Da Easy Rider a Qualcosa è cambiato: Jack Nicholson in 10 ruoli indimenticabili

Oggi è la volta del compleanno di uno degli attori più premiati nella storia del cinema: parliamo di Jack Nicholson. Con nientepopodimeno che 12 nomination agli Oscar e 3 vittorie (come miglior attore protagonista per Qualcuno volò sul nido del cuculo e Qualcosa è cambiato e come miglior attore non protagonista per Voglia di tenerezza), l’attore è stato battuto in questo record solo dalla grandissima Meryl Streep (19 nomination). È da cinque decenni che assistiamo alle magistrali interpretazioni di Nicholson e ci lasciamo sorprendere dalle sua versatilità e dalle sue espressioni, tante volte buffe, altre volte più che inquietanti. Per festeggiare i 79 anni di questo “mattacchione” dalle mille facce, abbiamo quindi pensato di proporre un focus su 10 dei suoi film indimenticabili. Voi quale delle tante maschere di Nicholson avete preferito di più? 

10 film indimenticabili – voi quale delle tante maschere di Jack Nicholson avete preferito di più?

Easy Rider (1969)

Jack Nicholson

George Hanson, la maschera del giovane avvocato alcolizzato? – Simbolo della controcultura e della New Hollywood, Easy Rider è il road movie più celebre in assoluto.

[…] parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada, non dire mai a nessuno che non è libero, perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere, a massacrare, per dimostrarti che lo è. Ah, certo: ti parlano, e ti parlano, e ti riparlano di questa famosa libertà individuale; ma quando vedono un individuo veramente libero, allora hanno paura. (George Hanson)

Nel film, Billy (Dennis Hopper, anche regista) e Wyatt (Peter Fonda) sono due motociclisti, tutt’altro che violenti, vittime di una società, quella della fine degli anni Sessanta, che ancora non riesca a metabolizzare la cultura libertaria e il ribellismo dei giovani e allora li respinge fino ad eliminarli. Durante il viaggio-vagabondaggio che i due protagonisti intraprendono farà la sua comparsa il personaggio di George Hanson. Quest’ultimo aiuterà Billy e Wyatt ad uscire dalla cella, dove sono stati rinchiusi dopo aver sfilato senza alcun permesso alla parata di Las Vegas, e poi deciderà di aggregarsi a loro alla volta di New Orleans.

Professione: reporter (1975)

Jack Nicholson

Locke, la maschera della frustrazione? – Nel film di Antonioni, Jack Nicholson veste i panni di un uomo profondamente insoddisfatto, annoiato dal quotidiano e insofferente nei confronti della vita che conduce. Nelle sequenze iniziali del film, l’inospitalità della distesa di deserto in cui vediamo insabbiarsi la jeep, la solitudine in cui è immerso il protagonista, le difficoltà che incontra negli spostamenti a piedi e l’aridità soffocante sono tutti elementi che contribuiscono a rendere l’idea della frustrazione di Locke. Quest’ultimo, come in molti già sapranno, tenta persino di cambiare identità, assumendo quella di Robertson, ma neanche nei panni dell’altro riusce a liberarsi da chi è nel profondo, dei suoi problemi e della sua crescente insoddisfazione. Locke, con l’acquisizione dell’identità di Robertson, spera di avviare per lui un processo di miglioramento esistenziale, ma, non riuscendo a uscire del tutto dalla propria pelle e dalla propria psiche, fallisce ed esce sconfitto. Sconfitto da cosa? Dal proprio propositivo, dalla vita e, come si rivelerà nel finale, dall’intero film.

Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)

Jack Nicholson

Randle Patrick McMurphy, la maschera del teppista anticonformista e stravagante? – Qui Nicholson è alle prese con uno dei ruoli più riusciti della sua straordinaria carriera. McMurphy, mandato nell’ospedale psichiatrico gestito dal Dr. John Spivey (Dean R. Brooks) per verificare la sua presunta pazzia (pazzo non lo è, o almeno non clinicamente), diventa ben presto il leader del gruppo di apatici pazienti che risiedono nella struttura, i quali “non sono più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada”. È grazie all’anticonformismo e alla voglia di ribellione del personaggio interpretato da Nicholson che qualcuno troverà il coraggio di tornare alla vita.

Shining (1980)

Shining

Jack Torrance, la maschera dello psicopatico assassino?  In Shining, diretto da Stanley Kubrick e basato sul romanzo omonimo di Stephen King, Jack Nicholson veste un ruolo a cui non si può non far riferimento ogni qual volta parliamo delle interpretazioni più memorabili, che il cinema ci ha lasciato, di personaggi a dir poco inquietanti. È noto che Nicholson, per evitare di uscire dal personaggio, non lasciasse cosi spesso il set, tanto che alle volte preferiva addormentarsi sul pavimento tra le riprese di una scena e l’altra. Sarà vero? Chissà…l’importante per noi è che Jack Torrance sia esistito, ovviamente al cinema e non nella realtà, e Jack Nicholson l’abbia consegnato alla storia con la sua straordinaria interpretazione.

