Requiem: recensione della miniserie horror Netflix

Dopo il suicidio della madre, Matilda decide di indagare le cause dell'estremo gesto. La sua ricerca la porterà in Galles, sulle tracce di una bambina scomparsa molti anni prima. Ecco Requiem, la nuova proposta Netflix in catalogo dal 23 marzo.

Due suicidi commessi in circostanze misteriose, una casa infestata da inquietanti presenze e una protagonista segnata dalla traumatica perdita della madre. Questo è Requiem, miniserie BBC sviluppata in sei episodi e distribuita in Italia dal 23 marzo dalla piattaforma di streaming Netflix.

La serie, va detto, parte molto bene. La sequenza iniziale incalza con un crescendo di cigolii, sospiri e riflessi fugaci negli specchi, culminando nel primo suicidio, quello di Ewan Dean, che solo in un secondo momento avremo modo di riconnettere al filone narrativo principale. La scena si sposta, siamo a Londra. Madre e figlia fanno colazione in un caffè: la giovane, Matilda Gray (Lydia Wilson) è una violoncellista, astro nascente della musica classica in un momento molto importante della sua carriera. La madre, la signora Janice Gray (Joanna Scanlan) le siede davanti, apprensiva, affettuosa e soffocante. Lo stretto legame tra le due donne è evidente, così come il fatto che il leggero fastidio che Matilda prova nei confronti delle eccessive attenzioni materne è presto dimenticato e sostituito da una grande tenerezza. Il quadro idilliaco si scompone, tuttavia, poche ore dopo, quando – ispirata da presenze tanto ignote quanto potenti – la signora Gray si taglia la gola davanti alla figlia, dopo un lungo inseguimento per le strade della città. Janice appare chiaramente sconvolta, fuori di sé, e l’immagine della sua morte così fredda e insensata perseguiterà nei giorni seguenti Matilda, che decide di indagarne le cause.

Requiem: pro e contro della miniserie Netflix

requiem cinematographe

Con una protagonista che non brilla per carisma, ma con una buona regia – specialmente nelle sequenze horror che ben dosano gli ingredienti tipici del genere – Requiem è una proposta godibile, ma non eccellente, del nuovo catalogo Netflix. La trama, per quanto punti tutto sui colpi di scena e sullo svelarsi improvviso di identità e relazioni, non riesce ad appassionare fino in fondo, peccando spesso e volentieri di una sensazione di già visto. Tuttavia, il vero punto di forza della serie sono le sequenze oniriche e soprannaturali che rendono questo prodotto abbastanza interessante. L’estetica di alcune scene riprende infatti quel filone di horror asiatici importati in occidente sia in forma di remake, sia in originale: pensiamo a The Ring, The Phone, The Grudge e a tutti quei bambini spaventosi che spuntano dagli anfratti, dagli schermi, dagli elettrodomestici per irrompere sulla scena e dare brividi, se non agli spettatori, sicuramente ai personaggi.

Requiem e l’horror british

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Requiem è tutto sommato in grado di intrattenere il pubblico, forte anche del poco impegno richiesto dalla durata ridotta della serie. Ha, dalla sua, una regia e una caratterizzazione dei personaggi piuttosto raffinata, molto definita dall’ambientazione britannica. La stessa protagonista, Matilda, è una donna particolare, un’artista, le cui nevrosi sono inquadrate e inquadrabili sia nella tragedia in corso, sia in un ambiente intellettuale competitivo e opprimente. Spostandosi dalla capitale alle campagne del Galles, inoltre, si ribadisce la netta differenza tra provincia e città, spesso oggetto della narrativa di genere inglese: da un lato la Londra cosmopolita, contemporanea e tecnologica, dall’altra la campagna infestata di fantasmi e superstizioni. Gli abitanti della cittadina di Penllynith, in particolare, sembrano tutti nascondere un oscuro segreto, le cui origini risalgono a diversi anni prima: questo non fa che alimentare il clima creepy della campagna semi-isolata e il divario tra la protagonista e chi la circonda.

Requiem: si può parlare con i morti?

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Tra queste superstizioni, l’attenzione si focalizza sul legame tra morti e viventi e sul forte dolore che impregna i luoghi degli omicidi. In un momento-chiave della prima puntata, la protagonista Matilda interroga i suoi compagni d’avventure, Hal Fine (Joel Fry) e Nick Dean (James Frecheville) sulla possibilità che i sogni siano dei veicoli di comunicazione tra chi non c’è più e chi è rimasto sulla Terra. La storia assume così tonalità oniriche, dove non distinguiamo chiaramente ciò che è vero da ciò che è solo frutto della mente addormentata, almeno non all’inizio. Come spesso accade in questo tipo di racconti, tuttavia, presto si scoprirà che la realtà supera la fantasia, e non sempre in meglio. I veri mostri sono quelli che sussurrano negli specchi o coloro che camminano ogni giorno su questa Terra? Che legame c’è tra Matilda Grey e la piccola Carys scomparsa nell’ormai lontano 1995? Riuscirà Matilda a fare luce sull’orrore di Penllynith e sul suo passato? Tutte le risposte nel vostro prossimo binge-watching.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3

Tags: Netflix