Non solo Estate di morte: le serie Netflix e Sky tratte dai libri di Harlan Coben

Il 12 Giugno è arrivata sulla piattaforma Netflix la serie tv Estate di morte, nuovo adattamento tratto dai romanzi di Harlan Coben. Scopriamo insieme le differenze e le similitudini tra le varie serie da lui ideate.

Dopo il recente The Stranger uscito lo scorso Gennaio, Netflix torna con un altro adattamento tratto dai romanzi di Harlan Coben dal titolo Estate di morte. Ambientata e realizzata interamente in Polonia, la serie rappresenta la seconda trasposizione televisiva prodotta dalla nota piattaforma streaming insieme al già citato The Stranger, entrambi basati sui best-seller dell’autore, mentre si tratta della quarta opera seriale che coinvolge Coben, creatore in passato di altre due serie tv, The Five e Safe, uscite rispettivamente il 15 Aprile 2016 su Sky e il 18 Maggio 2018 su Netflix. Sebbene queste ultime siano state sviluppate da altri sceneggiatori, le quattro produzioni presentano molteplici caratteristiche ricorrenti che portano a identificare chiaramente i comuni denominatori che Coben ama inserire anche nei suoi romanzi gialli divenuti un successo per il suo stile particolarmente riconoscibile e intricato. Nella stessa maniera con cui ha rinnovato il genere thriller moderno, Coben cerca di offrire un’alternativa alle classiche serie tv che mescolano poliziesco e drama che, nel corso degli anni, sono diventate sempre più ostentatamente prevedibili e hanno lasciato ben poco spazio ai colpi di scena finali.

Nei suoi libri, così come nelle serie da lui create, non mancano gli stravolgimenti di trama, innumerevoli storyline secondarie che affiancano e avvolgono come un’edera la storia principale fino alla conclusione degli eventi e una lunga lista di personaggi che non sempre è facile ricordare per filo e per segno ma che svolgono adeguatamente il proprio dovere di confondere le acque senza rivelare troppo se non alla fine delle vicende. Sebbene la trasposizione di Estate di morte abbia presentato delle falle considerevoli tanto da fallire nei suoi obiettivi predefiniti, come abbiamo illustrato approfonditamente nella nostra recensione, è interessante notare come anch’essa presenti delle similarità con i suoi predecessori, realizzati, al contrario, tutti in territorio britannico. Andiamo quindi ad analizzare cosa accomuna le diverse creazioni nate dalla mente di Harlan Coben, dalla prima The Five fino alla più recente Estate di morte e quali differenze le contraddistinguono tra di loro.

Le storie raccontate nelle serie ideate da Harlan Coben

Nella prima serie creata da Harlan Coben, The Five, quattro compagni di scuola, Mark, Danny, Slade e Pru, rimangono traumatizzati quando Jesse, il fratellino di 5 anni di Mark, scompare mentre giocano tutti insieme in un bosco. Venti anni dopo, durante un’indagine su una prostituta brutalmente uccisa, viene ritrovato il DNA del bambino scomparso, facendo riemergere la speranza e riunendo il gruppo ormai diviso da tempo. Nel corso delle puntate, si scoprirà come in molti abbiano tenuto dei segreti per loro, da Slade e Pru ai genitori del piccolo fino al serial killer accusato di aver ucciso Jesse, condividendo informazioni mancanti o false che hanno contribuito a far ristagnare la ricerca del bambino che, miracolosamente, potrebbe essere ancora vivo dopo tutti questi anni. Nella seconda serie ideata dallo scrittore, intitolata Safe, il protagonista Tom, un chirurgo che ha da poco perso la moglie malata di cancro, scopre che una delle due figlie è scomparsa durante un party organizzato da alcuni amici, mentre il fidanzato della giovane viene ritrovato misteriosamente morto, dopo essere annegato nella piscina della casa in cui si è tenuta la festa. La sparizione della ragazza farà riemergere tutti i segreti delle persone a lui vicine e l’uomo si ritroverà coinvolto in una corsa contro il tempo per ritrovare la figlia ancora viva e per scoprire il pericoloso assassino che potrebbe essere lo stesso che ha fatto sparire la ragazza.

