TFF35 – The Disaster Artist: recensione

The Disaster Artist, oltre a farci capire che dietro un'opera (anche orrenda) si nasconde il desiderio di comunicare qualcosa, è la prova che da un pessimo film ne può nascere uno davvero ottimo.

È orrendo quando si ha un grande sogno e nessuna possibilità di portarlo a compimento. Quando si desidera soltanto il perseguimento di una presunta vocazione, che però in nessun modo sembra incontrare il favore degli altri. Tommy Wiseau ha oltrepassato il problema escludendo la possibilità di fallire e creando lui stesso la sua personale opportunità. È da questo punto in poi che ci si addentra all’interno della storia del cinema. The Disaster Artist è la pellicola basata sulla vera storia di Wiseau, del suo amico Greg Sestere e del film più brutto che sia stato mai girato: The Room, anno 2003, è tra le più acclamate opere trash della storia contemporanee che, nonostante il passare del tempo, rimane ancora sul podio per il peggior lavoro cinematografico prodotto e rilasciato.

Alunni della stessa piccola classe di recitazione, Tommy Wiseau (James Franco) e l’insicuro Greg (Dave Franco) bramano le luci splendenti della crudele Los Angeles. Un desiderio che diventa improvvisamente realtà per il giovane Greg, invitato a fermarsi come coinquilino di Tommy nella sua casa nella Città degli Angeli. Dallo strano accento est-europeo, dai comportamenti alquanto bizzarri e con un conto in banca inspiegabilmente illimitato, Tommy è un Frankenstein che si vede principe azzurro, un villain che si crede un eroe. Rifiutato da tutti, sentendosi sempre incompreso, per Tommy e il suo sfortunato amico Greg non rimane che un’unica occasione per sfondare: girare un loro film. È così che nasce The Room e la sua incredibile storia produttiva, un set che ha messo in scena le assurdità del suo regista e sceneggiatore, coinvolgendo un’esterrefatta troupe di lavoro.

The Disaster Artist – Da un pessimo film ne può nascere uno ottimo

the disaster artist

È  un fatto risaputo: dal caos può nascere l’ordine, dal letame possono germogliare i fiori, da un orrendo, improponibile film – considerato tale se si esclude il suo ormai incontrastato stato di culto – se ne può prendere spunto per metterne in scena un altro, il quale si rivelerà un’opera ottima e di livello indubbiamente superiore. The Disaster Artist è l’inverso della tipica pellicola incentrata sul perseguire il proprio sogno, una commedia che in verità è il dramma umano dell’incapacità di vedere sé stessi per ciò che realmente si è e che inquadra i fatti accaduti, i quali portarono sotto i riflettori un artista senza arte, che con dolore lasciano riflettere sul concetto stesso di ambizione.

Traendo il proprio film dall’omonimo libro, James Franco dirige un circo di risate indirizzate verso l’unica persona che da quello scherno si sente profondamente tradita, inadeguato nella sua convinzione di essere un grande attore e finito per diventare una di quelle barzellette che tanto odia sentire. Atterrando perciò nel pianeta di Tommy, The Disaster Artist mostra le stranezze del suo personaggio principale con una sceneggiatura che punta alla comicità, non tralasciando però la ferita che la mancanza di talento ha segnato come un taglio netto.

The Disaster Artist – I fratelli Franco e le loro impressionanti interpretazioni

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E se Tommy Wiseau era un alieno nel mondo della recitazione, i fratelli Franco sono invece il suo sorprendente contraltare, grandi protagonisti che attraverso un impressionante lavoro di ricostruzione hanno riportato con precisione i fautori del terribile melodramma. In un esatto doppio dell’originale, James Franco entra incredibilmente in sintonia con la postura, l’aspetto e gli atteggiamenti del suo personaggio, interpretando quella che si rivela essere probabilmente una delle sue migliori prove cinematografiche.

The Disaster Artist è la prova che i sogni possono accecare la lucidità di una pretenziosa mente, ma ci insegna anche ad avere clemenza davanti al lavoro personale altrui; un messaggio per il critico a cui riesce tanto facile attaccare, dimenticando che dietro qualsiasi fine, anche quello più malaugurato, c’è il desiderio intimo di esprimere con passione e sincerità una parte di sé. Un film, The Room, che ha reso meno bello il mondo del cinema, ma che è riuscito a riscattarsi essendo il motore unico e fondamentale dell’egregio The Disaster Artist.

 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8