L’unica (Irreplaceable You): recensione del film Netflix

La nostra recensione de L'unica (Irreplaceable You il titolo originale), nuovo film originale Netflix con protagonisti Gugu Mbatha-Raw, Michiel Huisman e Christopher Walken

L’unica (Irreplaceable You il titolo originale) è un film originale Netflix del 2018 scritto da Bess Wohl e diretto da Stephanie Laing. Protagonisti della pellicola sono Gugu Mbatha-Raw (celebre per il suo ruolo nell’acclamata puntata San Junipero di Black Mirror) e Michiel Huisman (Adaline – L’eterna giovinezza). Sono inoltre presenti in ruoli minori anche celeberrimi attori come il premio Oscar Christopher WalkenSteve CooganJacki Weaver e Kate McKinnonL’unica è disponibile per tutti gli abbonati a Netflix a partire dal 16 febbraio.L'unica Cinematographe.it

Abbie (Gugu Mbatha-Raw) e Sam (Michiel Huisman) sono una coppia felice, capace di attraversare mano nella mano tutte le fasi più complicate della vita fin dall’infanzia. Giunti alla soglia dei 30 anni, con una sospetta gravidanza in corso, decidono di convolare a nozze e celebrare così il loro grande amore. La loro serena esistenza viene però scombussolata da una terribile diagnosi di cancro, che stronca sul nascere il sogno di maternità di Abbie e le concede soltanto pochi mesi di vita. La ragazza però non si lascia abbattere, e decide di dividersi in quest’ultima fase della sua esistenza fra i bizzarri membri di un gruppo di sostegno per i malati terminali e la febbrile ricerca di una nuova compagna per Sam, da sempre impacciato nei rapporti con l’altro sesso.

L’unica: amore e morte nel nuovo film originale Netflix

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L’unica approccia un tema difficile come quello della malattia terminale prefiggendosi il difficile obiettivo di fondere il dramma con la commedia e la perdita con la costruzione di qualcosa di nuovo. Le prime sequenze, con la voce fuori campo della protagonista che racconta il suo avvenuto decesso in una irriverente scena al cimitero, lasciano sperare che il bersaglio possa essere centrato, ma ciò che segue purtroppo non soddisfa le aspettative.

Nonostante le buone performance dei protagonisti, in particolare quelle di Gugu Mbatha-Raw e dell’inossidabile Christopher Walken, L’unica non riesce mai a compiere una pungente e ironica riflessione sulla morte, affidandosi quasi esclusivamente al classico meccanismo del gruppo di sostegno per le battute più sfacciate sul trapasso. Ciò che dovrebbe distinguere la pellicola dal resto di questo lacrimevole filone dovrebbe essere l’interessante spunto di una fidanzata prossima al decesso disposta ad aiutare il compagno nella ricerca di una donna che possa prendere il suo posto, anche grazie all’utilizzo di modernità come le app di incontri, ma è proprio in questi frangenti che il film perde completamente di mordente, infossandosi in triti stereotipi sui nerd e in banali dialoghi sul senso dell’amore e della vita che coinvolgono Sam e il suo amico Benji (Brian Tyree Henry).

L’unica sconta la mancanza di originalità nell’affrontare il tema della malattia e dell’imminente lutto

I passaggi più apprezzabili de L’unica finiscono per essere quelli che coinvolgono direttamente la malata terminale Abbie, grazie anche alle buone doti espressive in diversi registri dimostrate da Gugu Mbatha-Raw. Dai dialoghi con una sorta di mentore della malattia come il personaggio di Christopher Walken agli scontri con Sam sulla necessità di andare oltre, passando per le inevitabili scene strazianti, suona però tutto come già visto e rivisto, impedendo così allo spettatore di entrare completamente in empatia con la vicenda e con i suoi protagonisti.

Con il passare dei minuti, cala sempre di più l’interesse verso ciò che succederà dopo l’annunciata morte di Abbie, mentre rimane l’inappagata curiosità di conoscere di più su aspetti marginali della storia, ma paradossalmente più riusciti, come i componenti del bizzarro gruppo di sostegno (fra i quali si distingue come sempre il volto del Saturday Night Live Kate McKinnon) o il passato dell’amore fra i due protagonisti, cominciato addirittura nel corso della loro infanzia.

L’unica: un film che scivola addosso allo spettatore senza aggiungere nulla di nuovo al genere

Dal punto di vista tecnico, la regista Stephanie Lang si limita al compitino, traendo il meglio dalla location newyorkese e dai suoi interpreti. Meno riuscite le sequenze negli interni e in particolare quelle ambientate nel corso della vita notturna, decisamente anonime e incapaci di fare emergere la vera personalità di Sam, il suo lacerante dolore e il suo senso di inadeguatezza nelle relazioni.

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In conclusione, L’unica fallisce nell’intento di analizzare la malattia e la morte con un approccio leggero e ironico, riuscendo soltanto in brevi tratti a rendere il senso di impotenza e di progressivo strappo interiore generato da queste dolorose situazioni. Un film sincero e dalla dignitosa fattura tecnica, ma privo del necessario approfondimento per lasciare realmente qualcosa allo spettatore.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7

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