In The Stranger, tratta dall’omonimo romanzo di Coben che ricopre le vesti di ideatore e produttore esecutivo della serie, il protagonista Adam Price è un uomo felicemente sposato e padre di due figli, la cui vita viene stravolta in seguito alla rivelazione, da parte di una sconosciuta, di un segreto sconcertante sul conto della moglie Corinne. Dopo quel singolo incontro, tutto il suo mondo andrà in pezzi e la sua storia si intreccerà con coloro che hanno incrociato la ragazza che si erge a paladina della giustizia e della sincerità, inconsapevole che la verità non necessariamente porta gioia e riconoscenza ma può facilmente e inesorabilmente trasformarsi in dolore e morte. A complicare ulteriormente la situazione ci saranno un omicidio e una sparizione che avranno come unico legame apparente le bugie rivelate da questa sconosciuta introvabile, della quale non è noto nemmeno il nome. Infine, nella quarta e più recente serie Estate di morte, basata sul romanzo di Coben pubblicato nel 2007, il procuratore Paweł Kopiński viene contattato per identificare il cadavere di un uomo che, a conti fatti, sembra essere l’amico scomparso vent’anni prima insieme alla sorella Kamila. Con una rinnovata speranza, l’uomo inizierà un’indagine in solitaria per conoscere i retroscena di quella tragica notte e scoprirà come le persone coinvolte nella vicenda, compresi i suoi stessi genitori, possiedano dei segreti importanti che hanno tenuto nascosti fino ad oggi. Paweł si dovrà barcamenare su un caso che rischia di distruggere la sua carriera e il tentativo di trovare colui che ha ucciso l’amico da tempo scomparso, con l’illusione di apprendere qualche informazione utile su come e dove trovare la sorella.

Le similitudini tra le opere di Harlan Coben: i segreti come filo conduttore

In tutte e quattro le serie tv, il tema portante che scatena l’evolversi degli eventi è rappresentato da un segreto che, improvvisamente, sconvolge l’esistenza dei protagonisti e la cui scoperta accidentale provoca una serie di effetti a catena che distruggono progressivamente vite e famiglie, generando disperazione e talvolta morte. La mancanza di sincerità, le omissioni, le menzogne e perfino le bugie a fin di bene, o quelle che si pensa siano tali, costituiscono le fondamenta su cui si erge ogni singola storia narrata o pensata da Coben, che ci insegna come prima o poi la verità viene a galla, spesso nel peggiore dei modi. È difficile identificare un personaggio che non nasconda un segreto, piccolo o grande che sia, sottintendendo come tutti quanti non siano totalmente onesti né con se stessi né con le persone che li stanno vicino. I segreti rappresentano quindi una sorta di filo di Arianna che congiunge tutte quante le serie di Coben, le quali cominciano dall’inevitabile rivelazione di un orribile mistero che, nel corso degli anni, è divenuto impossibile da contenere. La necessità di mantenere al sicuro quanto accaduto in passato spinge i personaggi oltre i propri limiti morali, costringendoli a commettere crimini violenti o a uccidersi per mantenere salva la loro reputazione sempre più a rischio.

In The Five ed Estate di morte, i segreti portano a distruggere i legami sociali e familiari e a rimettere in discussione la propria identità, mentre nella serie The Stranger, la rivelazione delle menzogne viene considerata come una sorta di rinascita, una via di fuga e un modo per ricominciare da capo in maniera pulita e sincera con le persone che ti stanno intorno, per poi scoprire che alcuni segreti devono necessariamente rimanere nascosti per il bene dei propri cari. Ciò che appare come un favore, magari anche disinteressato, può trasformarsi invece in una lama che lacera la realtà e la distrugge in mille pezzi, privandoti dell’illusoria felicità che si pensa di vivere. In Safe, scoperchiare il vaso di Pandora equivale alla rivalutazione di coloro che si pensava di conoscere e di quello che si è in grado di compiere in nome della famiglia e della propria reputazione. In alcuni casi, quindi, i segreti vengono volutamente rivelati ai diretti interessati per permettergli di iniziare una nuova vita all’insegna dell’onestà, evitando di rimanere aggrovigliati in una matassa di bugie che rovina la propria esistenza e quella altrui, mentre in altre occasioni la scoperta avviene in maniera totalmente casuale che provocherà gravi conseguenze che metteranno a rischio la sicurezza delle persone che ne sono venute a conoscenza direttamente o indirettamente.

