Granchio nero: recensione del thriller Netflix con Noomi Rapace

La recensione di Granchio Nero, il film per la regia di Adam Berg e con protagonista Noomi Rapace, disponibile su Netflix.

C’è acqua allo stato solido, a prova d’urto, che nasconde le atrocità della guerra e il bagno ghiacciato nel mare aperto mentre i cristalli della neve cadono a imbiancare l’arcipelago. L’acqua simbolo della vita e della rinascita è ovunque intorno alla soldatessa Caroline Edh (interpretata magnificamente da Noomi Rapace) che è la protagonista di Granchio nero: il nuovo thriller d’azione svedese diretto da Adam Berg ambientato in un mondo apocalittico lacerato dalla guerra. Il regista fa agire Edh insieme ad altri cinque migliori soldati pattinatori in un paesaggio notturno esaltato dalla fotografia di Jonas Alarik. Mostruosità, effetti disumanizzanti della guerra, mitragliate e granate, lame, vento gelido e neve, retorica della menzogna: c’è tutto questo nella missione “acquatica” disperata di Granchio nero disponibile dal 18 marzo 2022 in streaming per gli abbonati Netflix

Granchio nero: sei soldati e una missione suicida sul ghiaccio

Granchio Nero, Cinematographe.it

La storia di Granchio nero ci viene mostrata attraverso un montaggio discontinuo basato sul percorso di senso o emotivo intrapreso dalla protagonista che ha effetti sulla sua realtà. Un minuto appena e il regista fa uscire subito lo spettatore dalla comfort zone, con una sparatoria incontrollata che irrompe mentre la pattinatrice di velocità Caroline Edh conversa con sua figlia. Nel corso di un freddo inverno si apre un nuovo capitolo per Caroline ormai divenuta soldatessa; le viene ordinato di prender parte all’Operazione Granchio nero: una missione segreta per fermare la guerra ( e sferrare l’ attacco decisivo contro il nemico). L’obiettivo è portare due capsule con contenuto sconosciuto al Centro di ricerca di Odo, ma per fare questo bisogna che almeno uno di loro sopravviva e attraversi l’arcipelago ghiacciato, per la prima volta dopo 37 anni. Perché intanto gran parte delle unità è stata distrutta dal nemico venuto da nord, che ha bombardato le basi e raggiungerà in pochi giorni anche quella dove si trova Edh e la guerra potrà dirsi persa. L’Operazione Granchio Nero, seguendo il colonnello (David Dencik, L’uomo delle castagne) è “l’unica occasione per lasciare liberi tutti i soldati coinvolti e che potrebbe porre fine alla guerra”. Ma appare piuttosto una missione suicida: percorrere 200 miglia nautiche pattinando sul ghiaccio salato, al buio, e dietro le linee nemiche.

Al suo debutto alla regia Adam Berg “prende un granchio”

Granchio Nero, Cinematographe.it

Nella prima tranche del film salgono le aspettative e Granchio nero ha tutta l’aria di essere la nuova bomba sganciata da Netflix dopo lo Squid Game, quando il clima di continua suspense, i temi affrontati vicini al momento che viviamo e i primi plot point tengono alta l’attenzione. In realtà c’è sotto una buona storia dove lo scopo dell’azione è legato all’amore che non può che dare un senso alla vita, perché “bisogna sognare per sopravvivere a tutto questo” e il nostro pensiero vola al popolo ucraino. Ma proseguendo con la visione,  il thriller inizia a mostrare i suoi numerosi punti di debolezza (incongruenze nella sceneggiatura, prevedibilità, un cast che non convince totalmente, un finale decisamente sotto tono o pretenzioso che rievoca l’abbraccio fra Elisa Esposito e l’uomo anfibio in La forma dell’acqua di Guillermo del Toro, quando i due amanti fondono i loro corpi). Per concludere che l’opera riesce ad intrattenere, ma non è particolarmente sorprendente e, in generale, non apporta nulla di nuovo nel panorama delle produzioni del suo genere con al centro guerre, operazioni suicide e missioni sulle strade del ghiaccio: al suo debutto alla regia Adam Berg  “prende un granchio”.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8

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