La fortuna di Nikuko: recensione del film anime di Ayumu Watanabe

Una pellicola ad alto impatto visivo con un design suggestivo tanto da assomigliare a un dipinto che tuttavia manca di una propria identità nella caratterizzazione dei personaggi e nel fulcro narrativo.

Ayumu Watanabe non ha di certo bisogno di presentazioni nel panorama del cinema d’animazione del Sol Levante. Il regista de I figli del mare propone questa volta La fortuna di Nikuko, un racconto di formazione coming of age delicato e ricco di emozioni. La sceneggiatura è invece curata da Satomi Ohshima, il quale ha avuto il compito di adattare il pluripremiato romanzo di Kanako Nishi da cui è tratto il film.
La fortuna di Nikuko ruota attorno alla relazione tra Nikuko, una donna sovrappeso sfortunata in amore, e sua figlia, l’undicenne Kikuko, alla ricerca di sé stessa tramite i rapporti con le sue amiche e il primo approccio con i ragazzi. Nikuko e Kikuko non potrebbero essere più diverse: la prima è una donna estroversa, amante del buon cibo, a tratti sin troppo ingenua, mentre la seconda è il suo esatto opposto, tanto da non sembrare neanche sua figlia (come le fanno spesso notare le sue amiche).

Kikuko alle volte prova vergogna per i comportamenti eccessivamente esuberanti della madre, ma il profondo affetto che la lega a lei supera ogni scoglio emotivo. Il design e i disegni accentuano le differenti personalità dei personaggi, rendendo un semplice sguardo più eloquente di qualsiasi parola. Lo stesso discorso vale per i paesaggi e per la fotografia che si rivelano una vera e propria gioia per gli occhi. Ciò non lascia sorpresi più di tanto quando si viene a sapere che la mano dietro il character design e la cura dell’animazione è quella di Kenichi Konishi (Neon Genesis Evangelion, Berserk, Il castello errante di Howl, solo per citarne alcuni).

La fortuna di Nikuko: il toccante tributo di Ayumu Watanabe allo Studio Ghibli

L’animazione ricorda più di una volta i capolavori dello Studio Ghibli, a cominciare dal design di Nikuko, la quale viene paragonata più di una volta da Kikuto a Totoro. La stessa cittadina portuale immersa nel verde, con l’immancabile scalinata che conduce a un tempio shintoista, è un riferimento a innumerevoli altri film come Kiki consegne a domicilio, La città incantata e Quando c’era Marnie. L’intreccio narrativo porta ad esplorare lo stato d’animo di Kikuto e dei suoi problemi all’apparenza insormontabili di cui si fanno carico tutti gli undicenni, come stabilire quale cerchia sociale privilegiare tra le aule scolastiche. Nikuko la osserva crescere e maturare con orgoglio nonostante sia chiaro sin da subito che le due sono troppo diverse per allacciare un rapporto troppo profondo.

È forse questo un neo del film: Kikuko è decisamente troppo spensierata e maldestra, ridotta fin troppe volte ad una macchietta comica che manca di una sua identità, al contrario della figlia, che appare invece sin troppo perspicace e matura per la sua età. Il divario tra le due protagoniste è talmente grande da rischiare di minare tutto ciò che si è costruito con tanta cura per tutta la durata della pellicola: un racconto di formazione e di speranza nonostante le innumerevoli difficoltà che la vita pone sul cammino di tutti noi.
La fortuna di Nikuko è un film che forse avrebbe potuto dare di più in termini di contenuto. Al contrario del film precedente del regista, il già citato I figli del mare, La fortuna di Nikuko appare sin troppo semplicistico e senza una vera identità che lo faccia brillare di una luce propria. Nonostante la regia impeccabile, un design calzante, un ambiente piacevolmente estetico, l’anime soffre di una mancanza proprio nel suo nucleo narrativo di base.
In conclusione possiamo definirlo un film piacevole e a tratti toccante, che però non offre nient’altro. Nelle sale dal 16 al 18 maggio 2022 con Nexo Digital.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8