Voglia di tenerezza (1983)

Jack Nicholson

Garreth Breedlove, la maschera dell’ex astronauta alcolista e donnaiolo? – Qui Nicholson interpreta Garreth, vicino di casa di Aurora (Shirley McLaine), donna rimasta vedova da giovane, la quale decide di accettare le sue avance e inizia con lui una relazione. Purtroppo però, a causa della propria indole, il donnaiolo interpretato da Nicholson non riesce ad essere monogamo, tanto che la relazione finisce. Nonostante la rottura, Garreth resta vicino ad Aurora, quanto viene scoperto che la figlia Emma è affetta da cancro, e aiuta i bambini della giovane a superare il dolore per la morte della madre.

Batman (1989)

Jack Nicholson

Joker, la maschera del supercriminale? – Nel Batman diretto da Tim Burton, nel 1989, è  Michael Keaton a vestire i panni dell’iconico Uomo Pipistrello, mentre in quelli di Joker troviamo un Jack Nicholson a metà tra coloratissimo, carismatico pagliaccio e spietato mafioso. Nicholson fece sudare il team di realizzatori della pellicola per parecchio tempo, ma alla fine accettò il ruolo di Joker grazie ad alcune garanzie contrattuali (alto compenso, specifici orari di ripresa, e alcuni profitti dal botteghino).

Jack è morto, amico caro. Puoi chiamarmi Joker. E come vedi, sono più euforico.(Joker)

Codice d’onore (1992)

Jack NicholsonColonnello Nathan R. Jessep, la maschera del potente ufficiale? – In sole poche scene, Jack Nicholson ha una forza tale da rubare completamente la scena a Tom Cruise. La magistrale interpretazione del colonnello Nathan R. Jessep in Codice d’onore, diretto da Rob Reiner, è valsa all’attore una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. Nel film, come in tanti sapranno, assistiamo al processo contro due marines statunitensi accusati dell’omicidio di un commilitone.

Tu non puoi reggere la verità. Figliolo, viviamo in un mondo pieno di muri e quei muri devono essere sorvegliati da uomini col fucile. Chi lo fa questo lavoro, tu? O forse lei, tenente Weinberg? Io ho responsabilità più grandi di quello che voi possiate mai intuire. Voi piangete per Santiago e maledite i Marines. Potete permettervi questo lusso. Vi permettete il lusso di non sapere quello che so io. Che la morte di Santiago nella sua tragicità probabilmente ha salvato delle vite, e la mia stessa esistenza, sebbene grottesca e incomprensibile ai vostri occhi, salva delle vite… (col. Nathan R. Jessep)

Qualcosa è cambiato (1997)

Jack Nicholson

Melvin Udall, la maschera dell’ossessivo compulsivo, scontroso e innamorato? – Nel film, diretto da James L. Brooks, i due protagonisti sono interpretati da Jack Nicholson e Helen Hunt, entrambi vincitori del Premio Oscar. Melvin è un affermato scrittore di New York, affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo, che a causa del proprio carattere scontroso offende costantemente chi lo circonda, fino a che interviene qualcosa a cambiarlo: l’amore. La dolce Carol Connelly riuscirà persino a guarirlo dalle sue ossessioni?

Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore. (Melvin)

A proposito di Schmidt (2002)

Jack Nicholson

Warren Schmidt, la maschera del misantropo ormai in pensione? – La commedia drammatica di Alexander Payne vede Jack Nicholson nel ruolo di Warren, un uomo che ha lavorato una vita in una società di assicurazioni ed ora è finalmente in pensione. Sarebbe giunta l’ora di spassarsela e concedersi qualche momento di relax, ma il protagonista sembra non volerne sapere. Rimasto vedovo da poco, Warren decide di raggiungere la figlia in Colorado per riavvicinarsi a lei e convincere la ragazza a non sposare quel bellimbusto del fidanzato, la cui famiglia lascia molto a desiderare. Mentre Nicholson ha ottenuto, per la sua interpretazione nel film, una nomination come miglior attore, Kathy Bates quella per la statuetta come migliore attrice non protagonista.

Non è mai troppo tardi (2007)

Jack Nicholson

Edward Cole, la maschera del multimilionario malato terminale? – Sarebbero ancora tantissimi i film indimenticabili da citare. Se vi foste persi la magistrale interpretazione di Nicholson in The Departed, recuperare presto il film perché davvero ne vale la pena. Abbiamo pensato di chiudere con Non è mai troppo tardi, di Rob Reiner, perché non fa mai male qualche risata. Nella pellicola, Nicholson si confronta con il grandissimo Morgan Freeman, nei panni di un umile meccanico afroamericano. I due, uno l’opposto dell’altro sotto tantissimi aspetti, si trovano a condividere, oltre che una stanza d’ospedale, anche una straordinaria avventura. Ovviamente risate assicurate!

 

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