Come per disincanto – E vissero infelici e scontenti: recensione del sequel Disney con Amy Adams

Come per disincanto - E vissero infelici e scontenti è la prova di come la Disney riesca sempre ad adattarsi ai tempi. Un sequel che ci fa ritrovare una Amy Adams in forma smagliante, vero collante dell'intero cast.

Dopo 15 anni dall’uscita di Come d’incanto Amy Adams torna a vestire i panni di Giselle nel sequel Come per disincanto – E vissero infelici e scontenti, in uscita esclusivamente su Disney+ dal 18 novembre 2022.

I’ve been dreaming of a true love’s kiss
And a prince I’m hoping comes with this
That’s what brings ever-aftering so happy
.
(True Love’s Kiss Song)

Come d’incanto iniziava con questa promessa: il bacio del vero amore, incarnato in un principe con il quale raggiungere l’agognato e amato “vissero felici e contenti”. 15 anni dopo l’uscita del film metà live-action e metà animazione tradizionale, la Disney ci riporta nel magico mondo delle fiabe con il sequel Come per disincanto, in cui troviamo una Giselle, interpretata da Amy Adams, a tratti più umana, ma ancora fortemente ancorata alle sue radici e alla sua favola originaria ambientata nel villaggio incantato di Andalasia.

Se il primo film indagava le dinamiche tra fiaba e mondo reale approfondendo alcuni cliché tipici dei classici Disney, come il bacio del vero amore, l’incontro tra principe e principessa e la complicità tipica delle eroine disneyane con gli animali, il sequel si sofferma maggiormente sul concetto del “vissero felici e contenti”, facendolo diventare il motore della vicenda, nonché il nucleo intorno al quale si sviluppa tutto il film.

Come per disincanto e le mille sfumature del vissero felici e contenti

Come per disincanto recensione Cinematographe.it

Cos’è in realtà il vissero felici e contenti? In ogni buona fiaba che si rispetti, per lo meno per quello che ci ha insegnato la Disney, è l’epilogo di una storia, coronata dall’incontro con il vero amore e la costruzione insieme di una famiglia. Per come viene presentato dalla Disney, appare più come la fine di un qualcosa, non l’inizio, tanto che una delle battute iniziali di Come per disincanto è proprio: “Ti sei sposata, non c’è nulla dopo“, detto da uno degli scoiattoli riferendosi a cosa può essere successo dopo il matrimonio nella storia tra Giselle e Robert (Patrick Dempsey). Se ci pensiamo, in realtà, il matrimonio era il fine ultimo di una principessa Disney, ma le cose oggi sono cambiate e soprattutto bisogna ribadire che nel film con protagonisti Amy Adams e Patrick Dempsey oltre a non essere più nel mondo fatato di un tempo, siamo per lo più nel mondo reale, dove il vissero felici e contenti è un concetto non così lineare come appare nelle fiabe e, al contrario, piuttosto complesso.

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È qui che prende vita la vicenda del sequel di Come d’incanto, dalla complessità del vissero felici e contenti, dal suo non essere perenne, immobile come credevamo, ma destinato a evolversi: Giselle ha sposato l’uomo che ama, ha avuto una figlia ed è diventata una stilista, eppure il suo happy ending non sembra così felice e appagante come credeva; sta vivendo il post vissero felici e contenti, quel luogo ignoto di cui a nessuno è dato sapere nulla all’interno delle fiabe. La protagonista di Come per disincanto decide di trasferirsi, insieme alla sua famiglia, nel paese di Monroeville, per avvicinarsi in qualche modo al luogo fatato da cui proviene, o quanto meno a un sentimento fiabesco che sente sempre di più lontano dalla sua personalità; in realtà la sua sofferenza è più profonda: non è tanto il voler tornare alla fiaba che rappresentava Andalasia, quanto un malessere legato più alla quotidianità e ai piccoli ostacoli che presenta. La sua è a tutti gli effetti una fuga dalla realtà, quella “scappatella” che ognuno di noi ogni tanto brama nel corso della propria frenetica routine giornaliera.

