Venezia 76 – The Perfect Candidate: recensione del film di Haifaa Al-Mansour

Recensione di The Perfect Candidate, film diretto dalla regista saudita Haifaa Al-Mansour, presentato durante la 76esima Mostra del Cinema di Venezia. 

The Perfect Candidate è un film diretto dalla regista saudita Haifaa Al-Mansour (La bicicletta verde, Mary Shelley, Nappily Ever After) con Mila Alzahrani, Dhay, Khalid Abdulrhim e Shafi Al Harthy, presentato in concorso durante la 76esima Mostra del Cinema di Venezia.

Maryam è una giovane e ambiziosa dottoressa che lavora in una piccola clinica in Arabia Saudita. Nonostante le sue qualifiche, deve guadagnare ogni giorno il rispetto dei colleghi maschi e l’accettazione da parte dei suoi pazienti. Dopo che, per questioni burocratiche, le viene impedito di partire per Dubai in cerca di un lavoro migliore, decide di candidarsi per il consiglio comunale. Maryam si fa aiutare dalle sue due sorelle più giovani per iniziare la raccolta fondi e pianificare alcuni eventi per la campagna elettorale. Maryam dovrà lottare contro la società saudita, conservatrice e ostile, totalmente impreparata ad accogliere la sua candidatura, e incapace di accettare la prima candidata donna della città.

The Perfect Candidate cinematographe.it

The Perfect Candidate: il film di Haifaa Al-Mansour

Haifaa Al-Mansour è la prima regista donna dell’Arabia Saudita: il suo ultimo film è il riflesso del proprio Paese, un luogo denso ancora di tabù e di pregiudizi morali contro le donne. Nonostante i grandi cambiamenti che, evidentemente, si stanno insinuando nella politica saudita, l’Arabia (e non solo) ha ancora molti, moltissimi passi avanti da compiere per restituire alle donne l’opportunità di contribuire e partecipare a una società che le ha tenute in disparte per generazioni. Come dichiarato dalla stessa regista, ci sono molte professioni che sono ancora dei tabù per le donne saudite, soprattutto se il lavoro richiede alle donne di entrare in contatto con uomini al di fuori dalla loro famiglia.

The Perfect Candidate parte da un’idea, ovvero che le storie sulle donne e sulla parità di genere sono storie che riguardano tutti, che ci riguardano da vicino, sempre e ovunque. Non c’è un Paese al mondo che può dirsi libero dal patriarcato e dall’ombra del machismo: si insinua nel quotidiano, nelle questioni di tutti i giorni, nel linguaggio e nelle istituzioni. Per questo The Perfect Candidate sceglie di guardare da vicino la vita di una donna saudita, una dottoressa che sfida il sistema patriarcale candidandosi all’interno del consiglio comunale della sua cittadina.

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The Perfect Candidate: una donna saudita sfida il sistema patriarcale

La protagonista Maryam si copre il viso e segue le norme culturali della società araba, ma allo stesso modo finisce per scontrarsi contro quella stessa società che da un lato dice di promuovere l’empowerment femminile ma che dall’altro lo sminuisce. Ci sono donne che nascono con un’opinione dissidente, che rifiutano di aderire all’immagine che la società impone loro, Maryam è una di queste: lei ha il coraggio di sfidare le tradizioni che obbligano la donna a restare in casa, infrangendo ogni consuetudine di sudditanza all’uomo.

Per i perbenisti una donna, soprattutto se sola, non è capace di poter cambiare qualcosa, men che meno la società araba: per questo potrebbe sembrare fin troppo ardito e semplicistico esporre la storia di una donna contro tutto e tutti. Ma Maryam non è sola. Ha la sua famiglia che, con le dovute riserve, non le fa mancare l’appoggio e il sostegno che merita la sua causa. Maryam è considerata dalla società araba la peggiore candidata possibile, che secondo i parametri borghesi è sbagliata, poco credibile e addirittura arrogante. Invece è la candidata perfetta, puntuale, una donna che sceglie di inseguire i propri sogni nonostante la disapprovazione della società locale, conservatrice e maschilista.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.9