Tenebre e ossa – stagione 2: recensione della serie Netflix

Frettolosità, compressione e mancanza di pathos la fanno da padrone nella seconda stagione di Tenebre e ossa.

Sono passati due anni dall’esordio di Tenebre e ossa su Netflix, serie che ha saputo conquistare il pubblico quanto parte della critica. Tratta dai romanzi di Leigh Bardugo, la storia ci ha trasportato in un mondo dalla complessa e suggestiva mitologia, fatta di santi, stregoni e forze oscure in lotta fra loro. Fin da subito il Gryshaverse ha mostrato la sua capacità di adattarsi allo spazio televisivo, dando così forma ad una narrazione coinvolgente e ad ampio target. Tuttavia, i fan hanno dovuto aspettare a lungo il ritorno dello show con una seconda stagione. L’attesa è finita, ma riteniamo che non sia stata ripagata appieno.

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I nuovi episodi mostrano il fianco a una certa frettolosità e compressione del racconto, laddove invece sarebbe stato meglio espandere. Nel particolare, abbiamo riscontrato come le varie storyline avrebbero richiesto maggior spazio e tempo, magari con un’ulteriore stagione. Questo avrebbe concesso a Tenebre e ossa un maggior approfondimento dei personaggi e attenzione ai dettagli. In generale, invece, ciò che viene a mancare è la tensione, il pathos e una vena registica d’impatto.

Tenebre e ossa 2: recensione dei nuovi episodi su Netflix; Cinematographe.it

Inoltre, la sceneggiatura imbriglia le varie performance recitative a frasi semplici e ripetitive, invece di dar spazio al corpo e al racconto per immagini. Per fortuna, a controbilanciare tutto ciò troviamo una resa grafica che ci restituisce un mondo fantastico credibile e suggestivo. Non solo, l’ampliamento della mitologia interna ci permette di scoprire un universo complesso e interessante. La forza intrattenitrice dello show è alta, un fantasy leggero senza pretese. Insomma, la seconda stagione di Tenebre e ossa, per via della sua assenza di baricentro, non ci ha convinto del tutto.

Tenebre e ossa, l’inizio di un nuovo percorso

Tenebre e ossa 2: recensione della serie Netflix; Cinematographe.it

La stagione riprende esattamente dagli avvenimenti della precedente, mostrandoci i risvolti del finale. Alina e Mal, alla ricerca dei catalizzatori mancanti, vengono braccati da varie fazioni. I Corvi di Kaz Brekker tornano invece a Ketterdam dove nuove sorprese saranno pronte ad accoglierli. Ravka è ancora spaccata in due dall’oscura faglia e da una guerra civile che non accenna ad esaurirsi. La seconda stagione di Tenebre e ossa alza la posta in gioco, mostrandoci luoghi esotici e una moltitudine di nuovi personaggi. Dobbiamo dirlo, il racconto di quest’annata si presenta pregno di storyline e colpi di scena, alcuni riusciti e altri meno.

Alina inizierà a fare realmente i conti con la portata del suo potere e di come questo, in futuro, potrà influenzarla. La sua è una mezza crescita, in quanto ha accettato il proprio destino fin dalla prima stagione. Diversamente dai romanzi, che la vedevano inizialmente debole impaurita, la versione di Jessie Mei Li è sempre stata una coraggiosa guerriera e conscia del proprio ruolo. Da questo punto di vista non si può parlare di un vero e proprio viaggio dell’eroe, ma di una costante nel personaggio. Sullo stesso piano di pone il Mal di Archie Renaux che qui diventa purtroppo il Jon Snow di Tenebre e ossa: “she’s my queen” è sostituito semplicemente da “she’s my saint”.

Shadow and Bone: recensione della seconda stagione; Cinematographe.it

Come dicevamo, il nuovo ciclo di episodi va ad incrementare le fila dei personaggi, portandone in scena di molto attesi. Parliamo ovviamente di Wylan e di Nikolai Lantsov, quest’ultimo di particolare rilevanza per gli eventi futuri della saga. Entrambi gli interpreti svolgono un ottimo lavoro, dimostrandosi delle aggiunte più interessanti dei protagonisti stessi. A tal proposito, la storia dei Corvi è ancora una volta l’intrigante e di spicco dell’intera serie, più di Alina e Mal. La sceneggiatura relega i due protagonisti a mere macchiette, sagome bidimensionali senza profondità, ed è un vero peccato. Ed è per questo che a spiccare tra tutti è proprio lui, Nikolai, interpretato in modo magnetico da Patrick Gibson.

Un villain da manuale e una regia assente

Ben Barnes è il generale Kirigan nella seconda stagione di Shadow and Bone; Cinematographe.it

Passiamo invece al destino del Generale Kirigan, interpretato ancora una volta da Ben Barnes. Ogni sfumatura del personaggio presente nei romanzi viene qui assopita, piegata a mere esigenze di presenza. La nemesi della protagonista, suo primo interesse amoroso e artefice degli eventi della saga diventa qui uno stereotipato villain da cartolina. Siamo difronte ad una certa incapacità della televisione nel rappresentare un essere centenario. Kirigan diventa così un personaggio come altri, come se ne condividesse la stessa età. Il repertorio di Barnes si ferma a poche battute, avvicinandolo più al Kylo Ren di Star Wars che all’uomo descritto nei libri. Non solo, l’aspetto non è dissimile da quello dello zombie Strange in Il multiverso della follia.

