The Nun – La vocazione del male: recensione

The Nun - La vocazione del male risulta un thriller horror scorrevole, tuttavia piacevole, ma intenzionato unicamente ad apparire, a convogliare sul grande schermo una presenza che sa essere nitida e imprecisa allo stesso tempo.

Un monastero maledetto, un demone e una suona che deve ancora prendere i voti sono gli ingredienti principali di The Nun – La vocazione del male, il film che prosegue la saga di The Conjuring concentrandosi sul demone Valak e presentando agli spettatori un prodotto cinematografico certamente di grande impatto visivo ma privo di legami indissolubile col resto dell’universo creato da James Wan. Una conditio voluta e forse necessaria al fine di allargare a macchia d’olio quel mondo nato quasi da una fortuna imprevista e destinato chiaramente a intrattenere ancora a lungo i fan con riti, storie e vendette.

The Nun – La vocazione del male: location e atmosfere misteriose

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La scelta di un ambiente circoscritto e carico di significati rimane il fulcro del Conjuring Universe anche in The Nun, ma stavolta l’atmosfera è più solenne e ci fa fare una capriola nel passato, in un contesto che esteticamente e a grandi linee potrebbe ricordare Il Nome della Rosa di Jean-Jacques Annaud (dopotutto anche qui abbiamo un suicidio, un mistero da risolvere, suore molto riservate). Il regista Corin Hardy gioca sull’essenza più intima della Romania: una terra fiabesca e nebbiosa, popolata da gente nel cui animo si insinuano credenze popolari tra sacro e profano; un Paese che richiama alla mente quel binomio tra violenza e devozione cattolica. Tutta questa ambiguità e tale sinistro presagio non possono non arrivare, fin dal primo istante, allo spettatore.

The Nun è connesso sia ad Annabelle che a The Conjuring, scopri qui come!

Come una nube di fumo si intuisce l’importanza di Valak e la sua invincibilità e, giunti almeno a metà della visione, anche il più distratto avrà avuto modo di comprendere l’evoluzione ultima del film. Insomma, è chiaro che The Nun non vuole proporre nulla di compiuto, niente di tremendamente nuovo o che si riagganci palesemente alla corrente filmica alla quale sappiamo essere legato. Detto in poche parole The Nun – La vocazione del male risulta un thriller horror scorrevole, tuttavia piacevole, ma intenzionato unicamente ad apparire, a convogliare sul grande schermo un personaggio la cui immagine che sa essere nitida e imprecisa allo stesso tempo.

Il regista sfrutta l’abito monacale, così come le tombe e le croci, per creare figure che si rincorrono e confondono, elaborando fotogrammi che sanno inquietare e smarrire.
Questo però, se da una parte crea una parterre di sagome atte a riempire gli spazi e fungere da trampolino di lancio per i diversi momenti di snodo della trama, non basta a conferire profondità ai personaggi principali, che restano sempre sull’orlo della superficialità. Se abbiamo modo di scorgere dentro la personalità e il passato di suor Irene (interpretata da Taissa Farmiga), perno centrale in The Nun, lo stesso non si può dire per padre Burke (Demián Bichir) che, in quanto inviato dal Vaticano per fare luce sul presunto suicidio di suor Victoria in quel remoto convento della Romania, dovrebbe godere di una fetta maggiore all’interno della pellicola e di una storia personale che vada oltre un esorcismo andato a male. Lo stesso in fondo vale per Francese (Jonas Bloquet), la “guida” del luogo. Peccato, perché tutto il cast dimostra di reggere il peso scenico, regalando un’interpretazione soddisfacente.

The Nun: un ottimo cast, ma messo a disposizione di personaggi poco profondi

Detto questo, quella di The Nun è una storia misteriosa. Il ritrovamento del cadavere è l’indizio base per indagare sul monastero e il sassolino giusto da lanciare per far scomodare il Vaticano e inviare chi di dovere sul luogo. Da un delitto da risolvere fa presto a convertirsi in una storia di fantasmi e visioni, per poi evolversi e terminare con leggende che strizzano l’occhio a figure di per sé avvolte in una nebbia ancor più fitta di quella della Transilvania, ovvero templari e Santo Graal. Il tutto condito da una nota action che entra in scivolata nell’ultima parte del film.

Sceneggiato da Gary Dauberman e prodotto da Peter Safran e James Wan, The Nun sembra volerci dare tanti piccoli indizi e una sola cosa certa: l’esistenza di Valak. Dopo aver visto il demone solo di sfuggita nei prodotti precedenti qui finalmente lo vediamo prendere vita, vagare liberamente, spaventare le sorelle dell’abbazia; qui finalmente iniziamo a capire come è riuscito a varcare il confine e a sopraggiungere nel nostro mondo, mentre rimangono ancora nel dubbio molte cose, che sappiamo bene verranno affrontate in seguito.

The Nun – La vocazione del male è un film di congiunzione e come tale va visto

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The Nun: il regista racconta uno spaventoso aneddoto accaduto sul set!

Danno sicuramente supporto alla storia i colori tetri e l’architettura gotica, la nebbia soffocante, la colonna sonora fatta di rumori esterni – con una breve parentesi della musica che fuoriesce dalla radio in piena notta (dettaglio immancabile dei film della saga!) – e la fotografia di Maxime Alexandre, con quella mania di contrapporre luce e tenebre che dà luminosità al bene, senza oscurare del tutto il male.

Tirando le somme The Nun – La vocazione del male è un film di congiunzione e come tale va visto: incompleto se ci si aspetta di trovare riferimenti certi al resto del Conjuring Universe, godibile e ideale per chi si aspetta un prodotto mistery/horror/thriller da vedere senza troppi pensieri.

Il film è al cinema dal 20 settembre 2018 con Warner Bros.

Scopri la vera storia che ha ispirato The Nun – La vocazione del male

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.8