The Strangers: Prey at Night – recensione del film horror

Johannes Roberts, regista di 47 metri, dirige The Strangers: Prey at Night, un gioco al massacro che porta l'orrore oltre i confini domestici del primo film. Il titolo arriverà nelle sale italiane il 31 maggio, distribuito da Notorious Pictures.

Esattamente dieci anni dopo il primo film (nove se consideriamo la distribuzione italiana), The Strangers: Prey at Night riporta sullo schermo il sadico trio in maschera in un sequel che per certi versi potrebbe considerarsi anche un remake/reboot, riproponendo uno scenario molto simile a quello del precedente capitolo, semplicemente con vittime diverse e spostando l’azione al di fuori delle semplici mura domestiche.

Diretto da Johannes Roberts, che con l’horror si era già cimentato al timone di The Other Side of the Door e 47 metriThe Strangers: Prey at Night è la storia di una nuova famiglia disfunzionale composta dalla madre Cindy (Christina Hendricks), il padre Mike (Martin Henderson), il figlio Luke (Lewis Pullman) e la figlia Kinsey (Bailee Madison). Il quartetto si sta dirigendo verso un campeggio per roulotte dove passare un po’ di tempo insieme prima che la figlia vada a studiare presso un collegio, in seguito alla sempre peggior condotta scolastica. Giunti sul posto, diverranno le prede nella folle caccia di tre misteriosi sconosciuti: Dollface (Emma Bellomy), Pin-Up (Lea Enslin) e L’Uomo con la maschera (Damian Maffei).

The Strangers: Prey at Night – Un horror per le nuove generazioni che guarda agli anni ’70

the strangers: prey at night, cinematographe

Il regista mette subito in chiaro il tipo di film che ha in mente di portare sullo schermo, che poco ha a che vedere con il filone sempre più diffuso nel genere che tanto fa affidamento su jumpscare e twist narrativi al limite del ridicolo, avvolgendo piuttosto lo spettatore in uno stato di attesa e ansia prima di sferrare le sferzate che facciano esplodere la tensione creata fino a quel punto. The Strangers: Prey at Night, con le sue scelte musicali e i suoi tempi nel montaggio, guarda infatti più agli slasher degli anni ’70, come Halloween di John Carpenter, allontanando da sé i montaggi forsennati e riducendo l’ironia all’osso, compensando con una colonna sonora pop anni ’80; dopo la glaciale presentazione degli assassini, una buona prima parte del titolo ha il compito di avvicinarci alla famiglia protagonista, delineando i profili di ciascun membro: i genitori premurosi, lui più speranzoso che tutto vada per il meglio, lei più protettiva e ansiosa; il figlio maggiore che vive controvoglia quella gita fuori porta e che non perde occasione per infastidire la sorella; quest’ultima, nel pieno dell’adolescenza, in una fase di pura ribellione e incapace di costruire una sana relazione con il resto dei propri cari.

È solo dopo averci avvicinato tanto ai personaggi che Roberts fa esplodere la tensione, non prima di aver fatto sfiorare i protagonisti e i killer in un gioco che alza il livello di suspense, giocando però con il pubblico, riportando la situazione alla normalità e rimandando costantemente la follia omicida, rendendo l’attesa sempre più snervante fino all’inevitabile punto di rottura. Il sistema, a grandi linee, fa il suo dovere ed è in parte propedeutico al fatto che una volta calata la maschera, gli assassini si prenderanno ben poche pause nel corso della loro mattanza.

