RomaFF14 – The Fanatic: recensione del film con John Travolta

Recensione di The Fanatic di Fred Dunst con protagonista John Travolta, un racconto in cui la buona volontà dell'ex-stella di Grease si spegne dinanzi a uno script fiacco e a un personaggio con cui è praticamente impossibile entrare in empatia. 

Inserito in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2019, per poi passare in sordina, The Fanatic (2019) di Fred Dunst con protagonista assoluto John Travolta, è un oggetto cinematografico misterioso, sia per l’etichetta di “peggior film del 2019” affibbiatagli dalla stampa USA, che per la ricezione da parte del pubblico, tanto che gli aggregatori di recensioni Rotten Tomatoes e Metacritic hanno registrato un giudizio unanime che oscilla tra il 18% del primo, e un “bel” 17 del secondo. Due indizi non fanno una prova, ma certamente danno da pensare.

E infatti – come potrete leggere nei paragrafi successivi – The Fanatic offre moltissimi spunti di conversazione e riflessione, ma nessuno di questi è positivo. Il racconto dell’ex-frontman dei Limp Bizkit narra l’epopea di Moose (interpretato da John Travolta) un patito di cinema ossessionato da Hunter Dunbar (interpretato da Devon Sawa), stella del cinema action.

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Privato dell’opportunità di incontrarlo, Moose viene aiutato dalla sua amica Leah (interpretata da Ana Golja), una fotografa che sa come scovare le case delle celebrità. Inizia così la discesa nell’oblio di Moose intento a perseguitare l’attore per ottenere l’incontro tanto desiderato. Le intenzioni di Moose, da innocue, diventeranno ben presto oscure e morbose.

The Fanatic: John Travolta sfiancante come mai prima d’ora

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Sin dalle sequenze d’apertura è chiaro che The Fanatic è un oggetto cinematografico difficile da inquadrare, con una vicenda che ci viene presentata come thriller-horror psicologico, ma che nel suo dispiegarsi risulta più una sorta di commedia nera al limite del patetico. Il racconto si sviluppa così in una struttura narrativa dall’andamento lineare, ma dall’intreccio fiacco e senza alcuna tensione drammaturgica, in un crescendo dell’ossessione del protagonista verso il proprio idolo mal supportato dalle reazioni dello stesso.
Un qualcosa di realmente impossibile da generare quando ci troviamo dinanzi alla totale assenza di un’evoluzione scenico-psicologica dei personaggi in scena.

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Per una regia scolastica, senza alcun guizzo degno di nota o cura del contesto narrativo – un pigro esercizio registico, quello di The Fanatic, con il quale Dunst non va oltre il mostrarci il suburbano dei cacciatori di autografi e dei freaks, che trova nel Moose di John Travolta il punto d’incontro tra i membri della comunità.

La tanto chiacchierata performance dell’attore de La febbre del sabato sera e Grease, è un’ora e mezza di one man show “al contrario” per una recitazione perennemente sopra le righe, esagerata, legnosa, il cui mix di metamorfosi fisica e gestualità involontariamente comica, risultano difficilmente sopportabili nel lungo periodo.

Oltre a questo, in The Fanatic manca realmente la sopracitata evoluzione psicologica; Moose infatti sembra non comprendere lontanamente la gravità delle sue azioni né tanto meno possedere un briciolo di coscienza. Quelle poche azioni che sembrerebbero poter alzare la posta in gioco del conflitto scenico – potenzialmente in grado di generare un barlume di crescita nella caratterizzazione della sua ossessione – vengono ripetutamente buttate giù a colpi di gag di bassa lega.

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Al raggiungimento del terzo atto infatti, lo spettatore risulta quasi inerte dinanzi alla metamorfosi del Moose di Travolta, venendo letteralmente “travolto” dalla stupida follia insita nel personaggio.

L’ossessione di Moose verso il suo idolo – l’Hunter Dunbar di Devon Sawa è un viaggio superficiale nell’oblio di una mente insana, nell’assoluta incapacità di accettare l’essere uno stalker anziché un “semplice” fan. Un vortice volto a risucchiare qualunque cosa intorno a lui, rendendo praticamente impossibile l’evoluzione dei personaggi in scena – complice anche uno script scialbo – che non si preoccupa minimamente della messa a fuoco del resto del cast, ridotte a meno di semplici funzioni narrative.

The Fanatic: un’esperienza cinematografica di difficile fruizione

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Non si esagera nel definire The Fanatic una delle esperienze cinematografiche più sfiancanti del cinema contemporaneo, per un racconto esasperante capace di consegnarci una delle performance recitative peggiori di tutti i tempi. John Travolta infatti riesce nell’intento di impersonare un personaggio tanto fastidioso quanto di difficile sopportazione per lo spettatore comune.

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Resta da chiedersi, a questo punto, secondo quali elementi una performance simile, in un film così debole, possa essere oggetto di un riconoscimento volto a consacrarne l’eccellenza. Perché di quella, sfortunatamente per The Fanatic, non se ne intravede nemmeno un barlume in penombra.

Regia - 1
Sceneggiatura - 0.5
Fotografia - 1
Recitazione - 1
Sonoro - 1
Emozione - 1.5

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