Testimone misterioso: recensione dell’action-thriller Netflix

La recensione del remake francese che Régis Blondeau ha realizzato dell’action-thriller sudcoreano A Hard Day di Kim Sung-hoon. Dal 25 febbraio 2022 su Netflix. 

Quanto Netflix abbia deciso di puntare sull’industria dell’audiovisivo sudcoreana lo dimostra l’elevato numero di film e serie che mensilmente vengono rilasciati dal broadcaster a stelle e strisce sulla propria piattaforma. Un’offerta vastissima e variegata, questa, che gli abbonati sembrano gradire, con moltissimi dei titoli che la vanno a comporre che puntualmente vanno a collocarsi ai vertici della top ten, per poi restarci per svariate settimane come ad esempio Squid Game. Quella sudcoreana è dunque una cinematografia dalla quale il colosso dello streaming è solita attingere a piene mani, anche quando il serbatoio della creatività si ritrova momentaneamente in riserva. Ed ecco allora che in caso di siccità, per fare fronte alla richiesta crescente di opere, si decida di andare a ripescare dagli archivi pellicole made in Corea del Sud che in passato hanno lasciato un segno tangibile del loro passaggio per farne dei remake, come nel caso del cupo noir A Hard Day, il secondo lungometraggio di Kim Sung-hoon presentato con successo alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2014.

Testimone misterioso è un remake che sposta l’azione dalla Corea del Sud alla Francia

Testimone misterioso cinematographe.it

Del resto, non è la prima volta che ciò si verifica. Risale, infatti, a pochi mesi fa l’uscita di Dhamaka, il barcollante rifacimento in salsa curry dell’adrenalinco e tesissimo action-thriller The Terror, Live di Kim Byung-woo. Purtroppo anche in questo nuovo tentativo le cose non sono andate nel migliore dei modi con il remake di A Hard Day firmato dal direttore della fotografia Régis Blondeau, qui al suo debutto alla regia, che si è rivelato un ennesimo buco nell’acqua. L’esordiente regista francese ha provato a ridare nuova vita al film del 2014, ma con risultati che lasciano a desiderare. Il plot resta pressoché invariato se non fosse che il racconto e i personaggi che lo animavano otto anni fa vengono per l’occasione trasferiti da Seoul a Le Havre in Normandia, sostituiti da cloni occidentali non all’altezza dei predecessori. In particolare Franck Gastambide, il Sylvain di Taxxi 5, qui nei panni scomodi di Thomas Blin, un ambiguo detective indagato per corruzione alle prese con l’insabbiamento di un incidente che ha portato alla morte di un uomo sotto gli occhi di un misterioso testimone che inizia a ricattarlo, non regge il confronto con chi ha interpretato prima di lui il ruolo del protagonista, ossia il Dong Ik di Parasite, Lee Sun-kyun.

Testimone misterioso è solo una fotocopia sbiadita della matrice originale

Testimone misterioso cinematographe.it

Ma Sans répit, in Italia con il titolo Testimone misterioso, non ha nel cast il solo punto debole, bensì il male minore. I problemi sono infatti ben altri e Blondeau fa tutto ciò che è in suo potere per mettere le toppe ove possibile. Ciò che ha rimesso su carta con la complicità di Julien Colombani è solo una fotocopia sbiadita della matrice originale, con quest’ultima capace di unire il ritmo irrefrenabile dello storytelling a un’efficace costruzione della suspence, oltre a una critica feroce nei confronti delle forze dell’ordine e delle gerarchie sociali in genere, al solito speculari nel mondo del crimine e in quello della legge, ridotti a un unicum indistinguibile. Un simile magma incandescente, da patrimonio pregiato da ereditare e sfruttare per dare nuova forma e sostanza al materiale di partenza, qui si disperde nel tentativo affannoso di essere replicato fedelmente. Se solo il regista avesse fatto sua la lezione recente in tema di polizieschi made in France come quelli di Olivier Marchal (su tutti 36 Quai des Orfèvres e L’ultima missione) o di Cédric Jimenez (BAC Nord), le cose avrebbero preso ben altra piega. Un giusto mix tra gli ingredienti della ricetta sudcoreana con quelli del polar vecchia scuola transalpino avrebbero potuto dare origine a un cocktail davvero esplosivo.

In Testimone misterioso un’azione quasi inesistente lascia spazio alla componente mistery

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Purtroppo non è stato così, con il cocktail che ha lasciato tristemente spazio a una maionese impazzita di thriller e azione, con la seconda componente che si presenta sullo schermo con il contagocce. Una manciata di scene disseminate a intervalli irregolari sulla timeline (tra cui il corpo a corpo nello spogliatoio della stazione di polizia e la resa dei conti sulla strada nelle vicinanze del porto) non sono sufficienti a garantire alla pellicola l’etichetta di action. Di conseguenza, è l’elemento mistery a prendere il sopravvento nel DNA di Testimone misterioso, con i momenti che vedono il protagonista alle prese con l’occultamento degli indizi che potrebbero incastrarlo a prendere il sopravvento e a offrire i rari passaggi degni di nota del film, come ad esempio la scena dell’obitorio.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.7

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