Limetown: recensione dei primi episodi della nuova serie thriller di Facebook Watch

La nostra recensione di Limetown, serie TV trasmessa da Facebook Watch con protagonista Jessica Biel e ispirata all'omonimo podcast di mistero.

È vasto il bacino da cui una serie TV può trarre la propria ispirazione, molto più di quanto si pensi. Dopo la letteratura e la cinematografia, anche il mondo dei podcast rappresenta un’affascinante fonte per la ricerca di idee. È il caso di Limetown, titolo thriller distribuito da Facebook Watch il 16 ottobre 2019.

Jessica Biel: carriera e vita privata dell’attrice

Come ha fatto prima di esso Lore, serie antologica sui miti e i misteri della storia, anche Limetown deve la propria creazione a un programma radiofonico. La prima stagione del podcast ha riscosso un enorme successo negli Stati Uniti, scalando le vette delle classifiche fin dai suoi primi mesi di trasmissione. Le vicende di Lia Haddock e del centro neuroscientifico di Limetown sono diventate ora oggetto di una trasposizione seriale, cupa e avvincente, con Jessica Biel come protagonista.

Limetown: dal podcast alla serie TV

Il mistero che coinvolge la struttura di ricerca neuroscientifica del neonato centro di Limetown ha visto la luce per la prima volta nel luglio del 2015 a opera della Two-Up Production, in particolare dell’autore Zack Akers e del produttore Skip Bronkie. Lo show, composto da due stagioni, ha ottenuto presto un enorme successo di pubblico, fino a diventare uno dei programmi radiofonici più seguiti.

Nonostante la non veridicità della vicenda raccontata, la narrazione appassionante affidata alla voce di Annie-Sage Whitehurst e la capacità di coinvolgimento del programma radiofonico hanno gettato le basi per un valido prodotto e per creazioni parallele. Nel 2018 è uscito un romanzo prequel e nello stesso anno è stato annunciata l’uscita di una serie TV. La trasposizione seriale è stata trasmessa su Facebook Watch a partire dal 16 ottobre 2019.

Limetown Cinematographe.it

Nel corso dei 10 episodi, prodotti da un team composto dagli stessi Akers e Bronkie, nonché dall’attrice protagonista Jessica Biel, lo spettatore viene immerso in un’atmosfera inquietante, all’insegna di scoperte neuroscientifiche incredibili e di inspiegabili sparizioni.

Limetown: un thriller psicologico avvincente e un’atmosfera da brividi

Lia Haddock, una reporter dell’American Public Radio, svolge un reportage sul mistero di Limetown. Creata nel 2003, Limetown è un centro di ricerca abitato da neuroscienziati e dalle loro famiglie, da cui nel 2004 è partita una chiamata d’emergenza al 911. Le autorità accorse sul luogo non hanno tuttavia rinvenuto nulla, se non il corpo bruciato del creatore della città. Delle 326 persone che vi abitavano non è rimasta traccia. Seguendo indizi, testimonianze e intuizioni personali, Lia si addentra sempre di più nella vicenda di Limetown, restandone coinvolta più del dovuto.

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C’è qualcosa di autentico in Limetown, nella sua narrazione intensa e nella sua vicenda inquietante, tanto che è difficile convincersi di essere di fronte a una storia inventata. La stessa Jessica Biel non aveva idea che il podcast non fosse ispirato a una vicenda reale, tanto era forte il coinvolgimento che il programma radio assicurava.

Nella serie si percepisce con forza l’impronta radiofonica del prodotto d’origine, grazie alla voce fuori campo della protagonista e dei suoi numerosi esercizi per il rafforzamento vocale prima della messa in onda del suo reportage radio. Questo elemento crea un indissolubile legame con quel podcast tanto seguito, che ha contribuito alla diffusione del mistero di Limetown.

Sebbene sia ancora presto per giudicare il lavoro di sceneggiatura, Limetown sembra cominciare con le migliori premesse, con un incipit che crea un immediato senso di tensione e con una vicenda tanto assurda quanto appassionante. Limetown sfrutta pochi semplici elementi non del tutto innovativi, per incatenare lo spettatore allo schermo e assicurarsi la sua completa attenzione. Abbiamo una protagonista riflessiva e solitaria, un evento apparentemente inspiegabile, un lavoro di indagine che si intreccia alla vita privata dei personaggi principali e un senso di malinconia che permea la scena. L’indagine condotta da Lia non è mai solo un impiego o una semplice curiosità, ma una questione privata che affonda le sue radici nella famiglia della protagonista stessa: lo zio di Lia, Emile Haddock (Stanley Tucci), era infatti un abitante di Limetown, scomparso anch’esso assieme agli altri cittadini.

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Una fotografia fredda e un accompagnamento musicale tendenzialmente cupo si affiancano a una storia ben scritta e ben raccontata per stabilire fin da subito il tono thriller di Limetown. Sebbene il ritmo narrativo non sia incalzante, i primi episodi sfruttano nel modo giusto i tempi a disposizione e un’atmosfera di profonda incertezza per dare vita a un’indagine intensa. La protagonista stessa – una Jessica Biel che appare in questo incipit ancora un po’ trattenuta – ha tutte le potenzialità per diventare il fulcro di una ricerca profonda, capace di toccare dolori personali e antiche paure.

Le basi per una serie TV interessante sono state gettate, non resta che proseguire nella visione di Limetown raccogliendo assieme a Lia Haddock gli indizi, uno dopo l’altro come bricioline di pane lasciate lungo la strada che conduce alla verità. Dove sono finiti gli abitanti di Limetown e cosa si cela dietro le ricerche del centro di studi neuroscientifici?

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8