Fidati di me: recensione della miniserie thriller Netflix

Dalla collaborazione tra lo scrittore statunitense Harlan Coben e Netflix è nata un’altra miniserie crime a base di omicidi e misteriose sparizioni. Disponibile dal 22 aprile 2022.

A un certo punto di una carriera che lo ha visto diventare uno degli scrittori di thriller di maggiore successo del panorama letterario internazionale, Harlan Coben ha deciso di dare una svolta significativa al suo percorso artistico. Non contento di vendere migliaia di copie in tutto il mondo, nel 2006 lo scrittore statunitense ha deciso di iniziare ad affiancare alla fortunata attività letteraria anche quella di produttore televisivo, che lo ha portato a produrre serie tratte dai suoi romanzi o scritte ex novo. In entrambi i casi, si tratta di vicende di sangue e mistero riconducibili al genere crime, il più delle volte ambientate nella middle class, che esplorano le paure, i fantasmi del passato e i lati oscuri degli esseri umani che le animano. Produzioni, queste, che a lungo andare non potevano non attirare l’attenzione di un broadcaster come Netflix, che ha spinto le due parti a siglare un importante contratto di collaborazione nell’agosto 2018, per l’adattamento di 14 romanzi firmati da Corben in altrettante serie TV o film.

Al centro di Fidati di me una madre alle prese con la misteriosa scomparsa del proprio figlio

Fidati di me cinematographe.it

Con l’ultima arrivata in casa Netflix il 22 aprile 2022 dal titolo Fidati di me (Hold Tight), ad oggi di produzioni nate dal suddetto patto se ne contano già sette. Così dopo Safe, Estate di morte, The Stranger, Svaniti nel nulla, The Innocent – Suburbia Killer e Stay Close, ecco fare la sua comparsa nel catalogo della piattaforma a stelle e strisce la miniserie diretta a quattro mani da Agata Malesińska e Wojtek Miłoszewski. Nei sei episodi da una cinquantina di minuti cadauno si racconta  la travagliata vicenda di Anna e Michal Barczyk, una coppia felicemente sposata da molti anni che condurre una vita tranquilla e agiata nella loro casa in un quartiere residenziale di Varsavia insieme ai due figli, almeno sino a quando il primogenito svanisce misteriosamente facendo perdere le sue tracce dopo la morte sospetta di un compagno di liceo. La donna pensa che il figlio stia scappando da una situazione difficile in cui lui e l’amico si erano cacciati, idea che la porterà in giro per i luoghi più disastrati e pericolosi della città pin cerca di risposte. Nel frattempo il falso equilibrio che prima teneva insieme la comunità polacca  dove vivono battezzata “Beverly Hills” inizia velocemente a sgretolarsi. Svelati tutti i segreti e tolte tutte le maschere, niente sarà più come prima.  

La svolta decisiva per la serie arriva allo scoccare del quinto dei sei episodi 

Fidati di me cinematographe.it

Per scoperchiare il “Vaso di Pandora” che li custodisce bisognerà però attendere pazientemente il quinto dei sei episodi che vanno a comporre la timeline di Fidati di me. Fino a quel momento la scrittura e la sua messa in quadro sono impegnate nel difficile compito di tessere e intrecciare la fitta ragnatela mistery che sorregge l’intera architettura narrativa e drammaturgica della serie, cercando nel mentre di gettare le basi e sviluppare le one-lines dei singoli personaggi chiamati in causa, a cominciare da quello centrale di Anna che ha un peso specifico nell’economia globale. Saranno il suo istinto materno e il desiderio disperato di ritrovare il figlio scomparso, che andranno di pari passo con le indagini della polizia locale, a condurre alla risoluzione del caso. Se ciò avverrà in maniera positiva saranno solo gli ultimissimi minuti del capitolo conclusivo a stabilirlo. Nel frattempo lo spettatore dovrà accettare le regole d’ingaggio impartite da Coben, che porta avanti la partita spostando continuamente le pedine sulla scacchiera in modo da allungare il più possibile la contesa.

Troppi giri a vuoto negli episodi transitori depotenzializzano la linea mistery

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Il risultato è una partita che in termini di tensione subisce un sali e scendi che non sempre giova alla fruizione. A una pilota in salita vertiginosa seguono tre episodi con il freno un po’ troppo tirato, nei quali la scrittura estende il più possibile la linea orizzontale del racconto per accumulare minuti, intrattenendo la platea di turno con tentativi di depistaggio, plot twist e cliffhanger che hanno il compito di rialzare la temperatura. Prima dello scoccare del salvifico quinto episodio, Fidati di me non riesce però a mettere a segno tutti i colpi di scena previsti. Il ché genera dei blackout e dei momenti di stanca che depotenzializzano la componente thriller e abbassano il livello di coinvolgimento. Quando ciò non avviene è perché quella stessa scrittura trova momenti di lucidità, portando sullo schermo, anche grazie al lavoro dietro e davanti la macchina da presa (da segnalare l’interpretazione di Magdalena Boczarska nel ruolo di Anna), quello che di buono la matrice letteraria gli aveva messo a disposizione.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.7

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