Midnight Texas: recensione del pilot della serie tv

Welcome to Midnight. Tratta da un racconto della prolifica autrice di The Southern Vampire Mysteries, Charlaine Harris, serie di romanzi da cui prende le mosse True Blood, Midnight Texas è la nuova produzione targata NBC e adattata per lo schermo dal duo composto da Monica Owusu-Breen (Alias, Fringe, Agents of S.H.I.E.L.D.) e Mark Hentermann.

Se riuscire a emergere in un panorama televisivo così affollato come quello dell’estate 2017, in cui a farla da padroni sono HBO, con la settima stagione del Trono di Spade, e Netflix, con la sua vastissima offerta di titoli, sembra già un’ impresa ardua, lo è ancora di più per Midnight Texas, uno show che ha in più il grosso difetto di offrire ben poche novità agli occhi di spettatori già navigati.

Fin dalle prime scene di Midnight Texas, lo spettatore è colto subito dalla netta impressione di sapere già dove andrà a parare la serie prima ancora che inizi.

Il nostro protagonista, Manfred Bernardo (il Francois Arnaud noto per la serie I Borgia) è niente di meno che un medium, le cui capacità telepatiche gli consentono di parlare con le persone defunte, in particolare con la nonna. Sorta di mentore se non vero e proprio spirito guida, il simpatico fantasma accompagna il nipote nella sua fuga verso il deserto texano e la “tranquilla” cittadina di Midnight.

Midnight

Tentando di scappare da una minaccia che per il momento ci è ancora ignota, Manfred scopre ben presto di essere capitato in una comunità alquanto bizzarra: tra streghe, vampiri (come Peter Mensah, già visto nei panni di Kibwe in True Blood), lupi mannari, una mercenaria che non può non ricordare Buffy l’Ammazzavampiri e perfino un angelo protettore della comunità (Jason Lewis), i cittadini di Midnight sono altrettanti “freak”, outsider dai poteri soprannaturali confinatisi volontariamente nel deserto per non spaventare le persone normali. Questo almeno finché le acque di un fiume che scorre poco distante dalla città non restituisce il cadavere di una ragazza assassinata, gettando la comunità nel panico.

Midnight Texas è una serie tv fin troppo ricca di citazioni che oscilla continuamente tra fantasy e horror

Versione molto meno dark, e, in definitiva, meno eversiva di True Blood, la serie oscilla continuamente tra il fantasy e l’horror, con qualche velata critica al perbenismo e ai pregiudizi sociali tipici di quella comunità intollerante del profondo Sud degli Stati Uniti, dipinta più volte nei romanzi della Harris. Il difetto maggiore dello show è forse proprio il citazionismo che sembra permearlo in tutti i suoi aspetti, a partire dall’elemento che fa da motore propulsore della vicenda: l’omicidio di una giovane donna, uccisa brutalmente in circostanze misteriose, che da Twin Peaks in poi è diventato un vero e proprio cliché.

E alla serie di David Lynch, del resto, sembra rimandare anche la stessa scelta di ambientare l’azione in una cittadina di provincia, apparentemente isolata dal resto del mondo, che dietro l’apparente tranquillità nasconde invece un volto molto più oscuro e inquietante.

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A questo si aggiunge la mancanza di trovate veramente originali (la stessa idea di far convivere tra loro “creature” come queste è già nota, si veda una serie di qualche anno fa della BBC come Being Human) e soprattutto di personaggi che, seppure con un notevole potenziale, possiedano un qualche spessore. Lo stesso protagonista Manfred appare come una figura bidimensionale, quasi schiacciata dalla folla di comprimari che gli girano intorno e incapace di stabilire davvero un’empatia con il pubblico.

Si esce da questo primo episodio di Midnight Texas con l’impressione di aver passato i precedenti 45 minuti in compagnia di una serie leggera, forse fin troppo, una divagazione che punta tutto su effetti speciali più o meno riusciti e l’avvenenza dei protagonisti piuttosto che sull’originalità e la qualità della narrazione. Non abbastanza, comunque, da spingerci ad andare avanti per altri nove episodi.

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Nel cast della serie oltre ai già citati Arnaud e Mensah, anche Dylan Bruce, Parisa Fitz-Henley, Arielle Kebbel (The Vampire Diaries), Jason Lewis (Sex and The City), Sarah Ramos, Yul Vazquez.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8