James Gunn: “Yondu è morto e potrebbe tornare solo in flashback”

Quando James Gunn elimina un personaggio, lo fa per davvero e odia le produzioni che senza lo stesso coraggio. Yondu potrebbe tornare solo in un flashback

James Gunn ha confermato che quando uccide un personaggio, questo rimane decisamente morto. Questa dichiarazione include anche Yondu, notizia che non farà che aumentare la tristezza dei fan dopo l’epilogo di Guardiani della Galassia Vol. 2. Infatti, Yondu ha deciso di sacrificarsi alla fine del film per salvare il figlioccio Star Lord/Peter Quill (Chris Pratt). Essendo il film l’adattamento di un fumetto, i fan hanno sperato fino all’ultimo che le regole di vita e morte non contassero poi così tanto, ma Gunn ha voluto mettere le cose in chiaro fin dall’inizio: Yondu è morto per davvero.

Il filmmaker ha usato Facebook per chiarire ancora una volta il concetto, soprattutto dopo aver ricevuto alcune critiche su Twitter per essersi lamentato dei personaggi che vengono fatti risorgere. Per James Gunn, l’occasionale ritorno dal mondo dei morti è accettabile, soprattutto se la narrativa è intelligente e concreta. Quello che non lo convince è l’idea di arrendersi al peso emotivo di una perdita riportando immediatamente in vita un personaggio che dovrebbe davvero essere morto.

Anche se credo che sia possibile vedere Yondu attraverso dei flashback o un futuro prequel, io personalmente non lo riporterò mai in vita nel presente perché renderebbe nullo il suo sacrificio e l’amore paterno che ha tanto caratterizzato il suo personaggio. Uno delle ragioni per cui Yondu è un personaggio tanto popolare è proprio il suo sacrificio e l’idea di riportarlo indietro nel Vol. 3 o 4 o in una serie Netflix dedicata a lui solo perché è popolare e vende moltissimi Funko Pops mi disgusta. Come ho detto, io lo odio e non lo farò mai.

Il commento di James Gunn riguardo a possibili flashback è sicuramente interessante, ma più di tutto è importante capire quanto le sue parole siano fondamentali in un momento dove le produzioni (cinematografiche e televisive) non hanno il coraggio di prendersi davvero delle responsabilità in quel senso.