Achille Lauro: tutti i film che abbiamo visto nei suoi travestimenti

Performer che sintetizza le arti per invitare il pubblico ad ampliare le proprie capacità di accogliere e rilanciare gli stimoli, Achille Lauro sembrerebbe rivolgersi anche al mondo del cinema, da cui prende per rimescolare.

Artista eclettico che riconosce nella metamorfosi l’unica costante della sua ricerca estetica, Achille Lauro è, da almeno un paio d’anni, oggetto di discussione tra i cultori dello showbiz nostrano, nella stagione sanremese e no: si tratta di un genio visionario di un mero ‘scimmiottatore’ di trasgressioni superate? Le sue esibizioni sono, in fondo, soprattutto provocazioni a pensare, a porsi degli interrogativi e, in quest’ottica, le divisioni suscitate dalla sua figura sembrano derivazioni naturali del gioco di richiami da lui stesso inscenato.

Attraverso la ‘mascherata’, che funziona per addizione di stilemi multipli, Lauro sembrerebbe voler suscitare in chi vi assiste il desiderio di fare della sua vita un di più, di esplorarne le incognite e le zone opache, di sfogliare possibilità finora impensate dentro e fuori di sé. Quel che è certo è che l’autore e interprete romano non ama le etichette né le briglie troppo strette: benché il suo mezzo espressivo sia prevalentemente la musica, la composizione musicale viene utilizzata soprattutto come pretesto per performare e, attraverso la performance, raccontare storie e propiziare la circolazione di idee. 

Achille Lauro: fino a che punto il cinema lo ispira?

Achille Lauro ‘saccheggia’ The Rocky Horror Picture Show per il suo ‘Maleducata’

Achille Lauro, all’anagrafe Lauro De Marinis è, infatti, soprattutto un artista totale, un contaminatore di linguaggi che accosta soggettivamente suggestioni e riferimenti culturali. Le sue canzoni sono preghiere – utilizza, non a caso, la forma monologante rivolta a un interlocutore invisibile, a un dio a cui affida le sorti degli sbandati, degli ultimi o degli “incompresi” – e le sue esibizioni sono ‘quadri’, nel senso di tableaux vivants che mischiano icasticità di stampo visivo (fotografico-pittorico) e dinamismo performativo. Viene, allora, da chiedersi quale sia il ruolo assunto dal cinema in un’arte che appare imperniata sulla sintesi del molteplice e in cui tanto l’elemento visuale quanto quello drammatico giocano un ruolo importante. In che misura il cinema lo ispira? Cerchiamo di capirlo. 

Achille Lauro: le sue esperienze nel mondo del cinema

Achille Lauro e Annalisa di ritorno all’età del jazz s’ispirano al ‘Grande Gatsby’ secondo Baz Luhrmann, ma rinunciano ai colori.

Lauro ha frequentato il mondo del cinema in diverse occasioni: come produttore di Terrurismo, un corto diretto da Vito Cea, ha ottenuto nel 2018 il Premio MaTiff destinato ai giovani. Nello stesso anno Lauro ha anche collaborato con il regista lucano Angelo Calculli, che ha scelto alcuni suoi testi per inserirli nel film Applausi, lungometraggio dedicato alla vicenda di Elisa Claps, una giovane vittima di femminicidio.

Nel 2019 Lauro si è occupato di scrivere e realizzare NoFace1, un documentario autobiografico sulla sua esperienza di vita al limite nella periferia romana. Sebbene figlio di un magistrato della Corte di Cassazione e, dunque, all’apparenza proveniente da un ambiente privilegiato, a causa di una situazione famigliare turbolenta, Lauro ha deciso di abbandonare il nido appena quattordicenne per vivere insieme al fratello maggiore Federico ed altri ‘ragazzi madre’, espressione con cui lui stesso definisce quei ragazzi di vita che, sul crinale tra tarda adolescenza e prima età adulta, si prendono cura di chi è più giovane di loro, spesso poco più che un bambino, in contesti difficili come quelli delle borgate romane. Proprio l’anno scorso, inoltre, in occasione della 76ma mostra del cinema di Venezia, Achille Lauro ha presentato, insieme al regista Lorenzo Giovenga, il corto sul fenomeno degli hikikomori dal titolo Happy Birthday di cui ha curato la colonna sonora.

