American Hustle – L’Apparenza Inganna: recensione

Uscito l’1 Gennaio 2014, American Hustle catapulta lo spettatore, nel periodo di fine anni ’70; un periodo di sofferenza per l’America, un paese fortemente colpito sia per la guerra del Vietnam da una parte, e dallo scandalo Watergate, dall’altro.
La trama inizia già durante i titoli di testa, dove ci viene fatto vedere Irvin Rosenfeld (Christian Bale), che cerca di darsi una sistemata ai capelli, nel modo migliore possibile.
Da qui parte il flashback che porta gli spettatori nel pieno del film e della storia.

Di fatto il film prende in analisi la vita di Irving, nella quale il truffare ne riempie gran parte.
Le attività illegali in cui si cimenta, sono veramente tante, anche la truffa dal miglior rendimento rimane la vendita di falsi quadri, che spaccia per veri, oppure di vendere quadri veri, ma che non si sa da dove arrivino e forse è meglio non saperlo.
L’altra truffa di grande guadagno, è anche la consulenza che gente disperata richiede, per poter ottenere dei prestiti, ma che di fatto, questa gente, non avrà mai in tasca.
Queste attività illegali, verranno poi condivise, con l’amante, Sydney (Amy Adams), che grazie a bellezza, charme e fascino, riuscirà a fargli ampliare le sue finanze.
Tutto questo contrabbando, verrà fiutato da Richie Di Maso (Bradley Cooper); agente dell’FBI, che si butterebbe su qualsiasi caso gli capiti a tiro, pur di poter fare carriera.
Creare un sotterfugio e collaborare con l’FBI non resta che l’unica soluzione per Irvin e Sydney, che devono cercare di salvare le loro vite, dal possibile baratro in cui potrebbero cadere.
Nel mezzo di questa vicenda, accadrà di tutto; dallo sfruttamento di persone innocenti, come il sindaco del New Jersey, Carmine Polito (Jeremy Renner), che vuole aiutare i suoi concittadini (una grande famiglia), ai triangoli amorosi, tra Sydney-Richie-Irving e tra Sydney-Irving-Rosalyn (Jennifer Lawrence, moglie di Irving).

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Ma ricordate: le apparenze ingannano e le persone credono a quello a cui vogliono credere. Raramente si guarda oltre.
In un film che sembra non proponga nulla di proprio nuovo, e con un ritmo di dialoghi da fare quasi concorrenza a Woody Allen, bisogna da adito alle interpretazioni di un certo livello, di Christian Bale (attore fisicamente metamorfico, come testimonia, ad esempio, The Fighter) e di Amy Adams (che tra un po’ vedremo in Big Eyes di Tim Burton), oltre ai tempi ben scanditi di tutto il film; Bradley Cooper e Jennifer Lawrence peccano, invece, di interpretazione, un po’ sottotono.
In American Hustle, David O’Russell riesca ad ingannare lo spettatore, proprio come i protagonisti fanno con le loro prede:
O’Russell (regista e sceneggiatore del film), con American Hustle, ha riportato agli Oscar di quest’anno tutti e quattro gli interpreti principali del film (Cooper e Lawrence nominati come Miglior attrice e attore nel 2013, per Il Lato Positivo, mentre Bale e Adams, vincitore come Miglior attore non protagonista e nominata come Miglior attrice non protagonista, nel 2011, per The Fighter).
La pellicola, nonostante le 10 nomination agli Oscar 2014, tra cui Miglior film, Miglior regista, Miglior attore e attrice protagonista, Miglior attore e attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura originale, Miglior montaggio (a Jay Cassidy, Crispin Struthers, Alan Baumgarten), Miglior scenografia (Judy Becker, Heather Loeffler) e Migliori costumi (Michael Wilkinson), non si è portata a casa nulla.
Ma tra vestiti multicolore, sigarette, bigodini di tutti i tipi e grandi quantitativi di lacca, il gioco di ambientazioni, intrighi ed apparenze, si alternano con velocità impressionante: non si tratta certo di un film noioso, ma di una pellicola che racchiude questi temi nei luccichissimi anni ’70.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.2
Fotografia - 4.2
Recitazione - 4
Sonoro - 3.7
Emozione - 4.2

4.1

Voto Finale