Oliver Stone si racconta al Lucca Film Festival: “ammiro Roman Polanski”

Oliver Stone, regista di film come Le belve, Snowden, JFK, è stato ospite del Lucca Film Festival 2017, dove ha parlato della sua carriera e della sua opinione su Trump e gli Usa.

Oliver Stone è uno dei protagonisti e ospiti di questa edizione del Lucca Film Festival che ha nel suo programma una retrospettiva molto esaustiva di tutte le sue più apprezzate pellicole. Oggi il regista ha incontrato la stampa rispondendo a molte domande sulla sua carriera.

Oliver Stone ha parlato di molti suoi film e della sua particolare attitudine a trattare tematiche politiche a partire da JFK, in cui si è soffermato per affermare quanto il fascismo e la strategia della tensione in chiave storica sono sempre più attuali, anche al giorno d’oggi.

“Guardate alla crescente tensione con la Russia”, afferma il regista. “Sono convinto che ci sono molti movimenti fascisti nel mondo che accolgono con piacere questa situazione. Oggi i governi non hanno altra finalità se non quella di opprimere il popolo.

Tutto questo si inserisce nell’ampio quadro del film su JFK, film in cui ho creduto e in cui credo ancora oggi. I documenti decretatati in questi anni confermano la mia tesi.”

La questione politica e morale all’interno delle sue pellicole è stata toccata svariate volte e inoltre al regista Oliver Stone è stata posta una domanda circa l’ostracismo americano verso Roman Polanski.

Oliver Stone

“Io ammiro grandemente i suoi film. Sicuramente è un’artista che ha avuto vicissitudini problematiche, come tanti altri artisti. Il suo caso riflette la moralità pubblica americana. Una moralità che è molto veloce a condannare e molto puritana, che non mostra mai perdono con chiunque attraversi la linea invisibile della moralità.

Questo è alla base di molti problemi degli Stati Uniti, perché ci porta a prendere decisioni sbagliate anche in campo internazionale.”

Il punto di vista di Oliver Stone circa l’America è molto forte e consolidato anche grazie a gran parte dei suoi film, che argomentano e trattano tematiche politiche, ma che non si incentrano solo sulla politica ma anche e soprattutto sulle persone.

Tutti i suoi film, asserisce il regista, vertono sul conflitto del potere e cosa facciamo per ottenere il potere. Se guardiamo la sua filmografia, come Naturl born killers, si possono trovare conflitti per il potere come anche, su scala più grande, in JFK, NIXON o Alexander. Ma ad esempio nel caso di Alessandro Magno, è principale il ruolo e il rapporto con la madre, unica grande tematica determinante.

Andando avanti nel discorso Oliver Stone conferma le problematiche di fare certi tipi di film in America, ed afferma che negli Stati Uniti non potrebbe mai fare un film ateo come quelli di Pasolini, per esempio. Sarebbe la morte commerciale che è il modo migliore di esiliare gli artisti.

In Italia ci sono tanti esempi di film che hanno alzato la voce sulla realtà, come quelli di Bertolucci. Anche a livello televisivo l’Italia è molto più libera degli Stati Uniti, nonostante ci sia comunque una forte pressione commerciale.

Inoltre il regista ha dichiarato che sta concludendo un documentario che dovrebbe uscire l’anno prossimo che si chiama Conversation with Putin. Sarà la prima volta in cui tutti potranno ascoltare Putin che parla in inglese senza intermediari.

Una domanda al regista Oliver Stone si sofferma sulla differenza di narrazione e di racconto tra eroi dei media moderni come Snowden e passati come Talk Radio. Il regista afferma che ad esempio in Alexander c’è un grande conflitto interiore, mentre Snowden dal punto di vista personale era molto meno interessante, perché passava le serate al computer, senza vita sociale.

“Sono andato 9 volte a Mosca a intervistarlo e abbiamo parlato anche di cose che non potevano essere rese pubbliche, e lui ha collaborato alla stesura del copione. Io cerco sempre di catturare il conflitto interiore e la tensione interiore. Snowden è stato sicuramente un eroe.

Era devastato da quello che stava accadendo e ha sacrificato la sua vita per metterci tutti al corrente di quello che stava facendo il governo americano.”

La discussione intercede su Trump e l’attuale sistema di governo americano che chiude le frontiere e Oliver Stone non nega il suo totale dissenso a riguardo, affermando che Trump sta andando nella direzione sbagliata, anche a livello climatico.

In America si sta vivendo una situazione molto triste, nelle ultime settimane Trump lo ha deluso molto, perché si è dimostrato tanto ottuso e ignorante quanto lo sarebbe stata Hillary Clinton.

“Non ci resta che sperare che Trump si faccia una cultura in fatto di politica estera.

Gli Stati Uniti comunque non vengono gestiti dal Presidente, ma da una burocrazia e da un apparato che è continuo nel tempo, che non varia al variare delle elezioni.C’è uno stato parallelo che ha una propria agenda indipendente da portare avanti.

Guardate per esempio Obama, che doveva essere il presidente della pace, poi è diventato un rappresentante della guerra fredda e poi della guerra vera e propria.”

Infine al regista viene chiesto se crede che potrà essere possibile un giorno ottenere il diritto di accedere a qualsiasi informazione, ma Oliver Stone dichiara di non credere che questa possa essere una possibilità concreta, anche perché gli Stati Uniti sono il regno dei segreti.

Molti impiegati non hanno idea di cosa stia facendo il proprio collega, le stesse agenzie non si parlano fra loro. Solo ora stanno venendo fuori alcune azioni del governo Bush.