Il legame tra i protagonisti: un familiare scomparso come punto di partenza

Un secondo elemento distintivo di tutte le serie di Harlan Coben riguarda la scomparsa di una persona cara al protagonista, in particolare di un familiare a cui egli stesso aveva commesso un torto. Al dolore della perdita improvvisa si aggiunge quindi una sorta di senso di colpa che scatena in maniera ancora più feroce il disperato tentativo di ritrovare, con ogni mezzo, la persona sparita così da fare ammenda, per ricominciare di nuovo in favore di una diversa consapevolezza. Nel caso di The Five ed Estate di morte, i protagonisti sono entrambi adolescenti che trascurano rispettivamente il fratellino e la sorella minore, dandoli per scontati e negando loro le attenzioni che richiedono. Entrambe le serie cominciano la storia negli anni ’90, in un periodo in cui la negligenza e le disattenzioni portavano facilmente alla scomparsa di persone giovanissime, tra coloro che scappavano ingenuamente di casa per poi non farvi più ritorno e malintenzionati che adescavano le proprie prede senza troppa difficoltà. In aggiunta, nella serie The Five, la differenza di età tra i due fratelli, rispettivamente di 12 e 5 anni, è abbastanza sostanziale da spiegare il tipo di relazione che sussiste tra di loro, nella quale l’adolescente vede il fratellino come un peso da sopportare più che come un compagno di giochi e avventure, accentuato dall’imbarazzo di dover badare a un bambino mentre ci si trova in giro con gli amici o con la prima fidanzatina. Un attimo di distrazione provoca conseguenze irreparabili a cui si somma la consapevolezza che sarebbe bastato uno sguardo in più di riguardo per evitare la catastrofe e il dolore derivato nei propri genitori alla perdita di un figlio.

La mancanza di dialogo e la negligenza nell’ottemperare i propri doveri genitoriali è invece il motivo del rapporto conflittuale tra Tom e sua figlia Jenny in Safe che pone le basi per la successiva scomparsa della ragazza. La carenza di fiducia tra i due e il risentimento per l’assenza del padre negli ultimi istanti di vita della madre spingerà la giovane a un’indagine in solitaria pur di scoprire i retroscena di un segreto di cui è venuta inconsapevolmente a conoscenza. Tom e Jenny sono due estranei che cercano di ritrovarsi non solo dal punto di vista strettamente fisico, ma anche a livello affettivo. La ricerca della figlia, in questo senso, assume una connotazione più simbolica come se ritrovarla potesse ricostruire improvvisamente un rapporto andato in pezzi. La stessa logica viene adottata anche in The Stranger, in cui Adam e Corinne fingono di avere una relazione idilliaca, basata su rispetto, sincerità e amore, perfino invidiata dai loro coetanei, che però non potrebbe essere più differente nella triste realtà. Bugie e segreti tengono in piedi un rapporto ormai agli sgoccioli che non ha quasi più senso di esistere e, proprio questo, potrebbe giustificare la scomparsa della donna al’inizio della serie. L’assenza di comunicazione tra marito e moglie ha generato una serie di bugie e sotterfugi che li ha portati a vivere in onore dell’apparenza per mantenere l’immagine di una famiglia perfetta, inevitabilmente destinata a infrangersi quando la verità riemerge in superficie. Una realtà difficile da sopportare dopo anni di menzogne e dalla quale si potrebbe voler scappare nel momento in cui l’ultima bugia viene rivelata.

