Qualcosa di meraviglioso: recensione del film di Pierre-François Martin-Laval

La recensione di Qualcosa di meraviglioso, con Gerard Depardieu, in sala grazie a BIM Distribuzioni a partire dal 5 dicembre.

La visione del prologo di Qualcosa di meraviglioso costruito con materiali di repertorio che rievocano gli orrori e le violenze perpetrati durante gli scontri del maggio 2011 tra le forze dell’ordine e i manifestanti in quel di Dacca, capitale del Bangladesh, che causarono morti e feriti su entrambi i fronti, così come le prime sequenze di fiction che ne raccolgono il testimone, sembrano indirizzare la pellicola in questione verso sviluppi ancora più tragici. Di conseguenza, la drastica virata verso i toni della dramedy dal retrogusto favolistico alla quale si assiste da lì a una ventina di minuti circa dal play pone la fruizione su un piano diametralmente opposto, al quale segue di riflesso un cambio di approccio da parte dello spettatore. È questo il giro di boa al quale si assiste durante la proiezione  del film di Pierre-François Martin-Laval, adattamento del libro autobiografico scritto da Fahim Mohammad e pubblicato nel 2014, che racconta l’ennesima incredibile storia vera proveniente da quelle latitudini.

Qualcosa di meraviglioso: dramedy dal retrogusto favolistico su un’incredibile storia vera

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La storia è quella di un bambino di otto anni costretto a fuggire dalla terra natia perché la sua vita e quella della sua famiglia sono seriamente in pericolo. Prodigio degli scacchi, Fahim e il padre raggiungono in maniera rocambolesca Parigi dove viene rifiutato loro asilo, per cui sono costretti a vivere come immigrati clandestini e piombano in una spirale di vagabondaggio e disperazione. Con un colpo di fortuna, però, Fahim viene presentato a uno dei più importanti coach di scacchi di Francia, Sylvain, che lo trasformerà in un campione.

Un cammino a ostacoli che regala emozioni e lampi di lirismo che scaldano il cuore, inumidiscono le guance e strappano sorrisi

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Ciò che prende forma sullo schermo dalla vita reale prima e dalle letteratura poi ha nel suo DNA narrativo e drammaturgico un copione già scritto, dovuto a una serie di dinamiche che per quanto straordinarie e avvincenti possano essere seguono traiettorie alle quale la Settima Arte e non solo ci ha abituato. Ciononostante lo script riesce a trovare il modo di conquistare e portare a sé il pubblico lungo un cammino a ostacoli che regala emozioni e lampi di lirismo che scaldano il cuore, inumidiscono le guance e strappano sorrisi. Merito di una scrittura che fa della leggerezza il suo motore portante quel tanto che basta a non scivolare nelle sabbie mobili della retorica. Qualche punta di morale si palesa nel corso della timeline, ma non quella urticante che siamo soliti rintracciare in opere analoghe. Del resto, il canovaccio dello sfavorito e l’outsider di turno che in maniera inattesa, contro tutto e tutti, si trova a lottare per la vittoria è da sempre un must, una one line alla quale affidarsi per andare a colpo sicuro e con la quale il pubblico entra facilmente in empatia. Così come ricorrente è la messa in scena dello scontro/incontro tra il maestro burbero e severo e l’allievo dal tal talento innato da fare sbocciare, qui interpretati dagli affiatatissimi Gérard Depardieu e Assad Ahmed.

Qualcosa di meraviglioso: la classica parabola sportiva che stringe un legame stretto con quella sociale

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Il tutto genera una certa prevedibilità nella lettura degli eventi e nel disegno dei personaggi. Si tratta di effetti collaterali che si innescano di default e che sono parte integrante di storie come queste. Se gestiti in maniera intelligente come nel caso del film dell’attore e regista francese, però, il feel good movie che ne deriva può trovare i suoi motivi d’interesse, intrattenimento, coinvolgimento emotivo e anche spunti di riflessione sui quali soffermarsi. In Qualcosa di meraviglioso la classica parabola sportiva stringe un legame stretto con quella sociale, così come era stato sotto altre traiettorie narrative per The Idol o The Millionaire. Così facendo ci si trova a confrontarsi con un mix efficace che chiama in causa le virtù pedagogiche del gioco degli scacchi e una serie di temi di strettissima attualità che toccano la condizione disperata dei migranti, il coraggio e l’abnegazione di cui danno prova tra esilio e adattamento al paese di accoglienza.

Qualcosa di meraviglioso, il cui titolo originale è Fahim, sarà nelle sale italiane con BIM Distribuzione a partire dal 5 dicembre.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2.5
Sonoro - 2
Recitazione - 3.5
Fotografia - 2
Emozione - 3

2.5