Fury: la storia vera del film per la regia di David Ayer

Con Fury, David Ayer porta sul grande schermo una sceneggiatura scritta di suo pugno, che però attinge a piene mani da racconti, testimonianze e immagini tratte dalla cultura popolare per delineare vicende e personaggi densi di puro eroismo americano.

In Fury, per la regia di David AyerBrad Pitt, Shia La Boeuf, Logan Lerman e gli altri protagonisti della truppa assurgono a emblemi quasi idealizzati di alcune vicende minori della Seconda Guerra Mondiale. Tra le principali fonti storiche da cui il regista attinge c’è il racconto autobiografico di Belton Y. Cooper, a cui si aggiungono molti racconti di veterani che nel conflitto di metà Novecento si trovarono a combattere in terra europea.

David Ayer ha inoltre deciso di affrontare il dato storico cercando veridicità e realismo già a partire dalla scelta della location dove girare il film stesso: dai report dal set si evince per esempio che il fatto di realizzare le riprese in Gran Bretagna sia stato dovuto alla grande quantità di resti e monumenti di guerra, primi fra tutti molti carri armati delle zone in cui si fronteggiarono gli eserciti nel periodo dello sbarco in Normandia.

Proprio da un episodio del 1945 trae le linee guida la narrazione di Fury: gli scontri di Crailsheim e la surreale battaglia del più famoso M10 Wolverine della storia a Hltzwihr (in Lorena, Francia). In questa occasione, infatti, il giovane tenente Audie Murphy, figlio della società bellica esattamente come il personaggio Wardaddy interpretato da Brad Pitt, riuscì a mettere in salvo la quasi totalità del suo battaglione con un escamotage molto particolare. Vista la netta superiorità numerica del nemico, Murphy ordinò ai suoi uomini di ritirarsi ma lui, invece di unirsi alla fuga, saltò dentro il celebre M10 in fiamme, iniziando a sparare dal cannoncino in dotazione. Le truppe che stavano attaccando furono prese di sorpresa e avevano ben poche possibilità di individuare il punto di origine dei colpi in un mezzo ormai in fiamme. Con i nemici ormai dispersi, Murphy riuscì a mettersi in salvo e a tornare in patria.

Il protagonisti di Fury rappresentano emblemi idealizzati di episodi che fanno parte della storia vera della Seconda Guerra Mondiale

Fury

Proprio una volta rientrato a casa inizia la particolarità della biografia di questo tenente. Audie Murphy si avvicinò infatti alla carriera cinematografica, prendendo parte a oltre 40 film, quasi tutti di argomento bellico ça va sans dire, e poi a quella musicale, affermandosi come cantante e compositore di musica country. Autore nel 1949 di un’autobiografia dal titolo All’inferno e ritorno, il soldato-tenente-attore-cantante ha vissuto molte avventure personali ed eventi storici sulla sua pelle, prima di morire in un incidente aereo nel 1971.

Di tutti questi dati storici David Ayer fornisce un resoconto che trova nei protagonisti di Fury dei veri e propri emblemi, rischiando a tratti di offuscare il dato narrativo a favore di una resa dei personaggi e delle loro tipologie umane priva di contrasto ideologico o persino di controversie individuali e di gruppo. Il ritmo incalzante della storia permette da un lato un riassunto denso e intricato di più fatti e personaggi reali, mentre su altri aspetti si tralascia la possibilità di stratificare le figure presenti nella narrazione, a partire dai protagonisti. Nonostante prove attoriali di tutto rispetto, i personaggi assumono lungo la durata del film sempre più il ruolo di monumenti statici, la cui prospettiva non cambia mai o non viene comunque mai messa realmente in discussione, non solamente da un punto di vista politico o sociale rispetto alle dinamiche belliche che conosciamo, ma anche a livello di diatribe individuali e intime.