Un cambio di professione: avvocati in veste di detective

Un’altra caratteristica che accomuna tre serie su quattro, ossia The Five, The Stranger ed Estate di morte, è che i protagonisti svolgono la professione di avvocato e, parallelamente, li si vedrà occupati anche in un caso diverso dal familiare sparito che stanno tentando disperatamente di trovare. Nella serie The Five, Mark è un avvocato trentenne che usa il suo tempo libero per la ricerca di persone scomparse e si occuperà di aiutare un adolescente a ritrovare suo padre, un professore di una scuola superiore che potrebbe avere scoperto delle informazioni pericolose. Oltre a questo, l’uomo sarà anche coinvolto, insieme all’amico Slade, nel caso dell’omicidio della prostituta in cui si sono rinvenute le tracce del fratello Jesse, assumendo quasi le vesti di un detective privato a tutti gli effetti. Adam di The Stranger esercita in uno studio legale, occupazione ereditata dal padre da cui si è da tempo distaccato sia in ambito lavorativo che privato e si ritroverà coinvolto proprio contro quest’ultimo in una battaglia legale per aiutare l’ex-vicino di casa a rischio di sfratto. Raramente lo si vedrà nell’aula di tribunale a discutere di questo caso, ma il rapporto con il suo cliente fungerà da ispirazione per una rivalutazione intima e confidenziale del suo logoro matrimonio con Corinne. Infine, il polacco Paweł è un procuratore distrettuale di successo che, oltre ad indagare sul cadavere ritrovato, presumibilmente dell’amico scomparso, sarà occupato a rappresentare una ragazza violentata e filmata da un gruppo di giovani benestanti che, con ogni mezzo, tenteranno di insabbiare quanto avvenuto sfruttando il loro potere e denaro. Per sabotare il caso, uomini influenti cercheranno di danneggiare la sua reputazione e di coloro che lo sostengono, anche se la causa legale non figurerà come fulcro della storia.

L’unico protagonista a esercitare una professione differente è il chirurgo Tom di Safe che, ad eccezione dei primi istanti della serie, non lo si vedrà mai svolgere il suo ruolo di medico all’interno dell’ospedale ma sarà interamente coinvolto nella ricerca della figlia insieme al suo amico e collega Pete. In ogni serie, l’occupazione lavorativa del personaggio di primo piano riveste un’importanza marginale rispetto alla trama centrale, a cui viene concessa la totale attenzione del protagonista e dei suoi aiutanti che lo sosterranno nella ricerca del familiare scomparso. Tutti i personaggi principali, infatti, sono sempre affiancati da un complice, maschile o femminile, che lavora come detective o in qualità di agente della polizia, sia per aiutarli nelle loro indagini personali sia per poter contestualizzare le informazioni che raccoglie a ogni puntata e creare così un quadro completo che faccia progredire la vicenda verso una possibile soluzione. Sebbene la polizia non sia mai direttamente coinvolta nel caso della persona scomparsa, sempre più preoccupata a trovare l’assassino che ha commesso il delitto di turno, la figura del detective, amico o complice del protagonista, risulta ogni volta come parte integrante e imprescindibile dell’investigazione. La professione di Tom non è l’unica caratteristica a renderlo diverso dagli altri protagonisti, in quanto sia lui che Paweł si ritrovano a dover affrontare la morte della moglie malata ed entrambi cercano dopo poco tempo l’affetto tra le braccia di una donna, nel caso di Safe proprio con la poliziotta che partecipa attivamente alle indagini.

Una location atipica: il bosco come luogo di sparizione

Ad eccezione di Safe, tutte le serie iniziano con una location molto particolare: un bosco, da cui parte la scomparsa del familiare del protagonista e che sarà un elemento essenziale per lo svolgimento della trama, oltre che il luogo di conclusione delle vicende, seguendo una struttura circolare in cui tutto finisce esattamente dove è cominciato. La prima scena di The Five ci mostra il ricordo del protagonista mentre si trova con gli amici nel bosco vicino casa, quello stesso giorno in cui ha visto per l’ultima volta il fratello, prima di abbandonarlo da solo nell’ultimo luogo in cui è stato ritenuto ancora vivo. Dopo questo flashback iniziale, la foresta ricomparirà diverse volte nel corso della storia, sia per presentarci altri ricordi di Mark e degli altri personaggi, sia come sinistra location che esemplifica quanto si ipotizza sia accaduto. La visione del piccolo Jesse che si allontana in solitaria con la sua felpa rossa, la testa china e il libro di Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, viene accentuata da questo luogo incantato ma denso di pericoli in un quadro tanto evocativo e fiabesco quanto funesto.

