Nowhere: recensione del film spagnolo Netflix

La recensione del survival thriller spagnolo di Albert Pintò con protagonista Anna Castillo, disponibile su Netflix dal 29 settembre 2023.

Tra le cinematografie del Vecchio Continente, la spagnola è quella che gode sicuramente di maggiori estimatori e attenzioni in casa Netflix. Lo dimostrano le numerose uscite mensili sulla piattaforma di serie e film battenti bandiera iberica, ma anche l’apertura del primo – e al momento unico – polo di produzione europeo in quel di Tres Cantos, alle porte di Madrid. Il 29 settembre 2023 è stata la volta di Nowhere di Albert Pintò entrare ufficialmente nella famiglia allargata del broadcaster a stelle e strisce, balzando immediatamente in testa alla top ten dei titoli più visti nella settimana di rilascio. Un piazzamento tra l’altro meritato per una pellicola che ha dimostrato di avere le carte in regola per non deludere le attese, a cominciare dal lavoro dietro e davanti la macchina da presa che ha permesso al prodotto finale di raggiungere standard qualitativi degni di nota.

Nowhere: una donna incinta lotta per la sopravvivenza in un container alla deriva nel mezzo del nulla

Nowhere trama trailer cast - Cinematographe.it

Dal canto suo, il regista nativo di Terrassa mette a disposizione dell’opera, la terza in carriera sulla lunga distanza (alle quali si va ad aggiungere la direzione di alcuni episodi della stagione 5 della serie tv La casa di carta e le stagioni 1 e 2 di Sky Rojo), il mix di talento ed esperienza che è emerso dalla visione delle prove precedenti, quei Matar a Dios e Possession – L’appartamento del diavolo nei quali si è misurato con il fantastico e l’horror. Con Nowhere è rimasto nell’orbita dei generi, decidendo i puntare su un filone dal coefficiente di difficoltà tecnico e narrativo decisamente più elevato per via delle capacità e delle esigenze richieste. Si tratta del survival-thriller, un filone che ha visto negli ultimi decenni un incremento sostanziale di tentativi realizzati alle diverse latitudini, dei quali solo in pochi si possono considerare riusciti e meritevoli di rimanere impressi nella memoria. Uno di questi è Buried del connazionale Rodrigo Cortés che ha molti punti di contatto con il film di Pintò, a cominciare dall’unità spazio temporale in modalità kammerspiel alla presenza di un solo personaggio in scena e di un cellulare come unico strumento per comunicare con l’esterno. La variante in termini di location è data dal luogo di circoscrizione, che nel caso di Nowhere è un container finito in acqua a causa di una tempesta e finito alla deriva nel mezzo dell’oceano. Ed è al suo interno che si trova a lottare per la sopravvivenza sua e del bambino che porta in grembo la protagonista e naufraga di turno, una donna di nome Mia fuggita con il marito da un Paese devastato e controllato da un regime totalitario in un futuro distopico.

Nowhere si basa sui cliché e sugli elementi fondanti del classico survival-movie

Nowhere cinematographe.it

Le varianti in sé, pensate e tradotte in sceneggiatura da un team formato da Indiana Lista, Ernest Riera, Seanne Winslow e Teresa de Rosend, non spostano più di tanto gli equilibri, seguendo alla lettera il modus operandi del genere chiamato in causa che prevede regole d’ingaggio chiare e statiche, visto il contesto bloccato e fermo. In generale la pellicola si basa dunque sui cliché e sugli elementi fondanti del classico survival-movie. Ecco che la mente torna di default a film che si basano più o meno sugli stessi ingredienti e su un’odissea marittima: da Adrift a Open Water, da Vita di Pi ad All is Lost, passando per Paradise Beach, Resta con me e Solo. L’approccio alla materia di conseguenza è di quelli tipici, ciononostante il regista al quale è stato affidato lo script rivede senza esclusione di colpi e puntando sul principio puro dell’empatia l’effetto drammatico, qui offerto dal tema dell’immigrazione clandestina, della condizione dei rifugiati e dalla fuga dai regimi. Peccato solo che le argomentazione sollevate siano state affrontate solo superficialmente, diventando di fatto solamente un punto di partenza e non di arrivo capaci di consegnare al fruitore degli spunti di riflessione.  Motivi per cui non si può di certo pretendere da un prodotto inscrivibile nel suddetto filone, che ne rispetta e calca in pieno stilemi e caratteristiche basilari, una dose di originalità. La lotta per la sopravvivenza dello sventurato in un ambiente estremo ed ostile resta il baricentro drammaturgico dal quale è impossibile prescindere, semmai è il modo in cui si resiste e si viene fuori da questa situazione a tenere incollati alla poltrona o al divano lo spettatore. Il regista spagnolo ci riesce sfruttando al meglio il sali e scendi continuo di tensione, ma anche spingendo al limite la macchina da presa con un’alternanza di piani sequenza articolati e una camera a mano volta a ottenere inquadrature strette in grado di aumentare il clima asfissiante e il senso claustrale di angoscia. In questo Nowhere funziona discretamente con una resa tecnica efficace e una serie di scelte registiche funzionali che ben si sposano con le esigenze del plot.

Anna Castillo offre al film, al regista e alla platea un’interpretazione fisica ed emotiva di altissimo livello

Nowhere trama trailer cast - Cinematographe.it

Altro fattore determinante ai fini della riuscita dell’operazione sta nel contributo dato davanti alla cinepresa di Anna Castillo, che nei panni di Mia si rende protagonista di una performance davvero convincente e soprattutto credibile. Serviva infatti un’attrice capace di tenere la scena e farsi carico del film per la quasi totalità della durata dopo che la scena stessa si andava velocemente svuotando dopo un più affollato e shoccante incipit. La Castillo offre al film, al regista e alla platea un’interpretazione fisica ed emotiva di altissimo livello, che si concretizza in un assolo che conferma una bravura già certificata dalla vittoria del premio Goya con El olivo.

Nowhere: valutazione e conclusione

Nowhere cinematographe.it

Al suo terzo lungometraggio e con diversi episodi di serie televisive alle spalle, lo spagnolo Albert Pintò firma un survival-thriller ansiogeno e con un sali e scendi di tensione ben orchestrato. Nowhere si poggia sugli elementi imprescindibili del filone di riferimento, seguendone alla lettera gli stilemi e i cliché al punto tale da non consentire al risultato finale di trovare una strada personale e qualche spunto di originalità, se non fosse per la tematica trattata che nel genere in questione ha pochissimi precedenti. L’impianto tecnico , l’assolo davanti la cinepresa di una convincente Anna Castillo e il livello di coinvolgimento raggiunti consentono al film di tenere incollati alla poltrona lo spettatore, cosa che oggigiorno non è per niente facile e scontata.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8

Tags: Netflix