Omicidio a Los Angeles: recensione del film con Mel Gibson

Omicidio a Los Angeles è un neo-noir umoristico con Mel Gibson, Charlie Hunnam, Rupert Friend e Morena Baccarin, dal 7 marzo 2022 su Sky e NOW.

Disponibile su Sky in prima visione assoluta dal 7 marzo 2022, poi in on demand e in streaming su NOW, Omicidio a Los Angeles è un neo-noir dai risvolti umoristici con un bel cast, tanto per cominciare. Il film, diretto da Tim Kirby, è interpretato da Charlie Hunnam, Mel Gibson, Morena Baccarin, Lucy Fry e Rupert Friend.

Adattamento del primo dei due romanzi, Last Looks si chiama e tra l’altro è proprio questo il titolo originale del film, dedicati dal romanziere newyorkese Howard Michael Gould al suo acciaccato eroe Charlie Waldo, un’ex stella del LAPD (Los Angeles Police Department) incredibilmente capace di farsi picchiare da chiunque.

Omicidio a Los Angeles: un noir che strizza l’occhio alla commedia, ma non si dimentica di rispettare le convenzioni del genere

Omicidio a Los Angeles cinematographe.it

Charlie Waldo (Charlie Hunnam) è un poliziotto di Los Angeles, fuori dai giochi da qualche tempo. Un passato spiacevole lo ha allontanato dalla grande città e dalle ambizioni di carriera. Vive tra i boschi, non insegue il possesso, si accontenta, coltiva una barba importante e una chiara coscienza ecologica. Omicidio a Los Angeles gioca all’allegro chirurgo con l’archetipo noir, l’umorismo è l’intervento più netto sul corpo di un genere che almeno nella sua forma pura è stropicciato, malinconico e vagamente sarcastico. Mai apertamente umoristico. Per il resto, però, il film di Kirby ha rispetto delle convenzioni. La prima, appunto, l’ultra barbuto Hunnam, il detective con un passato.

Il detective con un passato è richiamato al dovere da una vecchia conoscenza, Lorena Nascimento (Morena Baccarin), la presenza femminile come motore, stimolo e ulteriore motivo di confusione, seconda convenzione. La donna “persuade” Waldo a concludere l’esilio auto imposto per far luce sulla brutta storia che ha coinvolto Alastair Pinch (Mel Gibson), attore di successo dal carattere impossibile, accusato dell’omicidio della moglie. Nessuno crede alla sua innocenza.

Waldo vive a due passi da L.A., ma siccome non vuole inquinare e si sposta solo in bicicletta, anche la più piccola distanza è per lui odissea nello spazio, fisico e metaforico, di una città multiforme e tentacolare. Riflesso per nulla occulto della sfaccettata complessità dell’esistenza. La regola delle regole noir. Scoprire cosa sia realmente accaduto, alla moglie di Pinch, non è facile. A maggior ragione in un mondo, quello dello spettacolo, in una città, Los Angeles, in cui tutti hanno un segreto. Come il boss dello studio televisivo per cui Pinch lavora, Rupert Friend. O la maestra, Lucy Fry. C’entrano qualcosa. O è tutto un grande abbaglio?

Molte citazioni e un legame che andava sfruttato meglio

Omicidio a Los Angeles cinematographe.it

Come spesso capita al film che gioca a mixare influenze trasversali, il fato di Omicidio a Los Angeles si decide nel breve, brevissimo periodo. Meno ci mette a registrare tutti gli ingranaggi…il resto lè intuibile. L’intreccio di umorismo e azione carbura con qualche affanno, almeno al principio. Il film viene a patti con il suo istinto dissacrante ma ci mette troppo, vanno meglio le cose sul versante action. Charlie Hunnam affronta la partita con autoironia, disegna il classico eroe suo malgrado divertendosi, prende botte da tutti ma ogni volta come fosse la prima. Gioca con il suo passato con leggerezza, si fa crescere un bel barbone a richiamare il suo passaggio più iconico (Sons of Anarchy), mantenendosi coerente con l’anima di un film che insegue i suoi modelli senza nascondersi, citando tanto e spesso.

Il film sceglie la via noir, corretta da un gusto insinuante. C’è qualcosa, nell’incapacità del protagonista di vivere in sintonia con il mondo che lo circonda, del disagio spazio temporale cui si aggrappò Il Lungo Addio per il suo ruggito revisionista. Hollywood e crimine, un L.A. Confidential senza Kim Basinger. Lo scassinamento della cassaforte del genere, con il grimaldello di un umorismo sfrontato, richiama Il Grande Lebowski. Marginalmente, va detto, rispetto ai Coen qui il concept è decisamente più superficiale. Ovviamente si parla di Mel Gibson è il riferimento è al buddy cop movie, Arma Letale o The Nice Guys (Shane Black dietro a entrambi). C’è pure questo, nell’atmosfera più che nell’impianto narrativo.

Il peccato è che Omicidio a Los Angeles non riesce a valorizzare adeguatamente il legame tra Charlie Hunnam e Mel Gibson. Non è il tempo il problema, ma come lo si usa. I due si fiutano, si capiscono e armonizzano il passo. Pure il racconto non ha modo di fare entrare rispettivi universi in rotta di collisione, per vedere cosa succede dopo. Due caratterizzazioni divertite e ben cesellate, ognunva che va per la sua strada quando ci sarebbe tanto da guadagnare a camminare insieme. Ancora una volta, è il dosaggio degli igredienti che fa tutta la differenza del mondo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6