Anche Estate di morte esordisce sulle immagini del bosco che circonda il campo estivo, che fungono da presagio e da triste rimando al ritrovamento dei corpi e degli indizi che si stanno raccogliendo sulla scena del crimine proprio in quel momento, nella mattina seguente a una festa che si è conclusa in tragedia. In quello stesso punto, alla fine della serie, Paweł arriverà alla consapevolezza finale di ciò che è accaduto realmente durante quella notte e di quali scelte gli si presentano davanti in un futuro che, se volesse, potrebbe essere carico di possibilità. In entrambe le serie, il bosco rappresenta quindi l’inizio delle sventure ma anche il luogo dove è possibile mettere una pietra sopra al passato e ricominciare a vivere dopo tanti anni di incertezza e di flebile speranza.

Il bosco come labirinto materiale e simbolico

Nella stessa maniera, il bosco fa il suo debutto in The Stranger, stavolta nel bel mezzo dell’azione, con un ragazzo che, in piena notte, corre svestito in fuga da qualcosa o, più probabilmente qualcuno, mentre una festa sfrenata con alcol e droghe impazza lì vicino, a pochi metri di distanza. La foresta diventa l’occasione perfetta per intrecciare varie storyline apparentemente scollegate ma che condividono più di quanto sembra. In questo caso, lo stesso tipo di location viene inoltre utilizzata per due scopi differenti, in quanto un altro bosco, diverso da quello iniziale, rappresenterà la conclusione dei dilemmi del protagonista e l’apice delle vicende che coinvolgono Adam. La foresta si presenta inizialmente come un luogo di condivisone e gioia, ma anche di speranza e attesa, per poi mutare lentamente e inesorabilmente, trasformandosi un incubo da cui non ci si può svegliare. Un bosco che a tutti gli effetti rappresenta anche un labirinto sia nel senso materiale che metaforico.

All’interno di questa insolita location, i personaggi perdono la persona amata, scoprono dolorose rivelazioni ma, soprattutto, si dimenticano di se stessi, diventando capaci di azioni che mai avrebbero pensato di compiere. Il bosco è l’epicentro stesso dei segreti che vengono nascosti e messi da parte, la cassaforte in cui vengono custoditi e lasciati a marcire come passato da oltrepassare. Nella serie Safe, per continuare la tradizione distaccandosi da essa, un bosco fa capolino in una scena chiave delle vicende ma in questo caso non rappresenta la location preponderante bensì, questa volta, è l’intera cittadina che predomina la storia, fungendo da fondale alla ricerca della ragazza e richiamando il segreto che ancora sovrasta le persone che ci vivono.

Alla ricerca della verità tra flashback e ricordi

In tutte e quattro le serie di Coben, le vicende non sono mai narrate su un unico piano temporale ma presente e passato si alternano, spesso in maniera efficace, per creare un ritmo incalzante che generi attrazione e suspense senza però causare un’eccessiva confusione su ciò che sta avvenendo. La storia viene dislocata su più livelli, tra contemporaneità e reminescenze che permettono di conoscere a fondo i personaggi, i loro trascorsi e la loro evoluzione nel corso del tempo. Non c’è da aspettarsi niente di troppo complicato in stile Dark ma è sufficiente per tenere costantemente viva l’attenzione e sfruttare al meglio i classici meccanismi del thriller convertito in stile poliziesco. I molteplici personaggi e le numerose storyline che si intrecciano senza sosta rinvigoriscono ed enfatizzano lo sfalsato sviluppo temporale, complicando la situazione e rendendo più difficile la scoperta del nocciolo della vicenda. Benché alcuni misteri siano maggiormente facili da intuire anticipatamente rispetto alla rivelazione ufficiale, c’è sempre un pezzo mancante e un colpo di scena imprevedibile che rendono necessaria la visione della serie fino alla sua conclusione.