Il sequel di Come d’incanto strizza l’occhio al classicismo Disney

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Come d’Incanto nel 2007 fu il primo film Disney a strizzare l’occhio al passato storico della Casa di Topolino, riproponendo e, allo stesso tempo, sovvertendo i classici stereotipi dello Studio. È come se con Come d’Incanto la Disney stesse analizzando e studiando la sua storia, per trarne punti di forza e capire cosa migliorare nei prodotti futuri. Con il sequel questa pratica non viene interrotta, al contrario si intensifica anche in virtù dei cambiamenti sociali, politici, economici degli ultimi anni.

Per questo motivo possiamo considerare a tutti gli effetti Come per disincanto non solo una caccia al tesoro divertente, ma anche didattica, che permette di capire come la Disney si adatti sempre di più al periodo storico in cui opera, rispecchiando usi e costumi in vigore. Uno tra tutti: il potere delle donne; l’Edward interpretato da James Marsden decide di farsi da parte nell’atto finale del film, vanificando il potere salvifico che in passato era detenuto dal protagonista maschile, così come il Robert di Patrick Dempsey diventa una sorta di flâneur contemporaneo, che vaga tra i villaggi, sperimentando e provando emozioni nell’avventura fine a se stessa. Non abbiamo più il principe che salva la principessa, abbiamo le principesse che salvano altre principesse, giovani donne che salvano le regine, in perfetta sintonia con tutto ciò che viene richiesto dalla società odierna.

Amy Adams è la vera regina di Come per disincanto – E vissero infelici e scontenti 

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Parlando di regine, non possiamo non dedicare un paragrafo a parte ad Amy Adams, che torna a vestire perfettamente i panni di Giselle. Ci teniamo a ricordare che Come d’incanto è stato il film che ha coronato la Adams all’Olimpo di Hollywood, sebbene l’attrice sia apparsa in molteplici pellicole prima del film Disney, dando uno sprint alla sua carriera. Abbiamo visto la Adams far suo il personaggio di Giselle, non solo vocalmente, ma anche fisicamente: le espressioni, il modo in cui gesticola, i sorrisi, la purezza e l’innocenza del personaggio hanno reso Giselle così iconica e memorabile proprio grazie ad Amy Adams, che non si è limitata alla semplice interpretazione. Nel sequel vedrete sì la Adams in un ruolo già noto, ma anche sotto una nuova veste, dimostrando tutto ciò che ha imparato in questi anni 15 anni ed evidenziando la sua versatilità ed esperienza.

È proprio la Adams il collante dell’intero cast, egregiamente bilanciato da vecchi ritorni (tutti hanno deciso, fortunatamente, di tornare nel sequel) e nuovi volti; sembra una grande famiglia che si ritrova dopo tanto tempo, senza aver perso l’affetto l’uno per l’altro. Per James Marsden sembra non sia passato nemmeno un secondo dalla sua interpretazione del Principe Edward, perfettamente in linea con la personalità sopra le righe del suo personaggio; Patrick Dempsey stavolta sembra davvero divertirsi nei panni di Robert, lasciandosi andare al mood fiabesco e concedendo al suo personaggio libertà sorprendenti, mentre Idina Menzel si riconferma a 360° la grande artista che tutti conosciamo, esibendosi in una performance da lasciare tutti senza fiato.

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Come per disincanto è una tenera reunion, in cui troviamo un cast tenace e volenteroso di riproporre un’esperienza, se non uguale, quanto meno il più simile possibile alla prima volta; l’amore per questa storia ha portato alcuni attore a sottoporsi a delle prove impensabili prima d’ora (quando vedrete il sequel saprete di cosa stiamo parlando), e altri (soprattutto le “nuove reclute”), che sognavano da una vita di recitare nel mondo di Come d’incanto, a dare il meglio di loro. D’altronde, come si può non essere contenti di far parte di un progetto del genere e non voler dare il massimo con queste scenografie da fiaba, queste canzoni che tutti vorremmo come colonna sonora della nostra vita e questi costumi così ben pensati e studiati – che oltre ad avere varie influenze di noti abiti di famosi personaggi Disney del passato, rispecchiano anche la relativa evoluzione dei protagonisti nel sequel.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4

4.3