una trepidante attesa coltivata dai social genera la tempesta perfetta: un doppio incasso clamoroso che rimette in sesto il cinema d’autore, ne rivaluta l’appeal commerciale e “salva” le sale. Il primo film è una favola femminista su una maledettissima bambola, l’altro un biopic di tre ore, a colori e in bianco e nero e dalla cronologia libera, sull’inventore della bomba atomica. Tre mesi dopo, il film più visto in Italia degli ultimi anni, un mucchio di soldi e un autentico fenomeno di costume, è una commedia in bianco e nero sulla violenza domestica (copyright Paola Cortellesi). Ha ragione Gabriele Muccino.

Ha ragione e con lui Call My Agent 2. Fare previsioni è impossibile. Il film che non ti aspetti trionfa, la grande attesa delude. Il set infuocato partorisce scintille di autentica creatività, quello in cui tutto fila liscio non porta nulla di buono. O magari è il contrario. Il cinema, italiano e non, conosce solo due leggi: è in crisi, sempre. E non esiste una formula in grado di spiegarlo. I produttori ci provano da decenni ma non sono andati molto oltre la serializzazione ossessiva, il mantra sequel-preque-requel, la mancanza di coraggio come forma mentale. I danni per il cinema inteso come forma d’arte sono stati colossali, ma non hanno silenziato l’occasionale guizzo di creatività dell’outsider o, com’è il caso dell’estate del 2023, il colpo di coda del pubblico che, per una volta, sceglie la qualità.

Gli imprevisti non sono tutti buoni. Call My Agent 2 perde Marzia Gandolfi poco dopo la fine delle riprese; è il dazio pagato agli incidenti che costellano la vita e il cinema. Ma come ci insegna Gabriele Muccino – “ditemi se esiste una forma di cinema più alta di una famiglia che si sbrana!” – il cinema è una famiglia di gente che si odia e che si ama, il cinema è un cocktail di dettagli, imprevisti, incidenti impossibili da contenere; va amato, amato a prescindere. Questa è la sua forza, la sua vitalità: nessuno è mai stato capace, né mai lo sarà, di imbrigliarlo o incasellarlo nelle scorciatoie di una formula. L’emozione è figlia del brivido e dell’incertezza. Non bisogna temerli, molto meglio farci la pace.

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