L’ospite: recensione del film di Duccio Chiarini

Recensione de L'ospite di Duccio Chiarini, è una sagace e raffinata riflessione su come il precariato incida nei rapporti umani e nell'eterna incomunicabilità tra uomini e donne.

Diceva Woody Allen nel delizioso e arguto monologo di chiusura di Io e Annie (1977) – in cui si metteva a paragone il “bisogno di uova” alle relazioni – che i rapporti umani per quanto irrazionali e pazzi, continuino per un bisogno ontologico degli uomini di trovare un legame nella propria vita. In tal senso, L’ospite (2018) opera seconda del regista Duccio Chiarini (Short Skin) presentata al 36esimo TFF (Torino Film Festival) e al Locarno Festival Piazza Grande 2018, si inserisce proprio in questo filone narrativo, raccontando allo spettatore le difficoltà di una coppia (apparentemente) felice, in un periodo sociale come il 2019, dove il precariato riesce a influire nei rapporti, più del sentimento, in una visione della vita pragmatica e dolorosamente autentica.

Ne L’ospite infatti l’equilibrio di Guido (interpretato da Daniele Parisi) e Chiara (interpretata da Silvia D’Amico) una coppia con i propri alti e bassi come tutti, viene messo a repentaglio nel momento in cui, durante un rapporto, un preservativo rotto dà il via a una sequela di piccoli conflitti crescenti fino alla definitiva rottura. A seguito di questa, Guido inizierà a vagare da “ospite”, di divano in divano tra amici e parenti, divenendo così testimone di come dietro ogni facciata di felicità e armonia di coppia, ci siano discussioni e problematiche più o meno serie.

L'ospite cinematographe.it

L’ospite: una narrazione (fin troppo) lineare in cui emerge un forte sottotesto sociale

Nel mostrare gli effetti di come il precariato incida sulla vita di coppia, dove anche il possibile arrivo di un figlio – che dovrebbe essere il punto più alto di una coppia sana – può gettare scompiglio nel rapporto più solido. L’ospite lo fa declinandolo attraverso una struttura narrativa dall’andamento lineare, in un continuo aumento della posta in gioco che mette in rassegna tutte le problematiche più comuni dei rapporti umani, dal lavoro che non c’è alle vecchie fiamme, fino alla “condanna” della routine. Tale narrazione però, anche complice di un tempo narrativo che concentra gli eventi nell’arco di pochissimo tempo – dal ritmo serrato – risulta affascinante ma quantomeno inverosimile visto il susseguirsi di azioni che lo script di Duccio Chiarini mette in scena riguardanti non solo Guido e Chiara, ma anche le coppie di amici e parenti in cui ci imbattiamo nel corso della narrazione.

Il tutto, sottolineato da una caratterizzazione dei personaggi basilare, come Guido e Chiara, che rappresentano gli archetipi sociali dell’uomo eccessivamente emotivo che non sa ascoltare, e della donna che di fatto ha già deciso sin dal primo momento come sarebbero andate a finire le cose, ma non sa come affrontarlo. Ed è anche questo il bello: sono personaggi umani, imperfetti, egoisti, e a volte anche un po’ sciocchi, che vivono e respirano in un ambiente narrativo generato da un continuo susseguirsi di paranoie, insicurezze, litigi per sciocchezze e inseguimenti per gelosia. L’emblema dell’incomunicabilità umana tanto cara al cinema di Michelangelo Antonioni (L’Avventura, La Notte, L’Eclisse) su cui L’ospite di Duccio Chiarini gioca per tutto il film mostrando i differenti approcci di uomini e donne nel gestire una stessa problematica.

L’ospite: quando un divano rappresenta il tuo mondo

C’è un po’ una costante ne L’Ospite di Duccio Chiarini, il divano rosso di Guido che vediamo in apertura e chiusura di pellicola, un divano che Chiara ha sempre voluto cambiare, ma che Guido ha sempre amato, simulacro anche delle intenzioni sopracitate dei personaggi – valorizzati da una regia che sa ben trasparire l’atmosfera della narrazione – ora divenendo intima e giocando su particolari e dettagli, ora lasciando che l’ambiente inglobi Guido e le sue insicurezze, tra piani medi, campi lunghi e semi-soggettive.

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L’ospite di Duccio Chiarini, pur con ingenuità di narrazione e personaggi fin troppo stereotipati, riesce a porre l’accento sul problema dell’Italia di oggi e su come il precariato sia come una pendente spada di Damocle su tutti noi. È quindi una lezione di vita, su come non lasciare che le difficoltà di tutti i giorni abbiano la meglio se c’è un sentimento alla base, e su come, in fondo, ricominciare daccapo sia a volte la soluzione a tutti i problemi. Perché in fondo, sennò “e poi a me le uova chi me le fa?

L’ospite, diretto da Duccio Chiarini, verrà rilasciato nelle sale cinematografiche il 22 Agosto 2019. È prodotto da Mood Film con Rai Cinema e sarà distribuito da Mood Film. Nella trama si legge:

Guido pensava di avere una vita tranquilla fino a quando, in un pomeriggio d’inverno, un imprevisto sotto alle lenzuola non arriva a turbare la sua relazione con la fidanzata Chiara. Diretti in farmacia per comprare la pillola del giorno dopo, Guido le propone di non prenderla e Chiara si trova costretta a confessare i suoi recenti dubbi sul loro rapporto. È l’inizio della crisi e Guido è presto costretto a fare le valigie e ad andarsene di casa, ma per andare dove? Incapace di stare da solo, chiede ospitalità nelle case dei genitori e degli amici più cari trovandosi a naufragare da un divano all’altro nell’insolito ruolo di testimone delle loro vite e dei loro grovigli amorosi…

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.3