David di Donatello 2023: chi vincerà? Considerazioni e commenti sulle nomination

Annunciate le cinquine che concorreranno al premio più prestigioso del cinema italiano.

Annunciate puntualmente il 30 marzo le cinquine dei di David di Donatello 2023 (la cerimonia di premiazione sarà il 10 maggio): presenti alla conferenza stampa di una seguitissima diretta web Stefano Coletta, Piera Detassis, Niccolò Maccanico, Lucia Borgonzoni, Carlo Conti.

Leggi anche David di Donatello 2023: tutte le nomination

david di donatello 2023 cinematographe.it

Va detto che in genere difficilmente le nomination ufficiali vanno d’accordo con il sentire comune del popolo cinefilo e della critica: ma quest’anno, probabilmente o forse sicuramente grazie anche alle piccole e continue modifiche apportate dalla Detassis, direttore artistico dell’Accademia dal 2018, al regolamento ufficiale (di una competizione che si stava lentamente ma inesorabilmente scollando dalla realtà fattuale del cinema di oggi) il complesso dei candidati per il premio più prestigioso del cinema italiano è soddisfacente.

Se però ogni regola ha una sua eccezione, ogni progetto ha una sua crepa. Certo è che le crepe di oggi non sono endemiche, ma frutto della lenta ma costante rivoluzione che ha investito l’audiovisivo negli ultimi anni: tappa fondamentale del cambiamento in atto è stato il lockdown, per il quale le conseguenze sono oggi più che mai avvertite in ogni campo.

Come dire, tutti i nodi vengono al pettine: ovviamente parliamo delle piattaforme, e di come abbiano radicalmente cambiato tutto il panorama, di come la loro esistenza sempre più invasiva e massiccia abbia cambiato non solo la fruizione dell’opera audiovisiva, ma anche i sistemi produttivi e tutta la filiera.
Fu forse Cannes per prima ad alzare timidamente gli scudi quando vietò la presenza delle serie nel concorso ufficiale. Le polemiche furono tante ed accesissime, ma in pochi avevano percepito che la narrativa seriale non era altro che il simbolo di una nuova modalità di percezione del cinema, considerando che già allora -e oggi più che mai- aveva invaso la creatività nei suoi processi primari.

Esterno notte: l’unica serie ad avere il diritto di concorrere ai David di Donatello 2023?

Tutto questo lungo antefatto per arrivare alla più vistosa discrasia di questi David di Donatello 2023: 13 presenze sulle 19 sezioni totali di Esterno notte, l’indiscusso e indiscutibile capolavoro di Marco Bellocchio. Che è lungo 6 ore, tecnicamente è una serie di 6 puntate, ed è arrivato in sala solo per un totale di 6 giorni per poi approdare prima in prima serata su RaiUno e poi trovare una sua definitiva allocazione su Netflix. Come appunto un prodotto seriale.

Miglior trucco (Enrico Iacoponi); miglior acconciatura (Alberta Giuliani); miglior montaggio (Francesca Calvello con la collaborazione di Claudio Misantoni); milgior suono (Gaetano CaritoLilio RosatoNadia Paone); migliori effetti visivi (Alessio BertottiFilippo Robino), miglior compositore (Fabio Massimo Capogrosso); miglior scenografia (Andrea CastorinaMarco Martucci e Laura Casalini); migliori costumi (Daria Calvelli); miglior film, miglior produttore (Simone Gattoni); miglior autore della fotografia (Francesco Di Giacomo); miglior regia; miglior attrice protagonista (Margherita Buy); miglior attore protagonista (Fabrizio Gifuni); miglior sceneggiatura originale (Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino); miglior attrice non protagonista (Daniela Marra) Rimangono fuori, per forza di cose, il miglior documentario, il David scuola, la miglior canzone originale, la miglior sceneggiatura non originale e il miglior esordio alla regia.

Chiariamo subito: nessuno può né deve mettere in dubbio la legittimità delle nomination. Esterno Notte è un capolavoro assoluto e basta; una delle cose migliori di un autore gigantesco che dopo 58 -cinquantotto! – anni non smette di sfornare capolavori, senza perdere un colpo e senza smentire la sua poetica – da I Pugni in Tasca ad Esterno Notte c’è una linea ben marcata e visibile – contemporaneamente rinnovandosi nella forma e nello stile di film in film, passando con nonchalance dal documentario (lo straziante e bellissimo Marx Può Aspettare) al film di finzione, fino appunto alla serie.

Il punto è quindi un altro. Oggi, per il sistema produttivo italiano, cos’è il cinema? Non come luogo fisico, o forse anche come luogo fisico: ma come oggetto, funzione, macchina produttiva.
È cinema un’opera che si ferma ad un determinato minutaggio? Se sì, quanti minuti determinano la denominazione di film? (stando ovviamente attenti ai lavori, per dire, di Lav Diaz). E cos’è una serie? In che misura e quanto è importante il luogo della fruizione dell’opera audiovisiva? È indifferente, che sia il grande schermo o il piccolo?

David di Donatello 2023: chi sarà il miglior attore protagonista?

Si può obiettare a questo punto, “basta che sia bello“. Ma allora perché non far concorrere anche L’Amica Geniale, o Tutto Chiede Salvezza, serie d’autore (la prima ha visto alla regia Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher e Daniele Luchetti) strutturate drammaturgicamente come se fossero un lungo film?

