ZFF 2019 – Dopo il matrimonio: recensione del remake con Julianne Moore

La nostra recensione di Dopo il matrimonio, remake del 2019 diretto da Bart Freudlich, con protagoniste Julianne Moore e Michelle Williams.

Spesso ci si interroga sulla scelta di fare il remake di un film di successo, anche perché il paragone è inevitabile e quasi sempre l’originale ne esce vincitore. Dopo il Sundance Film Festival 2019, Dopo il matrimonio (After the Wedding) di Bart Freudlich, versione americana dell’omonimo film di Susanne Bier del 2006, è stato presentato alla 15° edizione dello Zurich Film Festival.

Dopo il matrimonio: un cast stellare per il remake del film

Michelle Williams è Isabel, un’americana che gestisce un orfanotrofio finanziariamente in pericolo, in India. Lei e alcuni bambini che segue ormai da tempo stanno meditando in armonia con il suggestivo paesaggio che li circonda, quando arriva una chiamata da New York. Teresa, una ricca editrice interpretata da una elegante e determinata Julianne Moore, sta cercando valide cause su cui investire, così Isabel vola in città per convincerla a sostenere la sua realtà. Ma il suo soggiorno in Occidente si rivela più lungo del previsto e una serie di colpi di scena si alternano nel corso della storia, dal momento in cui Isabel si rende conto di conoscere il marito di Teresa, Oscar, interpretato dall’ambiguo Billy Crudup.

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Isabel non è più abituata alle grandi città: appena può si toglie le scarpe e rifugge la compagnia di quelle persone benestanti che ritiene egoiste, conoscendo la realtà di cui ormai è parte integrante, a migliaia di chilometri di distanza. Teresa è una mamma amorevole e presente, una moglie affezionata, ma anche una imprenditrice ambiziosa e organizzata. All’inizio l’azione si svolge lentamente, ma dopo il matrimonio della figlia di Teresa, motivo per cui viene rimandato il ritorno di Isabel in India, i personaggi sono coinvolti in un pericoloso e intimo gioco di segreti, omissioni e sentimenti, tra passato e presente.

Molto spesso ci si concentra su alcune realtà molto lontane per dare il proprio aiuto e sentirsi in pace con la propria coscienza, quando qualcuno invece ha bisogno di noi a pochi metri di distanza. Il passato bussa alla porta di Isabel, sconvolgendo la sua vita per sempre. Il suo viaggio non la salva da un confronto diretto con la realtà, seppure tardivo, per sottolineare che in fondo il destino è sempre imprevedibile.

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Dopo il matrimonio: tra thriller e drammi familiari, un film guidato dalle donne

Il contrasto tra le due donne protagoniste, così diverse tra loro, rappresenta le fondamenta di un film diviso in due parti ben distinte. Dopo il matrimonio ha il cuore di un dramma familiare con contaminazioni thriller e il regista dà il giusto spazio agli attori per esprimersi. Tuttavia, mentre Julianne Moore conferma il suo talento regalando una performance intensa e carismatica, la Williams sembra un pesce fuor d’acqua, al posto sbagliato nel momento sbagliato. Sulle note di una delicata ed elegante colonna sonora curata da Mychael Danna, Dopo il matrimonio riflette sul contrasto tra classi sociali, sul tema della famiglia, della malattia, ma anche sulla maternità.

Con discrezione il pubblico viene guidato all’interno di dinamiche interpersonali ricche di sfumature. Il film emoziona, commuove, ma presenta alcune imperfezioni a livello di sceneggiatura. La regia di Freudlich è tradizionale e si concentra soprattutto sui personaggi, ma gli interpreti non sono connessi come richiesto. Ognuno sembra remare in una diversa direzione, danneggiando il ritmo e la struttura interna del film.

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Rispetto all’originale danese sono poche le differenze, come la scelta di mettere due donne al timone. Ma forse l’errore è all’origine, perché dopo l’applaudito lavoro di Susanne Bier non c’era bisogno di un remake made in USA.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8