Nel caso di Safe, The Stranger e The Five, la progressione della storia viene opportunamente e intelligentemente intervallata da opportuni flashback che distendono e, allo stesso tempo, aggrovigliano ulteriormente l’evoluzione narrativa. In The Five i piccoli salti temporali si ricollegano direttamente a un ricordo, alla mente di un personaggio che ripensa a quanto accaduto e ci svela un ulteriore tassello del puzzle. Ogni flashback è quindi volutamente inserito nel momento del ritrovamento di un indizio o per fugare il dubbio sulla colpevolezza di un sospettato, rivelando le carte man mano che il gioco sta progredendo fino a un riepilogo conclusivo in cui ci viene finalmente mostrato, passo dopo passo, in un ultimo racconto che funge da reminiscenza, che cosa sia effettivamente successo a Jesse e in che modo il suo sangue si trovi sulla scena del crimine dell’omicidio della prostituta. In The Stranger, i momenti passati sono più fugaci e servono per completare il quadro della scomparsa di Corinne, della sua relazione con il marito Adam ma, soprattutto, per mettere insieme che cosa sia avvenuto nella notte della festa che ha portato un ragazzo a fuggire nudo tra i boschi. In questo caso, i flashback fungono più per una riflessione su stessi e una considerazione personale sugli errori che si sono commessi in passato e che hanno portato al punto in cui ci troviamo all’inizio della serie.

Estate di morte: la spiegazione del finale della serie polacca Netflix

Anche in Safe ritroviamo lo stesso modus operandi anche se, in questo caso, i flashback sono più criptici nelle prime puntate fino a divenire progressivamente più chiari nel dispiegamento del rotolo di bugie. Rispetto ai suoi compagni, questa serie si muove maggiormente sul presente, considerando che la vicenda si svolge nell’arco di una sola settimana, equivalente al numero degli episodi che corrispondono ai diversi giorni in cui Tom è impegnato nella ricerca della figlia Jenny. In Estate di morte, la struttura sotto forma di flashback, utilizzata nelle altre serie, viene sostituita da un vero e proprio scambio continuo tra due piani temporali distinti che esistono in maniera quasi indipendente l’uno dall’altro. Una scelta sicuramente azzardata e non proprio riuscita dal punto di vista pratico, che si discosta totalmente dalle tre opere precedenti di Coben, le quali avevano giocato prepotentemente su questa logica narrativa. Le vicende del passato e degli antefatti di quella tragica notte estiva del 1994, accadono autonomamente come se fossero svincolate dal presente odierno e dall’indagine che sta prendendo piede intorno e attraverso Paweł. Ciò che si vede ambientato venti anni prima non emerge tramite ricordi indotti da una particolare situazione o da un oggetto che richiama i tempi andati ma semplicemente riaffiora casualmente per far progredire la storia nello stesso modo in cui si sta sviluppando anche il presente. Il passato possiede così un ruolo di primo piano e non rappresenta solamente un flebile momento da collegare a una scoperta recente, ottenendo però un risultato sicuramente meno misterioso e più facile da intuire.

Estate di morte, Cinematographe.it

Le differenze tra le opere di Harlan Coben: britannici e polacchi a confronto

Nella nostra recensione di Estate di morte abbiamo spiegato come diverse scelte operate nella serie non abbiano funzionato perfettamente in concordanza con il genere di riferimento e gli obiettivi che si erano preposti. Confrontandola con le precedenti opere ideate da Coben si scopre come alcuni cambiamenti abbiano inficiato sull’effettivo risultato del prodotto finale, rendendola forse non proprio all’altezza delle serie passate. Per certi aspetti, Estate di morte riprende le caratteristiche fondamentali dei suoi predecessori, accomunata dalla professione del suo protagonista, dalla scomparsa di una persona vicina a Paweł e dalla location di riferimento in cui si svolgono gli eventi chiave, ossia il bosco che circonda il campo estivo.