Abbiamo accennato anche ad una certa piattezza registica, che qui sembra fermarsi al solo riprendere invece di narrare. Montaggio e inquadrature sono alla base del racconto cinematografico e a volte ci dicono più delle parole. La direzione di Tenebre e ossa non sembra usare nessuno degli stilemi che contraddistinguono la settima arte, avvalendosi soltanto delle interpretazioni degli interpreti, a loro volta frenate da una sceneggiatura pigra. Aspetto preponderante soprattutto in momenti cardine della seconda stagione di Tenebre e ossa. Rivelazioni di un certo spessore vengono accettate dai personaggi con troppa facilità, senza pathos ed entusiasmo, mentre la regia non fa nulla per accentuarne la portata.

Patrick Gibson è Nikolai Lantsov nella seconda stagione di Tenebre e ossa; Cinematographe.it

Un evento in particolare che coinvolge Mal spicca fra tutti e la reazione dell’attore ci ricorda un noto meme di Loki: “Yes, very sad. Anyway”. Tutti gli elementi citati vanno a minare la credibilità dell’intero racconto, che non è più tale quando ci si ferma alla semplice rappresentazione. La battaglia finale per la sopravvivenza e la libertà di Ravka diventa qui una rissa nel cortile della scuola; come direbbe la Arianna di Borisquesta non è una folla, pare una cena”. La mole contenutistica e le volontà produttive vanno a sminuire il senso ultimo dello show. Il troppo stroppia, e mai come in questo caso frase fu più azzeccata. Troppi sono gli eventi per un solo ciclo di episodi, alcuni dei quali avremmo fatto volentieri a meno, come nel caso della storyline di Matthias.

Il season finale e il futuro di Tenebre e ossa

Lewis Tan e Anna Leong Brophy nei panni di Tolya e Tamar; Cinematographe.it

Arriviamo ora al gran finale. La serie di discosta ampiamente da quanto raccontato nei romanzi di Leigh Bardugo, andando ad aprire un nuovo filone di eventi. Nelle pagine dei libri il percorso di Alina e Mal giungeva ad una conclusione totalmente diversa, nel bene e nel male. Differente è il caso dei Corvi comandati da Kaz, la cui storia è stata rimaneggiata fin dalla prima stagione. Dobbiamo dirlo, il season finale ci ha spiazzati per diversi motivo, il primo dei quali è inerente allo sfruttamento di Tenebre e ossa. L’ultimo episodio e la chiusura dei vari archi narrativi sembra rispondere più ad una volontà produttiva che narrativa, spingendo la storia oltre i propri limiti.

La quantità, ancora una volta, vince sulla qualità, ma di questo ne parleremo in un altra sede per evitare possibili spoiler. Tuttavia, la seconda stagione di Tenebre e ossa mostra anche diversi lati positivi e d’impatto. La CGI è ben realizzata e va ad accrescere il nostro sense of wonder. Il fiore all’occhiello dello show sono ancora una volta i costumi, diversi per ogni fazione, personaggio e nazione. Ogni popolo ha la propria rappresentazione, negli abiti quanto negli usi e costumi. Un elemento molto spesso sottovalutato e che va ad accentuare il world building della serie. Sullo stesso piano viaggia la rappresentazione dei poteri dei Grysha, come quella delle creature magiche che faranno capolino ad ogni episodio.

Alcune storyline ci hanno realmente sorpreso, spiccando per messinscena e azione. Anche gli stunt sono ben coreografati, per quanto la qualità tenda a seguire una linea discendente nella seconda parte. Nel complesso, questa seconda stagione saprà trovare il favore di molti e il rifiuto di altri. La sua funzione intrattenitrice la svolge dall’inizio alla fine, rivolgendosi ancora una volta a una vasta gamma di pubblico. I fan più accaniti storceranno il naso, mentre lo spettatore neofita ne potrà apprezzare la mitologia o le varie storie d’amore (a nostro avviso troppe e in alcuni casi stucchevoli e superflue).

Tenebre e ossa 2: recensione della serie Netflix; Cinematographe.it

Tenebre e ossa è tornato, ma nel modo auspicato. Quella della seconda stagione è una corsa a per di fiato verso la metà, ma come sempre ciò che conta è il viaggio. Serie come The Last of Us o Andor ci hanno insegnato come la “lentezza” degli eventi sia funzionale all’introspezione dei personaggi, regalandoci emozioni così potenti da prevalere su qualsiasi cliché, alla quale lo show sembra attingere. The Bear, invece, ha dimostrato ancora una volta come un lavoro per sottrazione possa funzionare meglio di qualsiasi saturazione contenutistica. La complessità non va di pari passo con la densità e a questo giro è stata scelta la seconda. La serie non è stata ancora rinnovata per una terza stagione, ma il finale di stagione ne sottintende l’annuncio come probabilmente quello di possibili spin-off.

Composta da 8 episodi, la seconda stagione di Tenebre e ossa è disponibile su Netflix dal 16 marzo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

2.9

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