Star Wars Episodio III – La vendetta dei Sith: recensione del film

Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith rappresenta l’apoteosi narrativa dell’intera saga, con un ultimo capitolo denso di tragicità, morte e scelleratezza.

Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith rappresenta l’apoteosi narrativa di uno dei franchise più redditizi della storia del cinema, in grado di coinvolgere milioni di appassionati in tutto il mondo e generare incassi vertiginosi con una serie che con il tempo è riuscita a creare perfino un vasto Universo espanso composto da film spin-off, libri, serie televisive, videogiochi, fumetti e altri media.

Questa è la saga di Star Wars, iniziata nel 1977 con quel primo film intitolato ai tempi Guerre Stellari che, dopo più di quarant’anni dal suo esordio, non accenna ancora a fermarsi e continua ad ampliare la storia degli Jedi e del lato oscuro della Forza aggiungendo nuovi dettagli e, per certi versi, facendo virare gli eventi in direzioni inaspettate e non sempre ben accolte. La trilogia originale ha sperimentato una fortuna senza precedenti, diventando il capostipite di tutte le saghe cinematografiche che conosciamo noi oggi e rendendo inevitabile l’ideazione di un seguito che mostrasse il nostro amato universo prima della nascita dell’Impero.

Dopo sedici anni, George Lucas riprese in mano la storia che l’aveva portato all’acclamata adorazione di pubblico e critica, creando una trilogia prequel interamente dedicata ad Anakin Skywalker, un promettente ma incauto Jedi che ha ceduto al lato oscuro diventando Darth Vader, uno dei cattivi più emblematici e amati della storia del cinema. Sin dalla loro uscita nelle sale, i tre prequel hanno riscosso opinioni contrastanti da parte dei fan che, ancora oggi, sono divisi in due categorie formate da detrattori e da strenui sostenitori della nuova opera di Lucas, creando un’accesa disputa sempreverde tra amanti della trilogia originale e celebratori della precedente.

Mettendo da parte le animosità, è chiaro come ogni capitolo, con i propri pregi e difetti, abbia contribuito a rendere la storia di Star Wars il più particolareggiata possibile realizzando un quadro che si può ammirare a pieno solamente con una cartina dettagliata alla mano.

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Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith: il capitolo più sanguinoso e cupo dell’intero franchise

Dopo due capitoli abbondantemente sottotono e carichi di apatia che servivano unicamente da preludio per la glorificazione finale nella loro distesa illustrazione sulla crescita del protagonista e sulla descrizione del clima politico che imperversava nella nota galassia, La vendetta dei Sith riesce a diventare l’apice celebrativo dell’intera saga di Star Wars attraverso una conclusione sontuosa della storia di Anakin Skywalker e il suo finale mutamento nel noto personaggio di Darth Vader. George Lucas non lascia scampo e fa dimenticare tutto l’equilibrio precario di spensieratezza e drammaticità che aveva infuso nei due prequel, realizzando il capitolo più cupo e sanguinoso dell’intero franchise capace di farci assaporare in tutta la sua magnificenza il lato oscuro da cui tanto avevamo cercato di sfuggire. Questo terzo capitolo rappresenta una veloce discesa verso i meandri della mente di Anakin che era già parzialmente emerso in precedenza e che, improvvisamente, trova radici solide a cui aggrapparsi per esplodere in tutta la sua potenza e scelleratezza, distruggendo dalle fondamenta un mondo che non sarà mai più come prima.

Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith affonda a braccia aperte nella pazzia del protagonista e si innalza magnificamente verso un’apocalisse che sapevamo sarebbe arrivata ma che risulta comunque abbagliante nel proprio luminoso splendore. Chiunque abbia seguito la saga secondo il filone cronologico era consapevole delle scelte che dovevano essere compiute dai personaggi principali in modo da ricollegarsi alla trilogia madre ma, nonostante questo, la sceneggiatura colpisce nel segno ed evita di cadere nella prevedibilità, assestando degli adeguati e ben congeniati colpi di scena che permettono di rimanere sempre sul filo del rasoio e stabilire una tensione palpabile che termina solo dopo che compaiono i titoli di coda.

Per certi versi, Episodio III è il capitolo più passionale della saga poiché prende a piene mani il tumulto di sensazioni provate da Anakin e le riversa su uno spettatore talmente coinvolto dalle vicende che sperimenta in prima persona angoscia, tristezza, rabbia e  incertezza, in un misto di emozioni così aggrovigliate da non riuscire a capire quale abbia il sopravvento alla fine dei giochi. Un atto conclusivo che si dimostra abile nella formazione di un legame solido e duraturo con tutti i personaggi che accompagnano la discesa nel lato oscuro di Skywalker e che impressiona nella sua capacità di rimanere avvinti a una storia che sappiamo benissimo come terminerà.

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Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith fa sentire lo spettatore come parte integrante della storia

Se da una parte la sceneggiatura riesce a mettere in scena un intreccio ben diramato e a concretizzare le personalità dei vari personaggi, dall’altra la regia di George Lucas innalza La vendetta dei Sith a kolossal di altri tempi arricchito con toni epici. Sin dall’inizio del film, le varie vicende si trasformano in un flusso continuo che procede inesorabilmente nel suo corso, spingendo non solo lo sguardo a proseguire la visione, ma facendo addentrare il corpo stesso all’interno dello schermo. In più di un’occasione è facile sentirsi parte integrante della storia, non soltanto come uno spettatore “autorizzato” a dare un’occhiata a ciò che accade, bensì in veste di compagno di avventure non solo di Anakin, ma anche di Obi-Wan e Yoda. Un film quasi totalmente privo di movimenti di macchina e una composizione del quadro essenziale in stile classico, specificatamente pensata per non attirare l’attenzione su di sé, ma piuttosto costruita in maniera tale che permettesse di concentrarsi esclusivamente sulla storia raccontata e sui personaggi che ne facevano parte.

Le sequenze di combattimento sono dirette nella loro semplicità con un’efficace veemenza che non sarebbe stata possibile senza l’aiuto della colonna sonora ormai memorabile di John Williams, artefice di tutte le musiche della serie. I suoi temi classici si sono così rivestiti di tonalità tragiche per adattarsi al capitolo più cupo della saga, sottolineando la caduta di quello che doveva essere un eroe e si è trasformato funestamente in cattivo ma anche mettendo in risalto la disperazione nel duello tra coloro che erano stati, poco prima, migliori amici e alleati. Così come la regia, anche la fotografia si nasconde per parecchio tempo in sordina nella sua elementarità ma trova poi la sua massima esaltazione nell’atto finale dell’eruzione di Mustafar, in cui le ambientazioni si tingono di colori intensi che emergono dallo schermo nella loro vividezza, in particolare con un rosso che sembra voler esaltare ancora di più la pazzia dalla quale Anakin non tornerà più indietro e che esemplifica il fiume di vittime che di lì a poco si verrà a creare.

La vendetta dei Sith è un ultimo capitolo indimenticabile nella sua esecuzione, arricchito da esemplari scenografie ed effetti speciali, che riesce sapientemente a farci discendere nella comprensione del lato oscuro della forza e a concludere in grande stile i retroscena che hanno permesso la creazione di uno dei cattivi più amati di tutti i tempi.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4

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