Scream VI: recensione del film con Jenna Ortega

Con Melissa Barrera, Jenna Ortega e Courteney Cox, Scream VI, regia di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, porta avanti la serie reinventandola. Dal 9 marzo 2023 in sala.

Scream VI arriva nelle sale italiane il 9 marzo 2023, firmato dal duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (Finchè morte non ci separi), a un anno circa dall’uscita del precedente e fortunato Scream, che col suo mix di personaggi storici e nuove leve era riuscito nel doppio miracolo di far bene al botteghino, contemporaneamente rivitalizzando una saga al palo dopo la morte del creatore/demiurgo/padre spirituale Wes Craven, autore dei primi 4 film e scomparso nel 2015. Scream VI, una distribuzione Eagle Pictures e Paramount Pictures Italia, è interpretato da Melissa Carrera, Jenna Ortega, Jasmin Savoy-Brown, Mason Gooding, Hayden Panettiere, Dermot Mulroney e, ovviamente, Courteney Cox. Un elemento importante da sottolineare è il radicale ripensamento degli sfondi. Niente più Woodsboro, eco di un trauma difficile da superare, l’orrore punta dritto su New York. Nello spazio alienante della grande metropoli, nessuno può sentirti urlare.

Scream VI prosegue l’opera di rinnovamento della serie spostando il teatro della vicenda a New York

Scream VI cinematographe.it recensione
Foto di Photo Credit: Philippe Bossé/Philippe Bossé – © 2022 Paramount Pictures. Ghost Face is a Registered Trademark of Fun World Div., Easter Unlimited, Inc. ©1999. ALL RIGHTS RESERVED.

Già con il film precedente il pubblico aveva cominciato a familiarizzare con una certa parola, bruttina a pronunciarsi, che però spiega bene la filosofia del franchise. La parola, requel, magari qualcuno se ne ricorderà, si adatta a Scream VI come al predecessore. Ma cos’è, esattamente un requel? Perché un film possa dirsi tale deve saper combinare due caratteristiche fondamentali, riguardanti la storia e i personaggi. Da un lato deve essere in grado di proseguire, perfezionandolo, un discorso seriale cominciato in precedenza, senza rinnegarlo ma anzi irrobustendolo di nuovi shock e nuovi personaggi, dove questo sia possibile. Un sequel (seguito), appunto. Allo stesso tempo, però, il film deve valere anche da reboot, un nuovo inizio, un ripensamento strutturale della saga e di certe sue caratteristiche. Sequel + reboot = requel. Ovviamente, il dosaggio degli ingredienti cambia in continuazione e ogni definizione è un’approssimazione della realtà.

Scream VI è un requel diverso. Il film del 2022 lasciava che il reboot prevalesse sul sequel, qui è il contrario. Data la necessità di rimettere in moto un motore (horror) ingolfato dalla scomparsa del suo padre nobile, senza trascurare l’apporto (fondamentale) del cast degli storici, Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette, l’obiettivo del quinto film era consolidare agli occhi del pubblico una nuova batteria di protagonisti cui affidare l’onere di traghettare la saga nel XXI secolo. Scream VI può permettersi di guardare oltre queste opprimenti incombenze. Il successo del predecessore permette a questa ulteriore, sanguinolenta incursione nei meandri della pura follia omicida, di concentrarsi sull’esplorazione delle dinamiche piscologiche ed emotive dei (non così) nuovi protagonisti. Un seguito più tradizionale, insomma, un requel volutamente “imperfetto” e non del tutto aderente al modello. Ancora una volta, il mondo del film è donna.

A un anno dai fattacci di Woodsboro, Sam (Melissa Barrera) e Tara Carpenter (Jenna Ortega) hanno deciso di troncare con il passato. Studiano e lavorano a New York, insieme a Mindy (Jasmin Savoy-Brown) e Chad (Mason Gooding), lontanissime dal fantasma di Ghostface e dalla sua scia di sangue. Sam e Tara affrontano lo shock post-traumatico in modo opposto, almeno superficialmente. Tara, autoconvicendosi che tutto va bene, vivendo una vita apparentemente normale, socievole ed estroversa; in realtà, pura negazione. Sam, chiudendosi in se stessa, cercando nella psicoanalisi più risposte di quante la terapia possa offrirle, desiderando l’affascinante ragazzo della finestra di fronte (ci sarà da fidarsi?), subendo a malincuore una vergongonsa campagna social che la offre in pasto al pubblico come la vera mandante della strage di Woodsboro.

