Venezia 74 – Gatta Cenerentola: recensione del film d’animazione

Gatta Cenerentola rappresenta una scommessa nobile, coraggiosa e originale all'interno del troppo spesso omologato panorama cinematografico nostrano.

Nella lenta, ma inesorabile risalita del cinema italiano verso produzioni dal respiro internazionale, fondata soprattutto sul sempre verde cinema di genere, spunta come un ulteriore piccolo miracolo Gatta Cenerentola, film d’animazione diretto a 8 mani da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, presentato nella sezione Orizzonti della 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film è basato sull’omonima fiaba tradizionale partenopea, contenuta ne Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile.

Mia Basile è una ragazza che si appresta a compiere 18 anni, quasi tutti vissuti a bordo della Megaride, gigantesca nave ferma nel porto di Napoli da 15 lunghi anni. L’imbarcazione è stata fortemente voluta dal padre di Mia Vittorio, armatore e scienziato scomparso nel giorno del suo matrimonio con la bella Angelica Carannante insieme al sogno di riqualificare l’area del porto attraverso il Polo della Scienza e della Memoria. Da allora, Mia vive da reclusa e reietta a bordo della nave, oggetto di scherno e sfruttamento da parte della malvagia matrigna e delle minacciose figlie (una delle quali è un uomo travestito), mentre la città è in mano a Salvatore Lo Giusto, detto ‘o Re, boss della droga che in combutta con Angelica sfrutta l’eredità di Vittorio per gestire i suoi loschi affari. Le residue speranze di riscatto di una Napoli ormai in mano al degrado e alla criminalità sono affidate a Mia, al poliziotto suo mentore Primo Gemito e alla nave Megaride, popolata da una sorta di ologrammi fantasmi che riportano alla luce frammenti e ricordi del passato.

Gatta Cenerentola: il film di denuncia partenopeo travestito da fiaba d’animazione

Pur non potendo disporre del budget e dei mezzi di colossi dell’animazione come Disney, Pixar, Dreamworks o Studio Ghibli, Gatta Cenerentola stupisce con una tecnica di disegno semplice ma efficace, che esalta dei personaggi ben costruiti e soprattutto lo scenario di Napoli, dipinta realisticamente e schiettamente sia nei suoi gravi problemi sia nella sua incrollabile fiducia. Il team affiatato di registi, sceneggiatori, animatori e compositori, già insieme per la creazione de L’arte della felicità (vincitore degli European Film Awards 2014), realizza una pellicola intensa e agrodolce, dalla messa in scena fiabesca ma con lo spirito del cinema di denuncia e d’inchiesta.

Una Napoli sospesa fra tradizione e modernità, con un tocco di cupa distopia, diventa lo scenario perfetto per l’incontro-scontro fra miseria e nobiltà, fra crimine e amore, fra ricatti e famiglia, sintomatico di una terra perennemente divisa fra la sua anima pura e appassionata e il cancro della malavita organizzata che continua a divorarla dall’interno. A tal proposito, diventano assolutamente fondamentali, quasi un personaggio a se stante del film, i profondi testi delle variopinte musiche di Antonio Fresa, Luigi Scialdone, Enzo GragnanielloGuappecartò, Francesco Di Bella, I Virtuosi di San Martino, Daniele Sepe, Marlboro Recording Society, Ilaria Graziano e Francesco Forni Foja, che toccano in maniera esplicita e pungente nervi scoperti della contemporaneità partenopea.

Gatta Cenerentola conferma la vitalità del sottobosco cinematografico italiano

Un doveroso plauso al reparto tecnico, capace di creare un’ampia e variegata gamma di personaggi e location grazie a un programma totalmente open source come Blender e a una tecnica mista di 2D e 3D denominata paint over. Buono anche l’apporto dei doppiatori Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Mariano Girillo e Alessandro Gassman, capaci di donare profondità e inflessione locale ai propri personaggi, risultando però ampiamente comprensibili anche a chi non mastica il dialetto napoletano.

Gatta Cenerentola

In definitiva, Gatta Cenerentola rappresenta una scommessa nobile, coraggiosa e originale all’interno del troppo spesso omologato panorama cinematografico nostrano. Una pellicola genuina e sincera, che cerca e trova nel fiabesco uno strumento per raccontare i vizi e le virtù della nostra società. Una piccola grande opera fatta con cuore, dedizione e temerarietà, ennesimo segnale confortante della vitalità e della freschezza del sottobosco cinematografico italiano.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3