Assassinio sull’Orient Express: recensione del remake di Kenneth Branagh

Aveva tutte le carte in regole per diventare magari non un capolavoro, ma un grandissimo film di qualità, eppure... Assassinio sull'Orient Express è al cinema dal 30 novembre!

Diretto, co-prodoto e interpretato da Kenneth Branagh, questo nuovo adattamento del classico di Agatha Christie del 1934 aveva tutte le carte in regole per diventare magari non un capolavoro, ma un grandissimo film di qualità. Oltre alla maestria, il carisma e il mestiere del fuoriclasse britannico, Assassinio sull’Orient Express aveva un compositore di grande caratura come Patrick Doyle (Carlito’s Way, Gosford Park e un Harry Potter all’attivo) per la colonna sonora, gli stupendi costumi di Alexandra Byrne (una delle più brave del mondo, con un Oscar e 4 candidature in carriera) e sopratutto un cast a dir poco strepitoso!

Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer, Josh Gad, Daisy Ridley, Leslie Odom Jr., Tom Bateman e Olivia Colman sono infatti chiamati ad interpretare i torbidi e complessi personaggi con cui dovrà fare i conti Hercule Poirot, in quello che rimane uno dei gialli più belli e geniali mai scritti.

Assassinio sull’Orient Express: un film non perfetto, ma emozionante

Ambientato quasi esclusivamente a bordo del Simplon Orient Express che da Instanbul muove alla volta di Trieste e Calais, il dramma coinvolge il celeberrimo investigatore belga, che si vede costretto a mettere alla prova il suo ingegno ed il suo intuito per trovare il colpevole di un feroce delitto, commesso a bordo della lussuosa carrozza dove alloggia il nostro eroe. La vittima, un certo Ratchett, era tutto tranne che un individuo che ispirasse fiducia verso il prossimo, cionondimeno Poirot è deciso a trovare l’assassino, ma la soluzione non sarà né indolore né semplice, sopratutto per il baffuto, elegante e razionale protagonista.

Kenneth Branagh non si è imbarcato in un’avventura semplice, sia chiaro. Ben quattro sono state le versioni cinematografiche di questo fiore all’occhiello della letteratura d’oltremanica, tutte con cast a dir poco stellari, tutte (anche solo in minima parte) differenti l’una dall’altra. Chiaro che creare qualcosa di nuovo o differente da ciò che si era visto in passato, con i vari Ustinov, Suchet, Trevor, Finney, Welles, Moffatt, Ferrer, Molina e Holm alternatisi nel ruolo di Poirot, fosse oltremodo difficile se non proibitivo. Questo Assassinio sull’Orient Express cerca di supplire con la patinata ed artificiosa fotografia di Haris Zambarloukos alla modesta e poco coraggiosa sceneggiatura di Michael Green, che è il vero tallone d’Achille di un film che poteva e doveva osare di più.

Invece Branagh è sembrato intimorito, quasi schiacciato dal peso di un racconto e di un personaggio inestricabilmente legato ad alcuni dei più grandi interpreti che il teatro inglese abbia mai avuto, tale condizionamento però non si è manifestato tanto nella sua performance (di altissimo livello) quanto nella regia e nello stile donato alla sua nuova creatura. Assassinio sull’Orient Express infatti è attraversato da una mancanza di energia e di ispirazione che parte sicuramente da molto più lontano, e che ne ha condizionato lo sviluppo, condannandolo ad un’aridità camuffata goffamente con movimenti di macchina inutili, ridondanti, a tratti addirittura kitsch. Bruttissimi i riferimenti pittorici ed artistici creati durante il film, che appaiono a dir poco fuori luogo e mal riusciti.

Il montaggio di Mick Audsley è stato sicuramente di poco aiuto, visto il suo confezionare un prodotto finale che più che sorprendere positivamente lo spettatore lo confonde, lo fa perdere (e non in senso positivo) dentro un treno che rimane freddo, sterile, non parte integrante di un dramma si labirintico ma anche pregno di significati. Ma il difetto più grave è l’utilizzo massiccio e ingiustificato della computer grafica, non molto ben riuscita e ancora meno giustificata, in un racconto dove sicuramente il naturalismo di forma avrebbe giovato molto di più all’insieme.

Assassinio sull’Orient Express: il cast del remake del 2017 è pari a quello del film del 1974

Tuttavia la prova del cast di Assassinio sull’Orient Express è assolutamente in linea con la tradizione passata, Branagh sopratutto fa del suo Poirot un uomo misterioso, accattivante, ne crea un percorso umano intrigante e affascinante, e pur non avendone il “fisico” adatto, risulta sempre credibile, non perde mai un colpo.

Il resto del cast si muove con sontuosa grazia e sinergia, su tutti Judi Dench, Derek Jacobi e sopratutto Michelle Pfeiffer; tuttavia desta un pò di perplessità l’utilizzo di un numero così alto di star planetarie per un film dove, in fin dei conti, non è che fosse così necessaria la presenza di divi di questo calibro. D’accordo il voler attirare il pubblico (gli incassi in effetti sono molto alti) ma vedere personaggi del calibro di Depp, Dafoe e Cruz in film di questo tipo (che ne tarpano anche solo parzialmente le ali) desta una perplessità che non trova alcuna giustificazione plausibile se non, appunto, il porre un’esca davanti al pubblico.

In ultima analisi però Assassinio sull’Orient Express ha energia, mal distribuita e mal gestita certo, ma dona qualcosa allo spettatore, e pur con tutti i suoi difetti merita di essere visto, con la speranza che il prossimo Assassinio sul Nilo (sempre con Branagh come protagonista e regista) si creato con maggior creatività e coraggio. Certo sapere che la sceneggiatura sarà ancora di Green non fa ben sperare…

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8