Estate di morte: recensione della serie thriller polacca Netflix

La recensione della serie TV polacca Estate di morte (The Woods) tra thriller, drama e poliziesco, uscita su Netflix il 12 Giugno 2020.

Con la serie originale Estate di morte, Netflix propone un thriller polacco vecchio stampo che risulta facilmente prevedibile così come mal congeniato, retto solamente dalla pura e semplice curiosità di scoprire se le proprie ipotesi sono corrette oppure se si troverà un miracoloso colpo di scena alla fine del ponte dell’arcobaleno.

Siamo nella Polonia del 1994. In un campo estivo circondato da una folta radura vengono ritrovati i corpi di un ragazzo e di una ragazza mentre altri due giovani risultano scomparsi nel nulla, senza lasciare nessuna traccia e un enorme senso di sconforto alle loro famiglie. Venticinque anni dopo, il procuratore Paweł Kopiński ha ancora difficoltà a dimenticare l’accaduto, quando viene chiamato a identificare il cadavere di un uomo che sembra essere proprio l’amico scomparso in quella famosa estate, il che fa riaffiorare la possibilità che anche l’altra giovane sparita, sua sorella, possa essere ancora viva. Nonostante la certezza del corpo che si trova davanti, i genitori del ragazzo negano con insistenza la possibilità che quello possa essere il figlio perduto. Paweł inizierà così ad indagare per conto suo sulle vicende, con la volontà di far luce su che cosa sia effettivamente successo in quella notte di tanti anni prima e con una rinnovata speranza di ottenere finalmente la verità, riaprendo nel suo cammino ferite mai rimarginate e ritrovando vecchi legami che sembravano essersi ormai spezzati da tempo.

Da queste premesse scaturisce la nuova serie polacca Netflix Estate di morte, che manca di identità tanto quanto di abilità tecnica e compositiva, puntando su uno stile vecchio e superato per una storia che poteva offrire, al contrario, qualcosa di fresco e moderno. Indubbiamente le idee iniziali di Harlan Coben, i cui precedenti romanzi erano già stati trasposti in altre due serie Netflix, Safe e The Stranger, sono promettenti e accattivanti sulla carta quanto sono abbozzate e mal riposte sulla tela che ha deciso di dipingere, attraverso le pennellate di un thriller, a tratti poliziesco, che sin dal principio non riesce a trovare il nord sulla sua bussola.

La storia viene dislocata precariamente sue due linee temporali direttamente collegate a livello ideale ma che a conti fatti proseguono come se si trovassero su binari ben distinti per la maggior parte del tempo, tra un passato con un giovane e immaturo Paweł e un presente con un uomo che nella sua vita ha perso fin troppe persone. Nessun tentativo viene messo in piedi per cercare di creare un continuo narrativo che si snodi in maniera organica e sensata tra gli eventi che sono accaduti nelle due epoche. Il ’94 torna a riemergere casualmente rispetto alle vicende odierne, senza che subentrino dei flashback abilmente montati in relazione a un evento dei giorni nostri, quasi dimenticando che presente e passato siano in realtà parte di un’unica storia più ampia. L’aggiunta di storyline secondarie è manchevole nel suo compito di arricchire il caso principale e sviluppare la figura di Paweł in veste di procuratore e, in definitiva, le sotto-trame superflue servono piuttosto ad ingannare il tempo e distenderlo oltre il necessario, lasciando perfino delle porte aperte per un’eventuale seconda stagione di cui non si sentiva l’impellente bisogno.

Estate di morte: un thriller che manca sia di suspense che di introspezione

estate di morte cinematographe.it

La serie fallisce equamente nel suo duplice tentativo di condurre un’introspezione psicologica sul protagonista e di creare una suspense congeniale a un thriller che si rispetti. Dopo la prima puntata volutamente scomposta, la storia si dipana in maniera fin troppo lineare tanto da cadere nella prevedibilità più blasonata lasciando irrisolti e inspiegati quegli unici ma fondamentali interrogativi, alle cui risposte non si può arrivare autonomamente. Le fondamenta su cui si erge la serie sono evidentemente fragili se si arriva a capire quale sarà la conclusione perfino prima della metà della stagione e il resto del cammino per raggiungere l’agognata destinazione finale viene percorso nella speranza che non tutto sia effettivamente come sembri e dalla effettiva breve durata di queste prima e forse unica stagione.

Se da una parte l’intreccio temporale e l’indagine in sé appaiono ingenue, sul versante della tecnica si sarebbe potuto tentare un approccio più deciso per sostenere la caduca narrazione, con una regia che decide di spingersi oltre il confortevole, inondando la serie di costanti sguardi in macchina privi di contestualizzazione e di un reale significato, inquadrature in diagonale e immagini sfuocate oltre lo stretto necessario. Nonostante i loro impegni più che evidenti, gli attori protagonisti arrancano nei loro panni prefabbricati, muovendosi come marionette su un set monotono e spento nei colori, in classico stile est-europeo, richiamando una storia che si dipana tra un’estate afosa e piena di pallide promesse e una fredda modernità di cocenti delusioni. Fin troppi momenti vengono scanditi da una colonna sonora in chiave rock duro e puro scoordinata e sconnessa che mancano il bersaglio di coadiuvare la narrazione.

La serie Netflix si basa su fondamenta fragili

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Alcune delle serie forgiate dalla piattaforma Netflix nel corso degli ultimi tempi ci avevano offerto uno sguardo inedito sulle incredibili possibilità e capacità delle produzioni europee, grazie a prodotti come Dark e The Rain, in cui originalità, messa in opera e una inaspettata abilità tecnica avevano fatto riscoprire al grande pubblico alcuni paesi da sempre disdegnati e sottovalutati, segnalandoli come un nuovo florido mercato fortemente competitivo rispetto alle ormai sature produzioni americane e britanniche, composte da grandi nomi e idee riciclate. Non necessariamente in queste nuove serie si è sempre rasentato la perfezione ma di sicuro ha infuso gli animi della consapevolezza che non solo la lingua inglese può regalarci delle perle rare e delle piacevoli novità da vedere.

Non è questo il caso di Estate di morte, che si rivela, al contrario, uno dei tanti thriller senza pretese da guardare per curiosità e con un animo colmo di spensieratezza, inserendosi sfortunatamente in una lunga pila di prodotti Netflix dalle flebili e mancate aspirazioni, che possiede come maggior pregio quello di gettare l’attenzione e stimolare una riscoperta di cinematografie che vengono scarsamente considerate e che hanno sicuramente di meglio da offrire.

Estate di morte, presentata in Polonia col titolo The Woods, è disponibile su Netflix dal 12 giugno 2020.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 1.5
Emozione - 2

2

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