Venom: recensione del film con Tom Hardy

Tra sembionti e il protagonista Tom Hardy, il film Venom perde in prospettiva cinecomics, ma come prodotto d'intrattemimento può funzionare!

L’universo dei supereroi – e dei supercattivi – sta diventando non solo sempre più invasivo, ma anche sempre più espanso. Causa, ovviamente, il continuo mandare in cantiere produzioni su ogni singolo personaggio anche minimamente speciale che ci sembra di aver intravisto in qualche albo a fumetti. Questa volta però con Venom è diverso, perché quel simbionte nero, dagli occhi che ricordano tanto il suo “antagonista” per antonomasia Spider-Man, lo conosciamo e molti di noi anche molto bene. Talmente bene da aver creato intorno al villain Marvel un’attesa spasmodica, alimentata dalla possibilità della Sony di avviare un intero mondo dedicato soltanto ai malvagi – così come il tentativo della DC partito con Suicide Squad – e poter aprirsi ad un target Rated-R.

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A fronte però, come si annunciava in apertura, di una bolla così dispersiva che oramai ha inglobato buona parte dell’interesse e del cinema mondiale, saper mettere insieme un prodotto che riesca a mantenere le aspettative già corpose di un bacino nutrito di appassionati diventa man a mano sempre più difficile. L’adattamento cinematografico di Venom è caduto proprio in questa trappola, dando per scontato che la sua natura (anti)supereroistica potesse sostenerlo e rivelandosi questa, infatti, proprio la sua sfortuna. Perché, inserito in quella scia di cinecomics che ci stanno accompagnando oramai da diverso tempo, il film diretto da Ruben Fleischer non ha alcuna possibilità di sopravvivenza. Preso separatamente, invece, potrebbe salvarsi per il rotto della cuffia, spingendo il pubblico ad accontentarsi della sua vena bonaria e facendogli pensare che, se anche non si è raggiunto il risultato sperato, almeno si è passati del tempo godendosi un semplice prodotto d’intrattenimento. Ma facciamo un passo indietro e ripartiamo dalla storia che gli sceneggiatori Jeff Pinkner, Scott Roseberg, Kelly Marcel e Will Beall hanno voluto raccontare.

Venom – La superficialità di un (non così super) cattivoVenom cinematographe

Eddie Brock (Tom Hardy) è un giornalista d’inchiesta che, come qualsiasi reporter affamato di curiosità, non può fare a meno di mettere le mani su documenti top secret che rovineranno la sua carriera e la felice relazione con la fidanzata Anne (Michelle Williams). Cambiamenti che lo spingeranno ad approfondire il lavoro che gli ha rovinato la vita e lo porteranno dritto agli esperimenti del dottore Carlton Drake (Riz Ahmed). Cercando infatti la maniera di preservare un domani l’esistenza umana, lo scienziato entrerà in contatto con un “parassita” di un altro universo, che finirà in simbiosi proprio con Eddie Brock.

È incredibile come noi umani tentiamo sempre di andare ad abitare sulle stelle e alla fine sono sempre le forme aliene alla nostra a venire ad abitare sulla terra. Incredibile quasi quanto la superficialità con cui Venom tratta l’argomento e incredibile come la decisione di non approfondire né l’aspetto scientifico, né problematico, né tanto meno quello legato alle motivazioni che dovrebbero spingere i protagonisti a procedere con le loro azioni. Una minimizzazione del personaggio di Venom – e dei suoi supporti di contorno – che è tra le prime cause di malcontento durante la visione del film, che non trova nessuno sbocco risolutivo se non quello di resettare la narrazione e poterla riscrivere da capo. Cosa, però, impossibile.

Di Venom, dunque, bisogna prendere quello che rimane, che non è purtroppo né ultraviolenza, né oscurità, né tanto meno una cupezza che attorno alla figura nera e potente del simbionte non sarebbe certo stata inappropriata. Il blockbuster di Ruben Fleischer è, pur cadendo nel vortice della mera tautologia, un blockbuster: effetti speciali, action, humor, conflitto, scontri. E, sotto questa sua approssimativa fisionomia, Venom riesce a funzionare discretamente. Anche se, davanti ad errori di montaggio e imperfezioni tecniche, rimane comunque impossibile chiudere un occhio, a maggior ragione quando un film non ha elementi di altrettanto valore con cui poter controbilanciare le imperfezioni – ripetiamo, inconcepibili – che vanno a mostrarsi a livello tecnico.

Venom –  Tom Hardy e quel rapporto inaspettato con il simbionteVenom cinematographe

Venom: scopri il lato cannibale del villain di Spider-Man nel trailer 

Inaspettata è sicuramente la simpatia con cui si è voluto sviluppare il rapporto tra il personaggio di Eddie e quello di Venom, con una comicità abbastanza spicciola che, almeno, non finisce mai per infastidire, pur facendo da un lato ridere perché in grado di beccare il giusto ritmo comico, mentre dall’altro fa storcere il naso non tanto per seccatura, quanto per l’improbabilità dei dialoghi. Tom Hardy ospita il simbionte sapendosi addentrare tra gli abbagli della storia e uscendone meno peggio di quanto ha rischiato, mantenendo il suo talento d’attore e tenendosi aggrappato proprio a quest’unica componente che, invero, lo sostiene. Superando, tra l’altro, un problema tutto appartenente alla versione italiana: un doppiaggio sull’interprete svolto in maniera tanto atroce da essere inaccettabile.

Venom sopravvive con questa doppia valenza, proprio come il suo personaggio principale: sfruttando attori capaci senza dare loro ruoli da esplorare, fallendo come cinecomic Marvel, ma resistendo tra i film a cui dedicare una visione spensierata. Che si decida o meno, perciò, di continuare con il cattivo reso ora pacifico, una cosa è chiara: non possiamo essere tutti totalmente Venom.

Venom è in uscita nelle sale italiane il 4 ottobre 2018 con Warner Bros.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6