The Wave: la recensione del film ispirato allo tsunami che colpì Tafjord nel 1934

Una storia vera è alla base di The Wave, disaster movie norvegese ispirato allo tsunami realmente avvenuto a Tafjord nel 1934

Nell’immaginario collettivo Svezia, Norvegia e Danimarca rappresentano un’area geografica felice dove tutto funziona perfettamente perché tutti sono intelligenti, moderni e competenti. Con Bølgen – The Wave, il regista Roar Utag racconta che non è sempre così. Infatti, la pellicola racconta di un disastro naturale nella città di Geiranger, minacciata costantemente dalla possibilità che la montagna Åkerneset possa franare nel fiordo, provocando uno tsunami. Il film si basa su un evento simile realmente accaduto nel 1934, che ha distrutto il villaggio di Tafjord e ucciso 134 persone.

Kristian Eikjord, interpretato da Kristoffer Joner, va per l’ultima volta alla stazione di monitoraggio del monte Åkerneset. Infatti, il geologo ha ricevuto un’offerta molto vantaggiosa per andare a lavorare per una compagnia petrolifera e sta per trasferirsi in un’altra città. Durante la piccola festicciola d’addio, Kristian nota dei dati anomali ma il suo ormai ex-capo, Arvid, lo spinge a non preoccuparsi e a godersi l’ultima giornata. Tuttavia prima d’imbarcarsi sul traghetto, Kristian ha un’epifania: i dati combinati con alcuni eventi circostanti possono indicare la possibilità di uno tsunami. Il geologo lascia i figli in auto e torna al centro di monitoraggio dove tuttavia non riesce a convincere il suo capo a evacuare la città. Nel frattempo, i figli annoiati decidono di andare dalla madre Idun, interpretata da Ana Dahl Torp, che lavora in un hotel del centro.

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Kristian li raggiunge poco dopo. Visto il ritardo nella partenza, la madre offre loro la possibilità di dormire in hotel ma la piccola Julia insiste nel dormire a casa. È Kristian ad andare a casa con la figlia mentre Idun e il figlio Sondre rimangono in hotel.

Durante la notte, il crepaccio si restringe: Arvid e un collega decidono di calarsi nella montagna per controllare di persona la situazione. Nel frattempo, Kristian ricontrolla dei vecchi documenti e si rende conto che ormai la tragedia è imminente: chiama il centro di monitoraggio ma è ormai troppo tardi. Pochi istanti dopo, viene lanciato l’allarme di evacuazione e tutti tentano disperatamente di raggiungere il punto di ritrovo sulla collina. Kristian e Julia sono imbottigliati nel traffico e decidono di continuare a piedi mentre Idun raduna tutti gli ospiti dell’hotel ma si accorge che suo figlio non è tra questi. Nel panico, torna dentro a cercarlo e una coppia la segue nel tentativo di aiutarla. Dopo la tragedia, Kristian torna in paese per ritrovare figlio e moglie in un finale drammatico e toccante.

The Wave: una pellicola a tratti scontata ma nel complesso valida

Il regista di The Wave, grande fan del genere americano catastrofico, ha costruito una pellicola a tratti banale per gli amanti del genere ma che, tutto sommato, funziona. Questo perché, contrariamente ad altri film simili dove sono gli effetti speciali a rubare la scena, in questa pellicola la bravura degli attori e la veridicità della sceneggiatura creano un buon equilibrio che può piacere anche a chi non ama questo tipo di film.

La formula è quella classica del genere. I personaggi principali sono un protagonista che si impegna fino all’ultimo per avvertire chiunque e una madre che fa di tutto per salvare il figlio. Poco si sa e poco c’importa di tutti gli altri, il cui unico ruolo sembra essere quello di dover morire nello tsunami. Tuttavia, The Wave ha dalla sua la veridicità visto che i geologi norvegesi sono al corrente del fatto che uno tsunami possa distruggere la città turistica di Geiranger e questo aiuta grandemente la sceneggiatura, che non presenta grosse falle.

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A questo, si aggiunge l’attenzione per l’ambientazione, atipica in questo genere di film in cui sono gli effetti speciali a ottenere gran parte del budget. Prima della tragedia, il fiordo e la città turistica norvegese appaiono in tutta la loro dirompente bellezza. È proprio così che ci si immagina un paesino norvegese: casette caratteristiche, tanto verde e un blu che arriva fino all’orizzonte.

Inoltre, è molto interessante il dramma psicologico, raccontato dalla pellicola verso la fine. In molti altri film del genere, non si affronta l’ovvia possibilità che in una situazione di pericolo simile, qualcuno possa andare nel panico e mettere in pericolo la vita di altri. Utag affronta la questione, toccando inaspettate sfumature dark. È in momenti come questo che il film riesce a creare tensione anche per lo spettatore amante del genere.

The Wave, tuttavia, non sarebbe stato altrettanto godibile senza la bravura di tutti gli attori. Sia Kristoffer Joner sia Ana Dahl Torp sono bravissimi a mostrare il dramma dei minuti prima e dopo la tragedia. La performance dei protagonisti viene apprezzata maggiormente, sapendo che nessuno di loro ha utilizzato uno stuntman: in particolare, Joner si è allenato con un istruttore d’immersioni per trattenere il respiro più a lungo possibile per una scena del film.

Raramente, la visione di un film catastrofico provoca sentimenti diversi dallo shock. The Wave riesce a offrirci qualcosa di più. Non a caso forse, è stato il film che la Norvegia aveva in nomination come Miglior Film Straniero agli Oscar del 2015.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8