Bad Boys for Life: recensione del film con Will Smith e Martin Lawrence

In Bad Boys for Life, tornano i due poliziotti più demenziali di Miami, alle prese con crisi di mezza età e un nemico riemerso dal passato.

A 17 anni di distanza da Bad Boys 2, ecco che tornano i due poliziotti più matti e sconclusionati di sempre: Mike Lowrey (Will Smith) e Marcus Barnett (Martin Lawrence), che in Bad Boys for Life dovranno fare i conti con una vecchia nemica: Isabel Arates (Kate del Castillo).

Vedova dell’ex boss della droga messicano Benito, Isabel fugge dal carcere di massima sicurezza messicano con l’aiuto del figlio Armando e comincia a pianificare la sua vendetta verso Mike, che a suo tempo fu il responsabile dell’incarcerazione del marito e della distruzione del suo impero.
Marcus intanto, appena diventato nonno, è pronto per andare in pensione, nonostante Mike gli chieda di ripensarci, ma entrambi finiscono giocoforza al centro del mirino di Isabel e sono costretti, un’ultima volta e con una nuova squadra di supporto, ad essere Bad Boys, per salvarsi.
Ma sono ancora gli stessi di un tempo? O dovranno arrendersi all’età, allo stress e al nuovo nemico? E Isabel? Chi è in realtà?

Bad Boys for Life: il sequel che non ti aspetti

Bad Boys for Life Cinematographe.it

Per chi era ragazzino all’epoca, il primo Bad Boys del 1995 di Michael Bay, rimane uno dei simboli più potenti della Mtv generation, e degli anni ’90 in generale, uno dei più bei Buddy Cop Movies di tutti i tempi, che ha rivoluzionato il genere e lanciato Will Smith e Martin Lawrence, di sicuro la coppia di sbirri più simpatica di sempre.

Il rischio con questo Bad Boys for Life, era quello di creare uno stantio seguito senz’anima, una sorta di melenso e autocommiserante sequel, all’insegna di “Ah! ti ricordi i bei vecchi tempi?“. Perché diciamocelo, dal secondo episodio, quello del 2002, per certi versi migliore del primo, sembrava essere passato davvero tanto, troppo tempo. E invece…

E invece la sceneggiatura di Joe Carnahan, Chris Bremner e Peter Craig, si è rivelata perfetta, equilibrata, assolutamente lontana da ogni forma di déjà vu, una perfetta commistione di ironia, azione, “bromance” e con riflessioni non da niente sull’età che avanza e il mondo che cambia.
Il tutto al servizio di una regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah, che per quanto non all’altezza di Michael Bay (checché ne dicano i detrattori un regista tecnicamente raffinatissimo), svolgono con assoluta efficacia e molta personalità il compito assegnatogli, usando benissimo la colonna sonora (fantastica) e la fotografia di Robrect Heyvaert.

Bad Boys for Life: nuovi volti e vecchie conoscenze nel cast del film

Bad Boys for Life, Cinematographe.it

Ma su tutto e tutti in Bad Boys for Life dominano ancora loro due: Will Smith e Martin Lawrence, che non fanno troppo mistero dell’età che avanza, pur senza sbracare, che anzi giocano per tutto il tempo con la paura di invecchiare da parte di Marcus e Mike, del loro sentirsi sempre fuori posto, soprattutto quando hanno a che fare con le “nuove reclute”.
Reclute che sono interpretate da Alexander Ludwig, Vanessa Hudgens, Charles Melton, affianco a vecchie conoscenze come Joe Pantoliano, Theresa Randle, senza dimenticarsi di Paola Nunez, Nicky Jam e Jacob Scipio, che rendono il tutto più eterogeneo, più coinvolgente e divertente.

La chimica tra Smith e Lawrence è probabilmente una delle più sottovalutate di sempre, per come riescono a interagire, passarsi la palla a vicenda mentre portano al paradosso la “negritudine” dei tempi di Shaft e della sit-com di genere afroamericane.
Il nero donnaiolo, sexy, scavezzacollo e ribelle, assieme al “bravo ragazzo”, padre (qui nonno), uniti dal sentirsi in realtà abbastanza fuori posto, soprattutto Mike, che si illude di poter continuare a fare la vita di 10,20 anni fa.

Bad Boys for Life è un riuscito mix di gag e malinconia

Bad Boys for Life, Cinematographe.it

Non è così, non è mai così, e nel mostrare altro del passato di Mike, nel mostrarci un Marcus pigro, maturo, invecchiato, Bad Boys for Life, con tanta auto-ironia, si fa parodia del genere noir e poliziesco, dei cliché del genere action e crime, eppure rimane perfettamente coerente, non ne rinnega l’appartenenza.
In questo si ride anche più che in quello precedente, forse per la presenza di una regia molto più attenta ai dialoghi che all’adrenalina, anche se rimane il dubbio che il Bay di questi ultimi anni (molto più maturo degli inizi) si sarebbe forse contenuto a dovere.
Vi è però anche molta malinconia in questo film. In loro due, e ve n’è tanta nei fan della serie, se si pensa a quanto i due protagonisti (e noi con loro) siamo cambiati dal 1995 prima e dal 2002 poi.

In questa pellicola si fa quindi pure messaggero della generazione Millennials, tanto ottimista in passato, quanto oggi ridotta com’è ridotto Mike: invecchiata senza essere pronta, immatura, senza idee per il futuro, costretta a tingersi il pizzetto o ad affannarsi dietro ai pesi perché mentalmente e moralmente incapace di accettare il tempo che passa.
Eppure, dietro la lotta impari col tempo, qui viene offerta in modo intelligente la soluzione: smettere di avere paura di ciò che non si conosce, di se stessi, del cambiamento.
Non male per un film su due sbirri neri a Miami cominciato quando grazie Baggio era ancora domenica.

Bad boys for life è al cinema dal 20 febbraio 2020, distribuito da Sony Pictures Italia / Warner Bros. Pictures Italia.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7

Tags: Will Smith