Insomma, nulla da obiettare alla celebrazione di un’opera immensa come Esterno Notte; ma la sua presenza stessa nelle cinquine fa tremare tutta l’impalcatura. Perché il problema non è certo il film (serie?) in sé, ma la sua pertinenza nel meccanismo dei David di Donatello 2023, come un granello che inceppa tutto. Anzi, due granelli.

Scorrendo le nomination del miglior attore protagonista, accanto a Alessandro Borghi e Luca Marinelli (per Le Otto Montagne, il più inaspettato visto che entrambi hanno fatto molto meglio altrove), Luigi Lo Cascio (che ne Il Signore Delle Formiche viene sovrastato da un film troppo ingessato), e il già citato Gifuni, troviamo Ficarra e Picone.

Peggio degli inseparabili di David Cronenberg, due attori al prezzo di uno: cosa che già di per sé perplime senza dire che obiettivamente tra i due, che confermano la loro estrema duttilità d’interpreti nel bellissimo film di Roberto Andò (La Stranezza, giustamente nella nomination come miglior film), non c’è ovviamente parità di intensità emotiva, visto che uno è più misurato, sfumato, e l’altro eccessivo e caricaturale pur se efficace.

I David di Donatello 2023 e i cortometraggi

Non si capisce bene che senso abbia avuto inserirli come se fossero un’unica entità, come un binomio sintattico che fa una parola sola, svalutando e svilendo la loro unicità singolare.
E rimanendo sempre sulle stranezze strutturali, però sempre meno vistose, perché continuare a relegare i cortometraggi in un piano inferiore rispetto ai lungometraggi? Anche nella conferenza stampa di presentazione 2023, nessuna cinquina ma direttamente l’annuncio del migliore (Le Variabili Dipendenti, di Lorenzo Tardella) che esclude quindi la possibilità di mettere “in vetrina”, dando così ulteriore visibilità, altri quattro film.

Leggi anche La recensione di Siccità di Paolo Virzì

Se fino a qui i dubbi espressi sono allora su una struttura che si vorrebbe perfetta considerando la lucentezza del cinema che mette in mostra, le scelte operate nella selezione quest’anno hanno peraltro ben pochi punti deboli, se si esclude forse la poca considerazione data a Siccità di Paolo Virzì -solo Claudia Pandolfi come miglior attrice protagonista ed Emanuela Fanelli non protagonista- e la ricerca del miglior regista esordiente.

Due argomenti che possono essere ovviamente soggettivi, ma che possono invece collegarsi l’un l’altro.
Siccità è un Virzì rinnovato, nella forma e nei contenuti: perché dopo Il Capitale Umano sembrava dirigersi verso un baratro di leziosità e sfocatura (La Pazza Gioia, Ella & John, Notti Magiche sono una parabola in discesa), e invece con una storia come quella di Siccità sterza spericolato verso un genere, il post apocalittico, poco praticato in Italia che sembrava lontano dalla sua sensibilità, e che invece lui innerva di sottotracce assolutamente centrate ed emozionanti.

Una carica sovversiva, un vento fresco di novità, che forse avrebbe meritato qualche lode in più rispetto soprattutto a due film come Il Signore Delle Formiche e Le Otto Montagne: il primo come congelato nella formula del film a tesi, nato vecchio, poco duttile nella forma, l’altro invece sconfinante con quella visione ecumenica che cade facilmente nella costruzione del “film da festival”.
Come se in questi David di Donatello 2023 si fosse voluto premiare un cinema rassicurante anche nella sua sfrontata, eccessiva elitarietà, film ben stretti negli steccati conosciuti.

I registi esordienti e i loro film

La recensione de Il Signore Delle Formiche

La stessa cosa si riscontra nella scelta dei cinque film di registi esordienti: dove ancora di più bisognerebbe premiare lo slancio, la ricerca, la sperimentazione sincera e non studiata per autoreferenzialità.
Stupisce allora vedere il Marcel! di Jasmine Trinca (che esordiente lo è solo per dicitura…), un film delicato e dolce ma adagiato e lezioso; e Settembre di Giulia Louise Steigerwalt, che tenta di mantenersi leggero per parlare di cose profonde ma non arriva mai a toccare il cuore di niente e nessuno e finendo per essere inconsistente.

Come stupisce invece non vedere Space Monkeys di Aldo Iuliano, un film che riesce davvero a raccontare la generazione Z senza nascondersi dietro nulla e senza edulcorare nessun ingrediente, oltretutto riuscendo ad unire un nucleo emotivamente fortissimo ad una messa in sena che non si lega al digitale ma lo integra nella progressione drammaturgica. L’unico film, impervio e forse non sempre o non del tutto riuscito, ma che avrebbe mostrato il coraggio di un nuovo sentiero da percorrere con intelligenza e cuore.

La recensione completa di Space Monkeys!

Ma, come già specificato, questo è spaccare il capello in quattro. Perché, volenti o nolenti, tocca soccombere a Carlo Conti con il sorriso sulla faccia: i David di Donatello 2023 confermano con forza e prepotenza come il cinema italiano sia vivido e vitale e come il Covid abbia regalato una spinta in più agli autori, senza distinzione di età, rielaborando storie e punti di vista, e raccontando la nostra realtà con consapevolezza e partecipazione.
Aspettiamo ansiosi il 10 maggio 2023. E non smettiamo di andare in sala.