Hold the Dark: recensione del film Netflix con Jeffrey Wright

Hold the Dark è un film del 2018 diretto da Jeremy Saulnier e basato sull’omonimo romanzo di William Giraldi. I protagonisti del film sono Jeffrey WrightAlexander SkarsgårdRiley KeoughJames Badge Dale. Dopo le presentazioni al Toronto International Film Festival e al Fantastic Fest, Hold the Dark è stato distribuito su Netflix il 28 settembre.
Hold the Dark

A seguito della sparizione del figlio, Medora Sloane (Riley Keough) invita nella sua residenza in Alaska il naturalista Russell Core (Jeffrey Wright), esperto sul comportamento dei principali indiziati del fatto, ovvero i lupi. Nel frattempo, il marito di Medora, Vernon (Alexander Skarsgård), torna dal servizio miliare oltreoceano, profondamente cambiato nello spirito. Ha così inizio un ambiguo e inquietante viaggio nei più reconditi anfratti dell’animo umano.

Hold the Dark: un thriller cupo e violento ambientato nei gelidi paesaggi dell’AlaskaHold the Dark

Dopo aver già dimostrato la sua abilità nella creazione di atmosfere torbide e malsane con i precedenti Blue Ruin e Green RoomJeremy Saulnier approda su Netflix con un thriller ambientato nei gelidi paesaggi dell’Alaska e incentrato sull’uomo e sulla sua atavica sete di violenza. Fin dai primi minuti, quando il protagonista Russell Core esita nell’uccidere quegli lupi sospettati di avere ucciso un bambino, comprendiamo infatti che la ferocia e la brutalità su cui è incentrato Hold the Dark non proviene dal mondo animale, ma da quello ben più pericoloso degli umani. Facendo seguito al paradossale concetto espresso già dal titolo, ovvero trattenere quell’oscurità che sembra avvolgere tutto e tutti in uno sperduto paese dell’Alaska, comincia una lenta ma inesorabile discesa negli inferi dell’animo umano, scandita da un’atmosfera tenebrosa, che a tratti sembra quasi sconfinare nel soprannaturale, ed esaltata da improvvise e laceranti esplosioni di violenza.

Una maschera da lupo, indossata dai protagonisti poco prima di compiere azioni ambigue o violente, diventa l’esplicita metafora della tendenza della società – in particolare in questo periodo storico – ad addossare sul prossimo e su chi non si può difendere le colpe e le conseguenze dei propri istinti più subdoli. A rappresentare degnamente questo concetto non è tanto l’enigmatica madre portata in scena dalla sempre più convincente Riley Keough, quanto piuttosto il minaccioso Vernon di un ottimo Alexander Skarsgård, che non a caso ci viene presentato nel corso di una missione di guerra ai limiti del disumano, a simboleggiare una netta frattura all’interno della sua mente e della sua etica.

Hold the Dark non risponde a molti dei quesiti suscitati

Dopo un primo atto pressoché perfetto nella gestione dei tempi e delle atmosfere e nella presentazione dei personaggi e del loro contesto, Hold the Dark vira decisamente sul versante della violenza, rappresentata abilmente da Jeremy Saulnier attraverso fiammate che lasciano interdetti per la loro brutalità e per la loro repentinità (magistrale in tal senso la gestione di una lunga e avvincente sparatoria). Fra suggestioni spirituali (quella maschera mostrata più volte sembra sempre suggerire una sorta di rito tribale) e un incedere lento e a tratti ridondante, il meccanismo accusa qualche battuta a vuoto nella parte centrale. Manca inoltre un appagamento anche soltanto parziale ai tanti quesiti che solleva il film, dalle brutali azioni di Vernon alle motivazioni alla base delle azioni di Medora.

Come il protagonista interpretato da Jeffrey Wright (che dimostra di poter essere efficace anche in un ruolo centrale), a tratti veniamo semplicemente trascinati da una serie di eventi poco decifrabili invece di addentrarci nelle pieghe dell’animo dei protagonisti. Pur riconoscendo l’apprezzabile intento da parte di Jeremy Saulnier di raccontare il senso di alienazione e smarrimento della provincia americana, constatiamo così la netta frattura fra una messa in scena di primo livello, che amalgama sapientemente lugubri suggestioni da favola dark e dirompenti deflagrazioni di violenza, e una sceneggiatura in certi casi frustrante, che nel porre una barriera fra lo spettatore e i personaggi rende Hold the Dark un prodotto godibile e piacevolmente sinistro, ma destinato a scivolarci addosso.

Hold the Dark: una narrazione rarefatta e a tratti impenetrabile

Hold the Dark

Tirando le conclusioni, chi si aspettava da Hold the Dark un prodotto capace di raccontare la provincia americana attraverso personaggi tridimensionali alle prese con difficili scelte morali (sulla scia de I segreti di Wind River) rimarrà probabilmente deluso da una narrazione più rarefatta e impenetrabile, che pur regalando molto dal punto di vista della tensione narrativa e del gore, non ci schiude completamente il suo cuore, lasciandoci scossi ma sostanzialmente inappagati. Un film comunque coinvolgente e genuino, che conferma i piccoli ma decisi passi avanti fatti recentemente da Netflix nelle sue produzioni originali.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 0
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

2.7

Tags: Netflix