Liberi tutti: recensione della nuova serie Rai dei creatori di Boris

Da due dei tre creatori di Boris, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, la prima serie di casa Rai pensata appositamente per la fruizione in rete. Dopo il lancio su RaiPlay, Liberi tutti approda sul piccolo schermo. Ecco la nostra recensione. 

Anche se sembra in qualche modo calzare a pennello con la situazione attuale, che ha visto l’Italia e gli italiani uscire dai 57 interminabili giorni di lockdown per entrare ufficialmente dallo scorso 4 maggio nella desiderata quanto temuta Fase 2, quello voluto da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo per la loro ultima fatica seriale dietro la macchina da presa è un titolo che nulla a che vedere con le cronache pandemiche. Liberi tutti infatti mostra, parla e racconta di ben altro, ossia delle disavventure di Michele Venturi (Giorgio Tirabassi), un avvocato in stato di arresto per loschi traffici di denaro, che per evitare il carcere si trova a vivere agli arresti domiciliari nella comunità di cohousing romana chiamata “il Nido”, gestita dalla sua ex moglie Eleonora (Anita Caprioli) e da Riccardo (Thomas Trabacchi), il nuovo compagno di quest’ultima. La personalità egoista e materialista di Michele si scontrerà con i princìpi di collaborazione e autosufficienza della comunità, e i suoi problemi con la legge si intrecceranno nella trama con le vicende sentimentali e personali dei membri di chi la abita e con le vicissitudini giudiziarie della stessa.

Liberi tutti: la prima serie originale Rai pensata per il web dopo il battesimo sulla rete approda in televisione

Liberi tutti - Cinematographe.it

E se la lettura della sinossi non dovesse essere sufficiente a sgomberare dalla mente qualsiasi tentazione di associare la serie e i suoi contenuti all’emergenza Covid-19, allora basta scorrere la carta d’identità dell’opera in questione per farsene una ragione una volta per tutte. Questa riporta la data 14 dicembre 2019, giorno scelto dalla Rai per la messa in streaming, in un unico box set, di tutti e dodici gli episodi (da trenta minuti cadauno) sulla piattaforma digitale di RaiPlay (fruibili in  modalità binge-watch). Si perché Liberi tutti è un progetto, il primo in assoluto per l’azienda di Viale Mazzini, pensato appositamente per la fruizione in rete, laddove ha avuto il suo battesimo. Dunque il pubblico ha potuto vederla mesi prima che il Coronavirus entrasse in maniera così deflagrante nelle nostre vite, mentre per coloro che all’epoca non ne avevano fruito online, l’occasione giusta per farlo arriva ora con l’approdo sul piccolo schermo a partire da sabato 9 maggio per sei serate su Rai 3, alle ore 22. Ed è proprio in vista dell’apparizione televisiva che abbiamo deciso di gettare su di essa uno sguardo analitico.

Liberi tutti: la mancanza della penna di Mattia Torre si sente e come

Liberi tutti - Cinematographe.it

Cominciamo con il dire che nonostante gli sforzi degli autori, che rappresentano i 2/3 che fecero la fortuna tra il 2007 e il 2010 di Boris, la mancanza del compianto Mattia Torre si sente, non tanto dal punto di vista squisitamente tecnico e visivo, ma da quello della scrittura. A venire meno è, purtroppo, la pungente, sopraffina e strabordante d’idee, scrittura del regista, sceneggiatore e commediografo capitolino. L’assenza si sente e come, anche se la penna e la firma sono pressoché la stesse della “fuoriserie” di culto. A Ciarrapico e Vendruscolo non è sufficiente ripescare alcuni ingredienti della suddetta serie, a cominciare dallo humour nero e politicamente scorretto che ne caratterizzava la ricetta. Così come non è stato sufficiente richiamare a raccolta alcuni membri del cast come Caterina Guzzanti, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Luca Amorosino e lo stesso Giorgio Tirabassi. Quest’ultimo è sicuramente il mattatore della situazione, ben supportato dai colleghi di set nel compito di intrattenere il pubblico con battute al vetriolo e situazioni paradossali.

La discontinuità è il tallone d’Achille di una commedia giocata sullo confronto-scontro tra i puri di cuore e la loro nemesi

Liberi tutti - Cinematographe.it

Se la forza di Boris stava proprio nel flusso inarrestabile di una successione di sequenze una più divertente dell’altra, che si rincorrevano a ritmo frenetico, in Liberi tutti i passaggi a vuoto e i blackout sono frequenti. Si finisce per ridere a intermittenza, con episodi che funzionano a fasi alterne grazie a gag più efficaci di altri. Sta in questa mancanza di continuità il tallone d’Achille di una commedia giocata sullo confronto-scontro tra stili di vita e abitudini diverse, tra personalismo e solidarietà, tra cinismo e idealismo. Uno scontro che si consuma in un micro-ambiente geolocalizzato in un angolo di metropoli popolato da sovranisti, ecologisti, traffichini, borghesi e politicamente corretti. Le scintille non mancano, ma altro non sono che dei piccoli pretesti per mettere nuovamente faccia a faccia i puri di cuore con le loro nemesi.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.9

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