Il piacere è tutto mio: recensione del film di Sophie Hyde

Emma Thompson e Daryl McCormack sono i protagonisti de Il piacere è tutto mio, commedia sexy su un'insegnante decisa a riscoprire il piacere.

Presentato al Sundance Film Festival, Il piacere è tutto mio (in originale, Good Luck To You, Leo Grande) è la nuova commedia diretta da Sophie Hyde, al suo terzo lungometraggio dopo 52 Tuesdays (2014) e Animals (2019). La regista australiana porta sullo schermo la sceneggiatura firmata dall’inglese Katy Brand, attiva soprattutto in TV come interprete e autrice, raccontando la storia di un gigolò e dei suoi appuntamenti con una donna non più nel fiore degli anni.

Il gigolò in questione è Leo Grande (Daryl McCormack), che si accinge a incontrare la sua nuova cliente, Nancy (Emma Thompson), ex professoressa di scienze religiose che lo attende nella stanza di un hotel riservata per l’occasione. L’insegnante in pensione prenota le prestazioni del giovane sex worker mossa dal desiderio improvviso di dare una scossa alla propria vita, segnata da un’insostenibile monotonia, soprattutto sotto le lenzuola. Una monotonia che, ormai vedova, è decisa a scardinare, confidando nell’aiuto dell’affascinante professionista.

Il piacere è tutto mio: una commedia sexy dagli echi teatrali

il piacere è tutto mio recensione cinematographe.it

Eccezion fatta per un paio di rapide capatine fuori dalle quattro mura della stanza, Il piacere è tutto mio si svolge interamente in una camera d’albergo, facendo pensare che la commedia sarebbe stata perfetta per essere rappresentata su un palcoscenico. La sceneggiatura tradisce questa componente quasi teatrale, insita nei dialoghi e soprattutto nell’interpretazione che ne dà Emma Thompson. La sua Nancy si lancia frequentemente in lunghi monologhi argutamente scritti e perfetti per un’attrice nota per i ruoli di donne reticenti, ma che nondimeno accentuano la sensazione che ci si trovi di fronte a un personaggio nato da una penna.

Inoltrandoci nel film, questa impostazione non si fa tuttavia ostacolo insormontabile e, condivisibili o meno, si comprende chiaramente come determinate scelte siano state concepite per rendere con maggiore drasticità il divario tra i protagonisti, pronti a vivere un momento di totale condivisione nonostante siano praticamente degli sconosciuti. Costretti con loro all’interno della camera matrimoniale, in una suddivisione in atti che corrispondono agli incontri dal coinvolgimento crescente della coppia, avvertiamo ancor più acuita l’intimità che i due si ritrovano a consumare bruciando le tappe che si è soliti attraversare in tali circostanze. I momenti di imbarazzo, la volubilità di Nancy, le esplosioni di voluttà sono acuiti dalla fissità dello spazio narrativo, per cui ciò che avviene oltre i suoi confini dovrebbe essere lasciato fuori dalla porta, ma che invece vede i due protagonisti affrontare ciò che sono divenuti proprio a causa di ciò che è accaduto loro al di là di quelle mura.

Emma Thompson e Daryl McCormack: la loro sintonia perfetta costituisce l’anima de Il piacere è tutto mio

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Se la sua messa in scena non fa molto per “deteatralizzare” l’impianto del film, non c’è dubbio che Sophie Hyde abbia fatto centro nella scelta e nella direzione dei suoi interpreti principali. Hyde segue ammaliata i propri attori, perfettamente in sintonia tra loro e a cui la regista si affida pienamente per infondere vita alla storia. Sin dalla loro prima inquadratura assieme, Emma Thompson e Daryl McCormack dimostrano una chimica prorompente. Indispensabile per una storia che si regge quasi esclusivamente sugli scambi emotivi dei volti in scena, la si avverte nei momenti in cui i due siedono uno accanto all’altra, aprendosi riguardo alla propria vita personale, così come nelle scene di maggiore intimità fisica. Non c’è dubbio che Hyde sia riuscita a instaurare sul set un clima di grande fiducia, così da ottenere un totale coinvolgimento dai due interpreti, aperti a mettersi in gioco anche con il proprio corpo.

A stupire, nella coppia, è soprattutto l’irlandese McCormack, noto al grande pubblico per il ruolo di Isaiah Jesus in Peaky Blinders e distintosi come comprimario al cinema in Pixie (2020) di Barnaby Thompson. Il piacere è tutto mio gli consente di brillare incarnando con naturalezza una figura dalla forte ambivalenza, che oscilla costantemente fra l’essere pienamente in controllo della situazione e momenti di tenere esternazioni emotive. Giovane aitante, McCormack conferisce credibilità a un personaggio facilmente etichettabile come simbolo dell’edonismo più assoluto, da cui tuttavia sin da subito traspare un amore genuino per il proprio lavoro e sotto al cui fisico statuario si celano profonde cicatrici.

Il piacere? Un diritto, non una vergogna

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Nonostante la figura di Leo Grande possa portare alla mente titoli come American Gigolò (1980) o, sempre con Richard Gere ma a ruoli invertiti, Pretty Woman (1990), il lavoro di Hyde non è interessato a ritrarre lo sbocciare dell’amore fra sex worker e cliente, come nel caso del film di Paul Schrader, che nel suo stile aveva macchiato il romanticismo con tinte thriller, o della fiaba da classico disneyano diretta da Garry Marshall. Sarebbe pertanto riduttivo confinare Il piacere è tutto mio al genere della commedia romantica, preferendo affrontare un discorso più ampio sull’accettazione del proprio corpo e delle sue esigenze.

Molto semplicemente, la storia di Nancy e Leo è quella di due persone che, in un determinato momento del proprio viaggio esistenziale, avevano bisogno l’uno dell’altra per rimettere assieme alcuni pezzi delle rispettive vite. Professoressa e madre, Nancy non può fare a meno di riversare questi due aspetti nel rapporto con Leo, ma in un incalzante ribaltamento di ruoli, entrambi si trovano ogni volta a insegnare e ad apprendere reciprocamente. Pur presentando una didascalicità di fondo e a volte recando con sé un lieve snobismo, la sceneggiatura di Katy Brand funziona nel rendere protagonisti i corpi e la loro unione. A questi, Hyde rende giustizia dandone una rappresentazione più genuina di alcuni film che cercano di creare scalpore millantando la propria licenziosità, ma risultando infine ben più pudichi di quanto vorrebbero far credere. Senza rinunciare a un’apprezzabile leggerezza, il film sfida i moralismi secondo cui curare il piacere personale sarebbe un deprecabile slancio solipsistico, asserendo invece come il percorso per comprendere noi stessi possa passare attraverso la riscoperta del proprio corpo, ponendo l’orecchio ad ascoltarne i bisogni, e come in questo non ci sia motivo di vergogna.

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Diretto da Sophie Hyde e sceneggiato da Katy Brand (anche produttrici esecutive), Il piacere è tutto mio vede un cast composto da Emma Thompson, Daryl McCormack, Les Mabaleka, Lennie Beare, Carina Lopes, Charlotte Ware e Isabella Laughland. Prodotto da Searchlight Pictures, Cornerstone Films, Align e Genesius Pictures, il film è portato in Italia da BiM Distribuzione, nelle nostre sale dal 10 novembre.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.9