Una boccata d’aria: recensione del film con Aldo Baglio

Aldo Baglio e Lucia Ocone per una commedia intelligente che parte a Milano e prosegue in Sicilia. Una boccata d'aria è al cinema dal 7 luglio 2022.

Una boccata d’aria è una commedia dal sapore agrodolce che parte a Nord e prosegue a Sud, il secondo lungometraggio diretto da Alessio Lauria, nel cast Aldo Baglio e Lucia Ocone insieme a, tra gli altri, Giovanni Calcagno, Ludovica Martino e Davide Calgaro. Il film, presentato al Taormina Film Fest 2022 e nelle sale italiane esce il 7 luglio 2022 per 01 Distribution, è una produzione Groenlandia con Rai Cinema, produce Matteo Rovere.

Una boccata d'aria cinematographe.it

La boccata d’aria del titolo serve disperatamente al protagonista, che scappa dal suo presente e da un mucchio di problemi per tornare a casa, proprio in bocca a un passato turbolento, sperando di trovare risposte e consolazione. Non c’è nulla di particolarmente originale nella premessa, la dialettica tra il progresso opprimente di Milano e un Sud rurale e sperduto, polveroso quanto si vuole ma abbastanza fuori sincrono con la modernità da stordire col suo incanto senza tempo, ha la sua storia, un pregresso. Una boccata d’aria però è un film intelligente, perché affronta il suo tema (e le sue trappole) con lucidità e una consapevolezza insolita. E ha un finale interessante.

Una boccata d’aria: un provvidenziale ritorno in Sicilia

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Salvo (Aldo Baglio) è originario della Sicilia ma vive a Milano. Le cose non gli vanno bene, ha due grossi problemi. Il primo: ha l’acqua alla gola. Sta per perdere la pizzeria di cui è titolare, è sommerso dai debiti e la tensione del momento lo porta a un passo dal ficcarsi in guai brutti. Ha abbandonato la Sicilia tanti anni prima, non è chiara la ragione, lasciando lì un padre (Tony Sperandeo) e un fratello, Lillo (Giovanni Calcagno). Quando il padre muore e lascia in carico ai figli la questione del casale di famiglia, cosa farne cosa non farne, Salvo si precipita in Sicilia dopo secoli di latitanza per ascoltare la proposta del sindaco del suo paese, che vorrebbe comprargli la casa ricoprendolo d’oro. L’uomo non crede ai suoi occhi, è forse il miracolo di cui aveva bisogno? Il denaro ricavato dalla cessione del casale basterebbe a tappare tutte le falle, fatto sta che Lillo a vendere non ci pensa proprio. Per risolvere i problemi i due fratelli dovrebbero parlarsi, ma al punto in cui sono anche un ping pong di grugniti avrebbe del miracoloso. Questo è il primo problema di Salvo, poi c’è il secondo che è anche più grande.

Il secondo problema è che Salvo è talmente egocentrico e accentratore, nella vita in famiglia, che non riesce ad accorgersi che accanto a lui ci sono persone fatte di carne e ossa, proprio come lui, con problemi, bisogni, necessità, speranze. A cominciare dalla moglie Teresa (Lucia Ocone), che non sa nulla dei problemi economici perché il marito la tiene all’oscuro di tutto e si interroga, sfiduciata, sulla solidità del loro rapporto. Poi ci sono i due figli. Enzo (Davide Calgaro) ha ambizioni musicali. Il padre, che pure in passato e all’insaputa di tutti, con la compaesana Carmela (Manuela Ventura), ha tentato una discutibile incursione nel genere melodico e quindi dovrebbe capirlo e sostenerlo, clamorosamente non approva. Emma (Ludovica Martino) vive ad Amsterdam e lì si barcamena tra un percorso accademico che non ingrana e altre questioni.

Si ritroveranno tutti in Sicilia, a riscoprire una parte di vita negata per troppo tempo. Forse scoprendosi per la prima volta, assaporando il gusto di cose sincronizzate su un passo e un ritmo differenti. Più vicini alla terra, più vicini a quello che conta davvero. Una boccata d’aria si distende lungo un arco narrativo abbastanza prevedibile, soprattutto all’inizio, la cosa sembra voluta. La chiave sta nella seconda parte del racconto, quando i nodi inevitabilmente vengono al pettine e bisogna decidersi, questo non vale solo per Salvo ma per tutti i personaggi. In particolare i due fratelli. Vale la pena continuare con i silenzi, lo sconforto e le incomprensioni? Conta più come il film approccia la risposta a questa domanda, piuttosto che la risposta nuda e cruda.

Aldo, senza Giovanni e Giacomo, in Una boccata d’aria: una commedia con punte di malinconia e la forza di fermarsi al momento giusto

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La regia di Alessio Lauria non insegue preziosismi, lo stile è sobrio e rispettoso del racconto e della sua emotività. Si ride, non potrebbe essere altrimenti scegliendo un certo tipo di protagonista, con lo spettro di una malinconia elegante e non urlata che si tiene sul fondo delle cose. Aldo Baglio, qui senza Giovanni e Giacomo, innesta un’impronta drammatica all’interno di un percorso d’attore che resta coerente con il passato di successo; interviene anche in sede di scrittura, partecipa all’elaborazione di soggetto e sceneggiatura. Disegna un’inflessione siculo milanese dentro cui nasconde l’ombra di un travaglio, quello di un uomo che si è perso strada facendo, che appartiene a due mondi e quindi a nessuno, che ha bisogno di tornare a casa per vivere finalmente in pienezza.

Accanto a lui Lucia Ocone; tiene testa ai tempi comici del partner e gli risponde con una disillusione non scevra da una gran tenerezza di fondo e la voglia di sperare ancora. Giovanni Calcagno mette a disposizione di Una boccata d’aria la sua fisicità e fa, letteralmente, l’orso. Il contrappunto di freschezza e vitalità lo aggiungono i ragazzi Davide Calgaro e Ludovica Martino, lei qui in toni e accenti milanesi. Non c’è personaggio che non sia alla ricerca di qualcosa, di un motivo per ripartire.

Tornare alla terra è così gratificante, nonostante la fatica, nonostante la polvere, che quasi viene da chiedersi perché si scappa sempre, dalla terra. Bastano l’amore, la buona volontà, delle scuse solo accennate per seppellire l’ascia di guerra dopo decenni di silenzi e incomprensioni? Ovviamente no, ma tanto cinema facilmente consolatorio insiste a confonderci raccontando il contrario. Una boccata d’aria non è un film perfetto, non spinge findo in fondo nell’esplorazione dei conflitti e dei contrasti del suo più che interessante protagonista, accontentandosi, sul piano del genere, di puntellare la commedia con incursioni malinconiche, senza proporre nulla di veramente spiazzante. Ha però dalla sua l’intelligenza e l’umiltà di capire quando è il momento di calare il sipario sulla storia. Senza anticipare troppo, sarebbe un delitto, ma il finale del film tiene insieme tutto, speranza e l’incertezza, sogno e realtà, fermandosi un attimo prima di smarrire la sincerità e la dignità del suo discorso.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6