Roma FF17 – Boris 4: recensione della serie tv di Disney+

L'opera, ideata da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, torna dopo 12 anni, riportando intatto lo spirito irriverente e dissacrante delle prime stagioni, con una ventata di novità brillanti e moderne.

Boris è probabilmente la serie televisiva italiana più sovversiva e rivoluzionaria di sempre. L’opera, basata su un soggetto di Luca Manzi, viene lanciata nel 2007 dalla mente degli sceneggiatori Mattia Torre (Figli, La linea verticale), Giacomo Ciarrapico (Eccomi qua, Troppo grazia) e Luca Vendruscolo (Ogni maledetto Natale, Domani è un altro giorno) mettendo in scena sul piccolo schermo i dietro le quinte della fittizia fiction Gli occhi del cuore 2. Un’occasione per colpire senza mezze misure la nostra televisione generalista, sfruttando una satira intelligente e dissacrante.

Dopo il grande successo delle tre stagioni, sta per arrivare Boris 4, un revival composto da 8 episodi tutti dedicati, questa volta, al mondo dello streaming: i tempi sono cambiati d’altronde, ma questo significa che anche lo show ha mutato volto? La quarta stagione, in realtà, dimostra proprio il contrario: la sua filosofia non è cambiata affatto, anzi, ha incontrato un inedito punto evolutivo con tanti nuovi elementi che non snaturano la natura dell’opera, ma segnano un ulteriore traguardo qualitativo. La serie sarà disponibile per intero su Disney+, nella sezione Star, dal 26 ottobre 2022, mentre le due puntate introduttive sono state presentate in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022.

Boris 4: un algoritmo da rispettare, perfettamente in linea con la modernità

Boris - Cinematographe
Credits: Walt Disney Company Italia

In Boris 4 il tempo è andato avanti, come la realtà: la televisione, per come veniva concepita negli anni 2000, non esiste più e quello spazio vuoto l’ha conquistato l’universo dello streaming, in perenne trasformazione. Anche Stanis (Pietro Sermonti) e Corinna (Carolina Crescentini) lo hanno capito e stanno tentando in tutti i modi di entrare nelle grazie della Piattaforma, che vede Alessandro (Alessandro Tiberi) avere un ruolo di primissimo piano. Ecco che Stanis, nelle improbabili vesti di attore e produttore con la sua SNIP (So Not Italian Production) propone un peplum seriale chiamato La Vita di Gesù riunendo la vecchia squadra, ma deve però stare attento ai dettami del misterioso Algoritmo.

Quest’entità robotica e numerica, che vediamo fin dalle prime battute della serie, è la più compiuta e perfetta rappresentazione delle leggi non scritte dello streaming internazionale, che, per seguire la scia del mainstream e del cash flow, si appoggia a regole standardizzate a seconda del trend di riferimento. Un’idea narrativa travolgente che permette al copione, di conseguenza, di ampliare questa critica andando a dettagliare ogni tema con il solito umorismo sapiente e caustico che da sempre ha reso Boris un’eccezione mirabile della serialità italiana.

Inclusività, authenticity, teen story: il linguaggio di Boris si arricchisce di nuovi vocaboli che però non vanno ad oscurare quanto costruito negli anni precedenti. La connessione con il passato, infatti, è un flusso che non viene mai bloccato sia perché non mancano riferimenti diretti o velati alle tre stagioni iniziali, sia perché, sotto la superficie, i personaggi, per quanto siano cambiati e abbiano vissuto nuove esperienze, sono sempre quelli di una volta. Proprio parlando dei nostri eroici membri della troupe capitanata dall’inossidabile regista René Ferretti (Francesco Pannofino), vediamo attraverso i loro occhi la vera natura che celano, nonostante i ruoli si siano un po’ trasformati con delle modifiche che vi stupiranno.

Gestire i personaggi in modo così naturale non era per nulla semplice, specialmente perché l’opera è stata una scommessa del tutto inaspettata e inizialmente non era prevista una stagione revival. Nonostante questo, è stata mantenuta una continuità strabiliante con quanto costruito in passato, dando l’illusione al tempo stesso che i personaggi abbiano vissuto tante avventure durante questa assenza della durata di 12 anni. Ci sono state trasformazioni e cambiamenti anche nella vita della reale troupe della serie e la scomparsa dello sceneggiatore Mattia Torre e degli attori Roberta Fiorentini (Itala), Arnando Ninchi (Dottor Cane) e Franco Ravera (Ermanno Lenzi) hanno pesato come dei macigni.

Boris 4: un respiro più ampio, la stessa ironia di sempre

Boris - Cinematographe
Credits: Walt Disney Company Italia

Ma Boris, ancora una volta, ci stupisce e, in maniera sottile, tenera e malinconica, presta omaggio a quegli attori e, soprattutto, a Torre, sceneggiatore che ha dato così tanto al cinema e alla serialità italiana. Il suo spirito rivive in questa quarta stagione, proprio perché si avverte la sua forte presenza nella scrittura, creando l’illusione che sia rimasto tutto come prima. Un tradizionalismo che però va letto con ottimismo ed entusiasmo perché, se è vero che l’umorismo e la linea narrativa sono rimasti gli stessi, si osserva un respiro più ampio.

Questo ampliamento si nota non solo e solamente perché sono presenti delle new entries che espandono il cast principale di vecchie glorie della serie, ma anche perché i nuovi eventi che sconvolgono la troupe di Ferretti donano freschezza alla trama che subisce un restyling strabiliante. La sensazione è di entrare in un universo in continua espansione che non ha rinunciato ai suoi più fedeli e rocciosi corpi celesti che sono lì in orbita da anni, nonostante l’arrivo di inedite stelle all’orizzonte. A livello registico, se già la sceneggiatura rimane sulla stessa linea d’onda alzando ancora di più l’asticella qualitativa, avvertiamo uno svecchiamento inevitabile e necessario, che anche qui non intacca lo spirito amatoriale delle prime tre stagioni.

La macchina da presa è pronta a nuove sfide, con il mondo dello streaming che sul piano estetico offre spunti del tutto interessanti e proprio per questo motivo si nota un dinamismo maggiore, con più cambi di location e avvenimenti, con le prime tre stagioni che erano sicuramente più statiche. In chiusura, è chiaro che questo evento seriale non sarebbe stato possibile senza la presenza del cast più affiatato della serialità italiana, di nuovo in gioco nonostante la reticenza di alcuni a tornare a bordo. È grazie allo sguardo saccente dello Stanis di Pietro Sermonti, all’ingenuità tipica di Biascica incarnato da Paolo Calabresi, al divismo esasperante della Corinna interpretata da Carolina Crescentini che ci sentiamo di nuovo a casa.

Boris è cambiato, siamo cambiati noi, sono passati gli anni anche per gli sceneggiatori, attori e produttori, ma nella quarta stagione si respira comunque un’aria familiare. Uno spirito critico immutato che però ha saputo accogliere con intelligenza il cambiamento. La fiction lascia lo spazio allo streaming, il boss della Rete all’Algoritmo, ma nonostante le novità, la scrittura destabilizza ancora e colpisce ancora più duro. Anche il cast è lo stesso, con qualche inedito volto e la potente alchimia tra le varie star è un forte legante che la regia ha giostrato efficacemente, proponendo uno stile estetico rinnovato. Un ritorno in pompa magna per un’opera che, per l’ennesima volta, decostruisce il mondo dell’intrattenimento con un gusto ironico, elegante e straordinariamente attuale.

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Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2