Forever Young (Les Amandiers): recensione del film di Valeria Bruni Tedeschi

La recensione del nuovo vibrante film diretto dall’attrice e regista italo-francese, che attinge al suo passato per raccontare una storia che mescola vita e arte. Nelle sale dall’1 dicembre 2022.

Forever Young di strada ne ha fatta tanta prima di approdare finalmente nelle sale nostrane in 120 copie con Lucky Red l’1 dicembre 2022. Il viaggio dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Valeria Bruni Tedeschi è iniziato lo scorso maggio nel concorso della 75esima edizione del Festival di Cannes, per poi intraprendere un percorso di avvicinamento alla data scelta per l’uscita nei cinema che l’ha portata a fare tappa nelle settimane precedenti in prestigiose kermesse come la Festa del Cinema di Roma e France Odeon. Un percorso, questo, ricco di soddisfazioni, applausi e consensi, per un film, il settimo da regista per l’attrice piemontese naturalizzata francese, che ha saputo mettere d’accordo pubblico e critica, ma che purtroppo rischia di essere “sporcato” dagli ultimi eventi, quelli legati alla bufera mediatica e giudiziaria scatenata dalle indagini su uno degli interpreti, nonché compagno nella vita della Tedeschi, il venticinquenne Sofiane Bennacer, accusato di stupro.

In Forever Young la Bruni Tedeschi apre il cassetto dei ricordi per rievocare i suo percorso di formazione attoriale a metà degli anni Ottanta al Théâtre des Amandiers di Nanterre

Forever Young cinematographe.it

Ora non è questa la sede per intentare un processo a riguardo e infatti non abbiamo nessuna intenzione di farlo, ma speriamo con tutto il cuore che queste vicende extra-cinematografiche non travolgano l’opera come accaduto ad altre che in un passato più o meno recente sono finite nell’occhio del ciclone per motivi analoghi. Lasciamo dunque che sia la magistratura a occuparsi del caso, perché il film, la sua autrice, gli altri membri del cast e tutti coloro che vi hanno collaborato a vario titolo, non possono e non devono pagare per colpe che, se accertate e confermate, non sono di certo le loro. Motivo per cui ne dovrebbe restare fuori. Torniamo dunque a parlare di Forever Young, concentrandoci su quelli che sono i meriti indiscutibili di una pellicola che è senza ombra di dubbio la più personale tra quelle firmate dalla Tedeschi, che qui apre il suo cassetto dei ricordi per rievocare e rivisitare, sotto forma di finzione, il viaggio intrapreso da lei e dai suoi undici compagni di corso a metà degli anni Ottanta presso la scuola del Théâtre des Amandiers di Nanterre diretta da Pierre Romans sotto l’egida del leggendario Patrice Chéreau.

Forever Young è un capitolo importante dell’autobiografia di Valeria Bruni Tedeschi

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Da qui il titolo originale Les Amandiers, che deriva appunto da quella topografia che ha fatto da cornice artistica ed esistenziale a uno dei capitoli chiave della e nella vita dell’attrice e regista torinese. Capitolo, questo, di un’autobiografia che l’autrice, con la complicità in fase di scrittura delle sodali Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, ha portato sul grande schermo con emozione, energia e al contempo con estrema lucidità, raccontando quella sua importantissima esperienza formativa mostrandone tanto le luci quanto le ombre, le gioie quanto le sofferenze, ma anche l’amore, la crudeltà del mestiere dell’attore, le droghe pesanti, l’angoscia per l’AIDS, l’ossessione per la giovinezza fugace e il desiderio di prendere la vita per le corna.

Dramma e tragedia si avvicendano sullo schermo, offrendo alla platea di turno diversi livelli di emozione e intensità

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Il racconto al centro di Forever Young prende forma e sostanza da questo “magma” incandescente di momenti ed emozioni forti che accarezzano il cuore dello spettatore da una parte e lo trafiggono dall’altro. Dramma e tragedia si avvicendano sullo schermo, offrendo alla platea di turno diversi livelli di intensità, in cui la temperatura sale e scende in maniera febbrile. Il tutto alimenta una narrazione vibrante che affronta temi universali e mescola senza soluzione di continuità la vita e l’arte, la realtà e la recitazione, rendendole un tutt’uno. Da questa fusione nascono i capitoli di un romanzo di formazione che appassiona e coinvolge, anche e soprattutto grazie alle potentissime interpretazioni di un cast che brilla tanto nella coralità quanto nei singoli, con Nadia Tereszkiewicz nei panni di Stella che alza ulteriormente l’asticella.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

4.1