Apostolo: recensione del film Netflix di Gareth Evans

Con Apostolo Gareth Evans conferma di avere un'innata abilità nel cimentarsi con i generi in modo del tutto personale.

Apostolo (Apostle il titolo originale) è un film del 2018 di genere mystery/horror scritto e diretto da Gareth Evans, cineasta gallese celebre soprattutto per i suoi due cult dell’action The Raid – Redenzione (2011) e The Raid 2: Berandal (2014). I protagonisti del film sono Dan StevensMichael SheenBill Milner, Kristine Froseth ed Elen Rhys. Dopo la presentazione al Fantastic Fest, Apostolo è stato distribuito su Netflix a partire dal 12 ottobre.
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Ci troviamo nel 1905. Dopo aver saputo che la sorella Jennifer (Elen Rhys) è stata rapita, Thomas Richardson (Dan Stevens) si reca in incognito sull’isola gallese di Erisden per cercare di liberarla. Giunto sul posto, si trova immerso in una comunità agreste e fortemente bigotta, che il Profeta Malcolm (Michael Sheen) dirige come una setta religiosa, fra segreti, inquietanti riti ancestrali e vere e proprie torture fisiche e psicologiche. Thomas è così costretto al difficile compito di ritrovare la sorella mantenendo segreta la sua identità, facendo contemporaneamente i conti con le entità che governano Erisden.

Apostolo: la risposta di Gareth Evans a The Wicker ManApostolo Cinematographe.it

Chi conosce Gareth Evans per le scariche adrenaliniche dei due già citati The Raid, rimarrà probabilmente quantomeno spaesato di fronte ad Apostolo, film che, almeno per la prima metà di un racconto che supera di poco le 2 ore, procede più lentamente, avvolgendo lo spettatore nella sinistra atmosfera di una sperduta isola, governata da forze arcaiche e da pratiche che superano il mero culto religioso per sfondare nella vera e propria deviazione mentale. Siamo quindi dalle parti dell’indimenticabile The Wicker Man di Robin Hardy, che riecheggia costantemente non soltanto per la location isolana e per lo spunto iniziale simile, ma anche e soprattutto per l’agghiacciante ritratto dell’orrore che si annida in una comunità dominata dall’estremismo religioso, che porta a guardare con diffidenza anche chi è colpevole soltanto di amarsi.

Gareth Evans è abile a creare un’atmosfera genuinamente minacciosa, grazie soprattutto a una fotografia, sporca e virata al verde, capace di esaltare l’enigmatico fascino della natura e di dare l’idea di un male che si cela nel quotidiano, fra anonime case in legno e rituali che assumono una connotazione sempre più allarmante. Peccato però che a un tale lavoro dal punto di vista dell’immagine non corrisponda un’adeguata attenzione ai personaggi. Con l’eccezione del Profeta dell’ottimo Michael Sheen, sempre abile a tratteggiare al meglio personaggi tridimensionali e fin da subito comprensibili allo spettatore, manca infatti un sufficiente approfondimento di molti degli abitanti di Erisden e degli invisibili fili che li legano. Assistiamo così a diversi avvenimenti angoscianti, che appaiono però, almeno a una prima visione, leggermente sfilacciati fra loro, penalizzando la nostra immersione nella storia.

Apostolo cambia registro e atmosfere sotto i nostri occhi

Il cineasta gallese prende l’azzeccata decisione di mutare Apostolo sotto i nostri occhi, lasciando che la componente più prettamente soprannaturale e orrorifica prenda lentamente il sopravvento. Dove il già citato The Wicker Man, esplicito punto di riferimento di Evans, si concentrava sul male insito nell’uomo e sulla tendenza umana a dividersi in fazioni sulla base di culti e assurde credenze, Apostolo prende invece la direzione soprannaturale, scendendo progressivamente nel dettaglio della mitologia dell’isola e delle creature che la governano. La violenza fisica e psicologica diventa sempre più forte, la telecamera si muove maggiormente, la fotografia vira decisamente verso il rosso del sangue. Una svolta ben gestita e calibrata, che regala diverse sequenze brutali e ci precipita in un’atmosfera di vero terrore, esaltata da suggestioni ancestrali, spaventose creature e una trama che diventa sempre più circolare, togliendoci ogni residuo di speranza.

Dire di più sarebbe profondamente ingiusto nei confronti di coloro che devono ancora vedere Apostolo e vivere un’esperienza fatta di sangue, svolte inattese e di un alone di mistero e orrore che piano piano ci circonda, senza lasciarci via d’uscita. Al di là di qualche difetto nella costruzione del racconto e di una prima parte di film che a tratti sa troppo di già visto, Gareth Evans conferma di avere un’innata abilità nel cimentarsi con i generi in modo del tutto personale, attraversandoli e conducendo lo spettatore in territori inaspettati. Una qualità sempre più rara, che lo rendono uno dei cineasti su cui riporre maggiormente fiducia per gli anni a venire.

Apostolo: un nuovo apprezzabile prodotto NetflixApostolo Cinematographe.it

In definitiva, Apostolo conferma le sensazioni positive per quanto riguarda le recenti produzioni originali Netflix, rivelandosi un horror conturbante e dall’ottimo impatto visivo ed emotivo. Un film duro e mai accomodante, che ci immerge negli abissi dell’animo umano e nelle nostre più ataviche paure, lasciandoci profondamente scossi e allo stesso tempo appagati.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5

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