Venezia 73 – La La Land: recensione del film di Damien Chazelle

Ad aprire la 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è il musical di Damien Chazelle La La Land (trailer), sicuramente fra le pellicole più attese del lotto e già candidata a fare incetta di premi nel corso della prossima Awards Season. Molto ci si attendeva dal giovanissimo regista Damien Chazelle (appena 31enne) dopo il folgorante esordio nel 2014 con Whiplash, che conquista tutte le fasce di pubblico con un atipico racconto di formazione a (forsennato) ritmo di jazz.

La La Land rapisce infatti lo spettatore fin dalla memorabile scena d’apertura

Le speranze, possiamo dirlo fin dal principio, non sono state affatto deluse. La La Land rapisce infatti lo spettatore fin dalla memorabile scena d’apertura, in cui un gruppo di cantanti e ballerini vestiti in abiti sgargianti illuminano il grigio e freddo panorama dell’autostrada di Los Angeles con un irresistibile balletto, proiettandolo in una favola romantica senza tempo con la suggestiva cornice della Città degli Angeli e della sua macchina dei sogni.

la la land

Dopo il folgorante incipit vengono introdotti i due protagonisti assoluti di questo originale e atipico musical. La prima è Mia (Emma Stone), aspirante attrice che si divide fra un modesto lavoro come barista e una serie estenuante di provini, nella speranza di essere notata da quella Hollywood che la ospita ma sembra non accettarla mai fino in fondo; il secondo è Sebastian (Ryan Gosling), un talentuoso pianista jazz, appassionato di un genere destinato a pochi intimi, ma costretto a fare piano bar ed eseguire pezzi dozzinali per sbarcare il lunario.

Quello fra i due è un incontro fra due sognatori e due anime in cerca di un posto al sole, condannate a vivere una vita che non gli appartiene e che non li soddisfa. Il gusto per due tipi di arte diversi ma affini, quella cinematografica per Mia e quella musicale per Sebastian, è la miccia che accende una storia d’amore intensa e struggente, mai melliflua e in perpetuo divenire.

Damien Chazelle dirige con maestria innata e con una padronanza da regista consumato un musical che riesce a essere al tempo stesso originale e fedele alla tradizione, con una serie di omaggi (fin dagli splendidi titoli di testa) all’epoca d’oro di Hollywood, con una serie di citazioni (Gioventu bruciata e Cantando sotto la pioggia su tutti) che faranno la gioia dei cinefili più attenti.

La La Land stupisce per la coerenza e la solidità con cui viene trattato un materiale vasto ed estremamente variegato.

A differenza di quanto avviene in molti film del genere musical, i momenti canori e danzerecci si integrano alla perfezione, non dando mai l’impressione che il racconto venga spezzato per dare spazio a una scena superflua ai fini della narrazione. Gli eventi si susseguono seguendo il corso delle stagioni, e il piano della realtà viene amalgamato in maniera stupefacente da alcuni momenti onirici: delle vere gioie per gli occhi, superbamente fotografati da Linus Sandgren, che faranno rimanere letteralmente a bocca aperta anche gli spettatori più freddi ed esigenti.

Un plauso va certamente fatto anche ai due protagonisti. Ryan Gosling convince ancora, dopo The Nice Guys, mostrando doti da attore brillante che lo allontanano ancora di più dalla glaciale maschera mostrata in Drive e che ne confermano la completezza e la caratura come attore. Strabiliante anche la prova di un’ormai matura Emma Stone, alla quale sembra improbabile che possa sfuggire una candidatura all’Oscar per una prova tanto intensa e completa, capace di fare emergere anche le sue non comuni doti canore.

Ryan Gosling ed Emma Stone danno vita a un’intesa storia d’amore

la la land

Dopo Crazy, Stupid, Love e Gangster Squad, i due danno corpo e anima a un’altra intensa storia d’amore, che supera ampiamente le precedenti e si candida a diventare un classico del cinema popolare contemporaneo. Merito anche di un finale davvero riuscito e coinvolgente, in cui Damien Chazelle si supera riassumeno in pochi minuti il senso dell’amore, delle speranze e delle illusioni, evitando di usare troppe parole e lasciando parlare gli sguardi, la musica, i gesti e le emozioni. Da segnalare anche due piccoli ruoli per John Legend (anche produttore del film) e per J. K. Simmons, strepitoso protagonista del precedente lavoro del regista.

Dopo Gravity e Birdman, passando per la battuta a vuoto di Everest, il Festival di Venezia fa nuovamente centro con un film di altissimo livello, capace di conquistare trasversalmente ogni tipo di pubblico e di fare ancora provare la magia del vero cinema, quello che sa fondere vita vera e sogni con musica e immagini. La conferma del talento visivo e narrativo del giovane adulto Damien Chazelle, di cui potete stare certi che sentiremo ancora parlare in futuro.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4