Monster Hunter: recensione del film con Milla Jovovich

Tratto da un videogioco Capcom, Monster Hunter è una continua scarica di adrenalina che la protagonista Milla Jovovich affronta con disinvoltura.

Al cinema dal 17 giugno, Monster Hunter si presenta come un primo capitolo di una saga ambiziosa, almeno da un punto di vista tecnico. Il film, diretto da Paul W. S. Anderson (già regista di un paio di capitoli del franchise di Resident Evil e di Alien Vs Predator), trae spunto e sostanza da una serie di videogiochi Capcom, da cui prende anche il ritmo adrenalinico e il design dei terribili villain. Come molti film di questo periodo, Monster Hunter ha dovuto attendere un po’ prima di essere distribuito, a causa della chiusura dei cinema derivata dalla pandemia. Aspettare la sala si è rivelata una scelta azzeccata: probabilmente la visione su grande schermo è l’unico modo per fruire un prodotto del genere, dove più che la trama o la complessità dei personaggi a fare da padroni sono effetti speciali e scene d’azione.

Monster Hunter: Milla contro tutti

Monster Hunter Cinematographe.it

Monster Hunter di Paul W. S. Anderson è un’operazione action con una serie di punti a suo favore. Non molti, in realtà, ma probabilmente sufficienti a godersi una visione disimpegnata nella ritrovata sala cinematografica. Per incominciare, la scelta del cast: Milla Jovovich è ormai un sigillo di garanzia di un certo tipo di cinema, affermata come badass suprema grazia alla saga di Resident Evil (guarda caso, anch’essa tratta da dei videogiochi Capcom). Il suo carisma è innegabile e salva in molte situazioni le lacune logiche di cui la trama di Monster Hunter è colpevole. Basta, insomma, la sua espressione da veterana sicura di sé e padrona della situazione per acquietare il bisogno dello spettatore di capire che sta succedendo. Jovovich interpreta la protagonista, Natalie “Ranger” Artemis, dispersa dopo una bizzarra tempesta di fulmini in un mondo parallelo, abitato da pochissimi umani e troppi mostri. Dopo una sequenza iniziale di inseguimenti (la cui durata percepita è di circa un’ora, ma quella effettiva molto inferiore), incontra il Cacciatore del titolo (Tony Jaa), evidentemente avvezzo a quell’ambiente spietato. Insieme escogitano un piano per riportare Natalie a casa.

Attenti ai mostri

monster hunter, cinematographe.it

Milla Jovovich che combatte contro dei mostri abnormi: Monster Hunter è una forma pura di intrattenimento, che richiede una sospensione dell’incredulità parecchio spiccata. Tuttavia, per chi ha voglia di novanta minuti di azione e adrenalina, questa potrebbe essere la scelta giusta. Lo si capisce già dalla scena iniziale, una sequenza molto lunga che non lascia lo spettatore (e i personaggi) in pace per un attimo. Ma non solo: salvo pochissime pause, la tensione resta altissima per tutta la durata, e trasmette bene la vita estenuante dei protagonisti. In questo Nuovo Mondo, in cui Artemis si trova suo malgrado, a farla da padroni sono questi esseri, mutazioni spaventose di ragni, dinosauri, draghi. Ognuno di essi ha caratteristiche e un notevole potenziale omicida, ognuno di essi ha un design un po’ derivativo, spinto – però – da un’animazione di ottimo livello. Il totale sbilanciamento delle forze in campo (esseri umani minuscoli, rispetto a queste creature gigantesche) accentua il tono quasi parodistico (sarà volontario?) del tutto. Quando, poi, Ranger e Hunter si uniscono a un gruppo organizzato di resistenza anti-mostro, guidato dal sempre meraviglioso Ron Perlman, l’aggettivo “cartoonesco” diventa particolarmente calzante.

In questo, sia ben chiaro, non c’è una connotazione negativa. Neanche quando appare uno dei personaggi meno probabili della storia del cinema recente, un gatto-cuoco-pirata-combattente, talmente strano da fare il giro e diventare convincente – tanto nel punto del film in cui lo si incontra, lo spettatore è pronto ad accettare di tutto.

monster hunter cinematographe.it

Monster Hunter: perché vederlo

Il film, di cui Paul W. S. Anderson firma anche la sceneggiatura, non è tra gli esempi più fulgidi del genere. Tuttavia, l’animazione Sony (che soprattutto negli ultimi tempi sta dando ottima prova di gestire la tecnica) riesce a rendere Monster Hunter un’esperienza immersiva, dove lo spettatore proverà scariche di adrenalina adeguate al contesto terribile che gli si para davanti. Vero, chi ha bisogno di una visione più rilassata, meditata, riflessiva deve decisamente cambiare genere, ma per fortuna le esigenze degli spettatori non sono tutte uguali. La critica internazionale si è infatti divisa tra chi ha demolito del tutto il film e chi ha salvato proprio questo spirito naive. C’è da dire che anche nell’action abbiamo a che fare, anche all’interno della stessa saga di Resident Evil – per non andare troppo lontano – con costruzioni di maggior pregio, e interpretazioni più interessanti della traccia videoludica che, per forza di cose, tende a essere più semplice della trama di un film. Sappiamo anche che la storia del cinema tratto dai videogiochi ha rarissimi esempi felici, e che queste operazioni servono più a portare giocatori in sala che a raccontare storie nuove. Tuttavia dispiace un po’ l’enorme dispendio di energie (evidente dalla resa del film) legate all’impianto visivo, là dove c’è davvero poca cura della storia e della scrittura in generale.

Monster Hunter si presenta come un primo capitolo di una saga (senza fare spoiler, il finale lo comunica chiaramente). Forse la narrazione reale è solo rimandata di qualche anno?

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.7