Venezia 76 – Gloria Mundi: recensione

Recensione di Gloria Mundi, sguardo al proletariato francese, con una povertà artistica e di spirito più grave della condizione famigliare dei protagonisti.

Robert Guédiguian torna alla Mostra del Cinema di Venezia a due anni dal passaggio al festival de La villa. Ancora una volta in concorso, l’opera del regista francese Gloria Mundi – composta insieme allo sceneggiatore Serge Valletti -, presenta una storia che tenta di inquadrare il ribollimento dello stato politico e sociale del Paese dell’autore, fornendone bene il contesto, ma perdendosi inesorabilmente nella trama scialba e sconnessa in cui rimangono coinvolti i suoi personaggi.

Arrivata da poco la figlia di Mathilda (Anaïs Demoustier) e Nico (Robinson Stévenin), la piccola Gloria si ritroverà già immersa nelle difficoltà involontarie del lavoro, ma, soprattutto, della disoccupazione della sua famiglia. Una condizione ai limiti della disperazione, dove sono i nonni a sostenere il peso di due intere famiglie, dovendo anche loro affrontare gli imprevisti quotidiani e scontrandosi con la possibilità di uno sciopero che manderebbe la madre Sylvie (Ariane Ascaride) a casa senza pagamenti. Soltanto la sorella minore di Mathilda e il suo compagno sembrano cavarsela discretamente, seppur dimostrandosi apparentemente anaffettivi e costretti a trovare conforto in altro.

Gloria Mundi: la fotografia scolorita della Francia proletaria di oggi

gloria mundi, cinematographe.it

La maniera con cui Gloria Mundi sceglie di aprirsi è totalmente fuorviante ai fini della sua realizzazione. Nel trionfo della nascita della vita, dove è proprio il parto a essere centro di introduzione nel mondo narrativo, l’aver partorito con tanta maestà la piccola Gloria riduce le riprese di Guédiguian a un esercizio di puro stile, totalmente staccato dalle intenzioni che vedremo susseguirsi subito dopo la venuta al mondo della bambina.

La cura delle scene del parto diviene, infatti, superflua nella ripresa della città abitata dalla famiglia della nascitura, che l’occhio del regista vorrebbe mostrare cruda e reale nel proprio degrado, ma finisce per essere piuttosto la versione insignificante e artisticamente povera della metafora della periferia. Cantieri sparsi a ogni angolo, transenne che impediscono il passaggio, quartieri popolari abbandonati a loro stessi. Che la città sia riflesso della situazione vitale dei personaggi è fuor di ogni dubbio, ma è la sciatteria con cui viene mostrata che depotenzia l’impatto simbolico che Robert Guédiguian voleva dare.

Gloria Mundi: quando anche l’empatia è precaria

gloria mundi, cinematographe.it

Trascuratezza che Guédiguian e Valletti trasmigrano anche nella caratterizzazione dei loro personaggi, non solo incapaci nel mantenere in piedi il nucleo famigliare, ma impossibilitati nella scrittura che gli dà vita a creare un’empatia che li possa unire allo spettatore. Perché è comunque reale l’instabilità di cui regista e sceneggiatori parlano, in una critica non tanto feroce, quanto disposta a riportare il reale di una Francia con le sue crisi lavorative, sindacali e sociali. Eppure non basta il tentativo di ricalcare una tematica quando non si ha la potenza di un autore come Ken Loach, finendo per assumere il ruolo di brutta copia dell’originale e facendo passare il discorso velatamente politico in una serie evitabile di cliché, talmente continui e prevedibili da rasentare l’inverosimile.

Una ristrettezza ordinaria che vorrebbe rendere il film un esplicito ritratto della più comune disperazione dei nostri tempi, ma che di contro si tramuta esso stesso in un film disperato, privo di guizzi creativi e di idee da approfondire. Un’opera, in verità, odiosa, come i suoi pessimi personaggi, interpretati ancora peggio dai loro attori, di certo ostacolati dalle inclinazioni che i realizzatori hanno voluto dargli. Se è di povertà e indigenza che Gloria Mundi voleva trattare, è più che altro la sua fattura a riportare tali segni. Una pellicola tutta da rifare, in uno stato precario più preoccupante di quella dei suoi protagonisti.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1.5
Emozione - 1.5

1.5