Venezia 74 – Under The Tree: recensione del film di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson

Il sorprendente Under The Tree racconta la nascita e la deflagrazione del male che si annida in tutti noi.

Dopo la presentazione del film d’apertura della categoria Nico, 1988 (qui la nostra recensione), la prima giornata della 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia porta al pubblico e agli addetti ai lavori un’altra interessante proposta della categoria Orizzonti, ovvero Under The Tree dell’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson. Un film che, nonostante le presentazioni ravvicinate in due importantissimi festival come quelli di Venezia e Toronto, difficilmente troverà una distribuzione appropriata in sala, ma che conferma l’abilità del cinema nordico contemporaneo di sopperire ai gap tecnici ed economici con industrie cinematografiche più floride, grazie soprattutto a un’innata abilità nell’attraversare generi e registri narrativi.

Under The Tree

A seguito della scoperta di un suo tradimento, la moglie caccia di casa Atli (Steinþór Hróar Steinþórsson), imponendogli di non vedere più la figlia. L’uomo si trasferisce così a casa dei genitori Inga (Edda Björgvinsdóttir) e Baldvin (Sigurður Sigurjónsson), dove trova però una situazione ancora più tesa. Da una banale disputa su un albero, reo di portare troppa ombra nel giardino dei vicini, nasce un clima di crescente tensione e sospetto fra il vicinato e il ritrovato nucleo familiare composto da Inga, Baldvin e Atli, che trascina ben presto i protagonisti in un vortice di odio e violenza.

Under The Tree: il dramma familiare che si trasforma in War movie casalingo

Under The Tree

Under The Tree si presenta come un dramma familiare dai ritmi compassati e dalle atmosfere fredde come il tipico clima dello straordinario territorio islandese, ma, come spesso accade, sotto una gelida apparenza pulsa un cuore vico e caldo, capace di sciogliere anche i più incrollabili pregiudizi cinefili. Un dettaglio apparentemente pacifico e rassicurante come un placido e maestoso albero diventa il traghettatore infernale del film prima verso i territori tipicamente thriller, e in seguito verso una dinamica assimilabile a un vero e proprio war movie casalingo, in cui ogni azione comporta una reazione di risposta sempre più dura e rabbiosa, senza alcuna esclusione di colpi.

Il regista Hafsteinn Gunnar Sigurðsson sceglie deliberatamente di depistare lo spettatore con una prima parte di pellicola interlocutoria, non particolarmente convincente dal punto di vista dell’intrattenimento e decisamente ordinaria dal punto di vista narrativo, ma comunque fondamentale per creare terreno fertile per la deflagrazione di violenza a cui assistiamo nella seconda metà del film, con un pungente e cinico black humour a fare da collante fra le due parti.

Under The Tree racconta la nascita e la deflagrazione del male che si annida in tutti noi

Under The Tree mette così in scena la nascita e lo sviluppo del male che si annida nell’uomo, un male non sempre visibile e percepibile, ma in grado di innescarsi in qualsiasi momento e di procedere inesorabilmente sulla strada della brutalità. Anche se cult con lo stesso focus come Cane di paglia e Un giorno di ordinaria follia sono ben lontani, Under The Tree stupisce per l’abilità del regista di gestire in maniera pressoché perfetta l’escalation di aggressività fra le due famiglie, in una sorta di botta e risposta in cui le asticelle del pericolo e della rabbia vengono progressivamente spostate più in alto.

Hafsteinn Gunnar Sigurðsson racconta una guerra non convenzionale, dove le regole di civiltà e buon senso lasciano progressivamente spazio alla voglia di vendetta e di rivalsa, che come un ciclone travolgono i protagonisti determinando il corso degli eventi. Il risultato è un’appagante e inquietante annullamento dell’umanità, che non può creare né vincitori né vinti. Un beffardo e azzeccato finale cala così il sipario su questa convincente commistione di generi, forte delle buone prove degli attori protagonisti e sintomatica dell’imperterrita capacità del cinema di reinventare continuamente se stesso a qualsiasi latitudine.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3