D’altra parte, però, la serie mette in atto numerose variazioni non propriamente azzeccate, sia per adeguarsi al paese in cui è stata realizzata, fortemente differente nelle sue preferenze stilistiche e narrative rispetto ai più mainstream britannici, sia per conferire un carattere più diretto alla storia. Rispetto alle altre serie, Estate di morte asciuga la narrazione e riduce il numero dei protagonisti, facilitando così tanto il compito di capire cosa sta succedendo da diventare eccessivamente lineare e priva di qualsiasi alone di mistero. Gli eventi vengono raccontati in una maniera impersonale e distaccata supportata da una analoga fotografia dai toni freddi, tipica dei paesi nordici e dell’Europa dell’est, che però si pone in totale dissonanza con lo stile abituale di Coben che, solitamente, cerca di stabilire un forte legame emotivo con i personaggi principali e le loro disavventure. L’empatia e l’aspetto emotivo sono l’anima dei suoi racconti, tanto che perfino quando si detesta uno o più dei protagonisti coinvolti nell’azione, essi riescono comunque a far erompere una reazione viscerale nello spettatore.

Cosa distingue Estate di morte dalle precedenti serie di Harlan Coben?

Un altro elemento vincente delle tre serie britanniche è il distinto sarcasmo che caratterizza alcuni dei personaggi spalla, i quali donano una nota di leggerezza perfino nei momenti più drammatici. In Estate di morte non esiste un corrispettivo di Slade, l’amico di Mark in The Five, o del detective Wesley Ross che indaga sul caso del ragazzo che correva nudo nel bosco in The Stranger e nemmeno di Pete, collega e complice di Tom in Safe, che ci regalano momenti di allegria grazie a un umorismo tagliente ma altrettanto facile da apprezzare, così dissimile dalla tanto famosa ironia inglese. Tutte e tre le serie bilanciano una storia poliziesca dai risvolti tragici attraverso personaggi volutamente costruiti ad hoc per risollevare lo spirito della situazione che adempie grandemente al suo intento. Al contrario, la serie polacca si inserisce in una direzione totalmente opposta, scegliendo invece di perseguire un’espressione seria e disciplinata, in cui non c’è sufficiente spazio per i sentimentalismi e, tantomeno, per le risate. Questa scelta, però, gli si ritorce contro nel momento in cui è necessario costruire un’armonia narrativa e dei personaggi di adeguato spessore che rimangano nella memoria anche dopo aver concluso la visione della serie.

Un ulteriore aspetto interessante da considerare è come in tre serie su quattro la persona scomparsa sia una donna o una ragazza più che adolescente, mentre in The Five si tratti di un bambino, la cui sparizione appare ancora più misteriosa. Se negli altri casi, le giovani possono avere trovato una soluzione per sopravvivere lontano da casa, come può un bambino scomparire nel nulla e rivelare tracce della sua esistenza ben vent’anni dopo? È evidente come questo singolo elemento conferisse una marcia in più alla prima serie creata da Harlan Coben, in quanto se da un lato si spera che il bambino sia ancora vivo, dall’altra la giustificazione non appare così banale e pone una sequela di interrogativi che ci si porta dietro fino all’ultima puntata. Jesse rimane nel nostro cuore fin dal primo istante in cui lo vediamo scomparire da solo nel bosco e, per questo motivo, si rimane ancora più facilmente con il fiato sospeso nell’attesa di sapere cosa gli sia successo. Il fanciullo viene mostrato attraverso una serie di flashback che ci consentono di affezionarci a lui, sebbene la storia compia un balzo temporale di vent’anni, proprio come nel caso Estate di morte e diversamente da Safe e The Stranger, ambientate interamente nell’arco di pochi giorni. In maniera diametralmente opposta a quanto deciso per The Five, però, la serie polacca ci presenta solo brevemente il personaggio di Kamila in maniera fortemente abbozzata, negando la creazione di un forte legame affettivo con lei e contribuendo a fomentare quell’atteggiamento di distacco e freddezza che caratterizza la serie nel suo complesso. E forse è proprio questo il problema più grande in quest’ultima opera della scia di Harlan Coben, che vale la pena recuperare ma che non regge il confronto con chi ne ha posto le sue basi.

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