The Strangers: Prey at Night – Un gioco al massacro che prega gli spettatori di empatizzare con i protagonisti

the strangers: prey at night, cinematographe

Entrati nel vivo dell’orrore, The Strangers: Prey at Night segue il modello prestabilito, inseguendo i vari protagonisti mentre tentano disperatamente di restare in vita sino alla fine, perseguitati dal trio con il volto celato. In questa parte centrale del racconto, il titolo si limita a fare ciò che molti avevano apprezzato nel precedente capitolo ovvero presentare atti brutali in quella che si potrebbe tranquillamente sintetizzare in una dinamica fra gatto e topo, in cui è ben facile distinguere i primi dai secondi. Dispiace il passo indietro che concerne poi la delineazione degli sventurati familiari, i quali dopo aver goduto di un discreto approfondimento si trovano comunque costretti a prendere alcune decisioni imposte dal genere, compiendo scelte discutibili da cui deriva un affievolirsi dell’empatia nei loro confronti, soprattutto nel momento in cui il quadro di chi è destinato a morire e chi ha più probabilità di restare in vita comincia a farsi palese.

Gli attori compiono comunque un buon lavoro nel trasmettere la sensazione di una famiglia sì scossa da tensioni, ma tenuta insieme da un affetto che in fondo abita in ognuno dei protagonisti, ritrovato sfortunatamente nel momento più tragico della loro vita, faccia a faccia con un’alternativa “famiglia” di omicidi, alla base più unita nel loro macabro passatempo. Con una particolare attenzione per le donne, The Strangers: Prey at Night consente a Christina Hendricks di distinguersi nei panni di una leonessa pronta a difendere i propri cuccioli e concede a Bailee Madison un buon ruolo da protagonista, nonostante non manchi di incappare in un eccessivo patetismo, dovuto anche alle scelte narrative ideate dagli sceneggiatori Bryan Bertino (regista del primo film) e Ben Ketai, i quali sembrano a tratti quasi chiedere in ginocchio un’immedesimazione fra spettatori e protagonisti.

The Strangers: Prey at Night – La casualità del male

Così come nell’horror del 2008, The Strangers: Prey at Night trova il suo punto di forza nel mettere in scena l’irrazionalità della violenza, nella cui casualità risiede gran parte della paura; la famigliola si trova nel luogo sbagliato al momento sbagliato e quando Kinsey chiede a Dollface il perché di tanta atrocità, l’assassina risponde semplicemente: “Perché no?”. In mancanza di moventi, per quanto folli, le azioni dei tre killer acquistano una lettura più terrificante, dal momento che chiunque potrebbe ritrovarsi in una situazione tanto estrema semplicemente per aver imboccato la strada sbagliata di ritorno dal lavoro.

Nell’ultimo atto, Roberts riesce a smuovere il film dal pilota automatico con un’interessante intersezione fra vittime e carnefici, costruendo una suggestiva scena in piscina che giunge al culmine sulle note di Total Eclipse of the Heart cantata da Bonnie Tyler. La parte conclusiva, per quanto catartica, sminuisce però il terrore del male capace di annidarsi in persone qualunque, rendendo la figura dell’assassino più simile a quella di un inarrestabile Michael Myers dalle doti sovrumane, abbracciando per di più, negli ultimi secondi, la tradizione resa ormai regola dagli horror del nuovo millennio, chiudendo con una sorta di cliffhanger slegato da quanto fino ad allora raccontato.

the strangers: prey at night recensione, cinematographe

The Strangers: Prey at Night è dunque un horror di mestiere, che gode sicuramente di una buona cura visiva e di un’abile gestione della tensione soprattutto nei momenti precedenti alla follia omicida. Johannes Roberts firma un sequel che soddisferà con ogni probabilità chi ha apprezzato il film precedente e chi è in cerca di uno slasher veloce da godere (la durata è inferiore ai 90 minuti), curioso di scoprire quale altra tortura potrebbero trovarsi ad affrontare i poveri protagonisti. Peccato che la sceneggiatura, visibilmente in cerca di ispirazione guardando ai classici dei decenni passati, si concentri tanto nel voler regalare al pubblico personaggi con cui sentirsi affiatati per poi tramutarli nelle solite pedine in un gioco al massacro che conosciamo fin troppo bene.

Distribuito da Notorious Pictures, The Strangers: Prey at Night sarà nelle sale italiane dal 31 maggio.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2