Qualcuno, in effetti, sta cercando di incastrare Sam. Una serie di delitti, una donna in un vicolo, Samara Weaving, una coppia di studenti di cinema, uno in particolare, Tony Revolori, con una mostruosa ossessione per il cinema di Dario Argento, segnalano che Ghostface è tornato. Il problema è che tutti gli indizi puntano verso Sam; insieme a Tara, Mindy e Chad, stavolta le toccherà difendersi da un doppio assalto: alla vita e alla reputazione. D’altronde, è vero che l’orrore di Ghostface esercita su Sam un certo fascino, basta però questo a farne una macchina omicida praticamente inarrestabile? Sono tutti sospettati. A dare manforte ai protagonisti ci pensa l’adorabile cinismo della giornalista investigativa Gale Weathers (Courteney Cox), direttamente da Scream 4 l’agente FBI, ex sopravvissuta di Woodsboro e con un conto in sospeso con il killer, Kirby Reed (Hayden Panettiere), oltre al detective Bailey (Dermot Mulroney).

Un film che riflette sul cinema horror (e non solo), innovando meno di quanto potrebbe

Scream VI  cinematographe.it recensione
Foto di Philippe Bossé/Philippe Bossé – © 2022 PARAMOUNT PICTURES. ALL RIGHTS RESERVED.

Il segreto del successo di Scream è la capacità di andare oltre l’ovvio. Non si è mai trattato di offrire al pubblico un solido intrattenimento horror, punto e a capo. Piuttosto, lavorando su un certo tipo di narrazione, la saga ha innescato una riflessione sulle convenzioni e gli stereotipi del genere, parodiandoli, omaggiandoli, scavandoci dentro, alla ricerca costante di possibilità spettacolari, emotive e plastiche insieme gratificanti e innovative. Scream VI non può essere ridotto a sarabanda di morti truculente e deliziosamente (per il pubblico) gratuite. C’è dell’altro, un campionario di riferimenti cinefili, ossessioni e temi ricorrenti – la donna in fuga, la casa che da luogo dell’intimità si fa trappola mortale, il telefono! – declinati con occhio attento a coniugare shock, tensione e umorismo. Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett allargano lo sguardo, misurando l’impatto che il cinema e la cultura popolare esercitano sulla coscienza collettiva. I protagonisti e le protagoniste di Scream VI non solo si comportano come se si trovassero dentro un film horror (!), ma addirittura ragionano in termini di saga, traendone le dovute conseguenze.

Piuttosto deprimenti, sul piano esistenziale. Neve Campbell sceglie di tenersi in disparte per questo sesto capitolo, Courteney Cox no, ma fa poca differenza. La parola d’ordine, per tutti e tutte, è precarietà. Se è vero, come sottolinea argutamente Jasmin Savoy-Brown, la vera anima nerd del progetto, che il primo obiettivo di ogni saga è prolungare la vita del marchio registrato tenendo alta l’attenzione, mobilitando gli incassi e salvaguardando il diritto d’autore, essere un personaggio storico non garantisce immunità. Tutti possono morire, in qualsiasi momento, per il bene superiore (il bene del franchise). Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett con Scream VI non si interrogano solo sul senso e le dinamiche che presiedono a una buona storia horror, ma avanzano obiezioni che riguardano più in generale l’industria dello spettacolo. Ne uccide più Ghostface o l’avidità/ incapacità patologica di rinnovamento di questa Hollywood dei nostri tempi?

Se è vero che tutti possono andarsene, in qualsiasi momento, va detto che alcune posizioni appaiono più solide delle altre. Melissa Barrera e Jenna Ortega tengono le redini della serie in modo fresco, moderno e credibile. Scream VI è girato prima dell’uscita di Mercoledì ma arriva nelle sale di tutto il mondo qualche mese dopo, approfittando, per così dire lateralmente, del mostruoso e trasversale successo di Jenna Ortega. Il futuro dell’horror contemporaneo, a casa o in sala, passa anche dai lineamenti inconfondibili e dal carisma giovane della brava attrice americana. Per il resto Scream VI valorizza adeguatamente il cambio di location, servendosi di New York e di alcuni archetipi della grande città – l’anonimato incombente, il senso di minaccia che arriva da ogni parte, la claustrofobia dei mezzi pubblici – per consolidare la paura.

Il momento più riuscito del film è pura quintessenza newyorchese. Una tesissima sequenza sotterranea, un viaggio shock nella metropolitana capace di evocare suspense della miglior fattura, hitchcockiana , costringe i personaggi a confrontarsi con il terribile sospetto che, tra i tanti epigoni di Ghostface che scherzosamente affollano la carrozza, ci sia pure quello vero. Ciò detto, Scream VI è un requel inferiore al precedente, perché semina elementi di novità nella prima parte, psicologici e narrativi, per poi dimenticarsene quando si tratta di chiudere i conti. Proprio vero che le necessità del business vincono su tutto; la discreta originalità delle premesse sfocia in un’orgia di violenza abbastanza esplicita che soddisferà il palato dello spettatore che non si fa troppe domande, lasciando un retrogusto amarognolo in bocca. Un horror competente, divertente e con la tensione giusta, che non colpisce come potrebbe (e dovrebbe) ma ha il buon senso di porsi la madre di tutte le domande senza cercare risposte. Perché, pur sapendo quello che ci aspetta, continuiamo a prediligere i vicoli bui? Non si sa, ma almeno al cinema è importante continuare a farlo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8