Achille Lauro: un incontro tardivo, ma proficuo, con il cinema

Achille Lauro dichiaratamente pulp in Bam Bam Twist, che omaggia Tarantino nei versi e nel video ufficiale con Claudio Santamaria e Francesca Barra.

Stupisce allora che, se, oltre alle esperienze citate, anche i testi delle sue canzoni rivendicano precocemente l’identificazione dell’io lirico con le arti drammatiche (“Sono Teatro e Cinema, ah / Sono Teatro e Cinema, ah”), l’iniziazione di Lauro alla settima arte sia stata di fatto tardiva. In un’intervista-video concessa a EsseMagazine nel 2017, l’allora trapper confessava, infatti, di aver cominciato appena due anni prima a guardare film con una certa continuità e a considerarli una sorgente d’ispirazione. All’epoca – ma, se pensiamo anche all’identità visiva ricercata per l’ultimo singolo, Solo noi, vale anche per il presente Achille Lauro si rivolgeva, in cerca di riferimenti estetici, soprattutto al Neorealismo e a registi di stampo documentaristico, ‘senza mediazioni’, quali, ad esempio, Claudio Caligari.

Nella sua produzione più recente è possibile, invece, individuare una esplicita citazione tarantiniana nel video di Bam Bam Twist, nel quale Claudio Santamaria e Francesca Barra reinterpretano a loro modo il celeberrimo twist di John Travolta e Uma Thurman sulle note di Chuck Berry in Pulp Fiction. In Maleducata, colonna sonora di Baby 3, Lauro saccheggia The Rocky Horror Picture Show per dirottarne le tinte fosche in atmosfere da club notturno in cui la trasgressione assume caratteri tanto maliziosi quanto disturbanti. C’è, inoltre, molto cinema hollywoodiano anni Venti  in 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band, l’album di cover di Lauro ispirato all’età del jazz, anche se il riferimento più riconoscibile nel video realizzato per il singolo Jingle Bell Rock (featuring Annalisa) sembra essere Il grande Gatsby di Baz Luhrmann.

Achille Lauro a Sanremo: tra 2020 e 2021, ha portato in scena Elisabetta I, San Francesco e (due volte) il glam rock

Achille Lauro ‘elisabettiano’ sul palcoscenico di Sanremo in occasione della gara dell’anno scorso e, in un frame, Cate Blanchett diretta da Shekhar Kapur in ‘Elizabeth’

Inquietudini esistenzialiste, quasi ‘bergmaniane’, sono evocate dal rigoroso bianco e nero di C’est la vie, bianco e nero che, tra l’altro, in qualche modo lo avvicina all’estetica scelta anche dal rapper Marracash, suo ‘scopritore’ e primo produttore, per tradurre in linguaggio visivo i brani del suo ultimo acclamato album Persona. Impossibile, infine, non pensare ai film di Shekhar Kapur dedicati alla Regina Elisabetta I (Elizabeth e il seguito Elizabeth: The Golden Age) come fonte d’ispirazione iconografica per il discusso outfit scelto per l’ultima serata in gara al Festival di Sanremo dell’anno scorso, a cui ha partecipato in coppia con Boss Doms con la canzone Me ne frego. In quell’occasione, aveva utilizzato anche una maschera pauperistico-misticheggiante, che, recuperata alla memoria, ci suggerisce un accostamento col Mickey Rourke diretto da Liliana Cavani in Francesco.

Le contaminazioni cinematografiche nei travestimenti di Achille Lauro, da Elizabeth: The Golden Age a Velvet Goldmine

Achille Lauro glam rock e con un tocco ‘anime’, tra David Bowie, Brian Slade e Phoenix.

Quest’anno Lauro è tornato in qualità di ospite fisso e, per il primo ‘quadro’, si è rivolto anche al mondo dell’animazione: ha scelto, infatti, di mescolare gli stilemi propri del glam rock con riferimenti alla cultura anime, mixando David Bowie e i Cavalieri dello Zodiaco, ugualmente, evocando un film cult come Velvet Goldmine di Todd Haynes. L’impresa di annullare la distanza tra universi diversissimi sembra essere riuscita. Ma quali saranno le nuove contaminazioni in video o su un palco? Lasciamoci stupire.

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